Fonte: www.federfarma.it

La telemedicina e le prestazioni diagnostiche a distanza rappresentano per la farmacia dei servizi non solo un importante passo verso la maturità del modello, ma anche una leva per accrescere l’interesse della Sanità pubblica e non solo. E’ una delle principali conclusioni provenienti dalla tavola rotonda organizzata martedì a Roma dall’Altems, l’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università cattolica, per parlare di farmacia dei servizi e gestione dei pazienti cronici in telemedicina. Originale la formula dell’incontro, una sorta di “consensus conference” nella quale gli ospiti hanno commentato i dati della ricerca condotta da Altems su un campione di quasi 2.500 farmacisti, consultati mediante questionario online. Ne emerge un ritratto della farmacia dei servizi in chiaroscuro: quasi l’81% degli interpellati eroga almeno una delle prestazioni previste dal d.lgs 153/2009 e dai relativi decreti ministeriali, ma soltanto nel 6,9% dei casi tali servizi sono remunerati dalle Regioni. Ciononostante, le farmacie non rinunciano a investire nei servizi, dedicando loro una parte delle risorse rappresentate dal personale dipendente (54,7%), collaboratori occasionali (38,9%) oppure volontari (6,6%).

Altri numeri sono arrivati da Michele Di Iorio, componente del consiglio di presidenza di Federfarma, all’incontro in rappresentanza della Federazione: «Alla piattaforma per la telemedicina lanciata da Federfarma in collaborazione con Htn» ha ricordato il presidente di Federfarma Napoli «aderiscono ormai più di tremila farmacie, che hanno prodotto oltre 67mila referti. In circa 11mila casi, all’esito dell’esame il farmacista – istruito a distanza dall’analista medico – ha consigliato al paziente di recarsi subito dal suo curante di fiducia per ulteriori accertamenti. In 824 casi, invece, è immediatamente scattato l’invito a raggiungere con urgenza un pronto soccorso».

Numeri decisamente convincenti, tanto che nel giro degli interventi Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, ha espresso valutazioni categoriche: i farmaci e i servizi devono transitare dalle farmacie del territorio, perché la loro capillarità le rende una risorsa inaggirabile del Ssn. Di più, la farmacia dei servizi è un modello che oggi attira anche la sanità privata e le assicurazioni, come ha rivelato Fiammetta Fabris, direttore generale di UniSalute: assieme, ha spiegato, le compagnie del settore totalizzano circa 12 milioni di assistiti, una platea che può diventare un’importante fonte di sostegno per le farmacie.

Perché il modello decolli completamente, tuttavia, ci sono ancora alcune criticità da appianare: Paola Pisanti, della direzione generale Programmazione del ministero della Salute, ha ricordato che lo sviluppo della telemedicina e di altri servizi avanzati devono necessariamente passare da un’attenta delimitazione delle competenze professionali e delle aree d’intervento (il classico “chi fa che cosa”). Di Iorio invece se l’è presa con quei “travet” degli uffici regionali che frenano la farmacia dei servizi appellandosi alle norme regionali sui requisiti strutturali, quando invece il modello avrebbe bisogno di uniformità nazionale.