da Redazione SoFarmaMorra | 30 Maggio 2023 | Mondo Farmacia
fonte: www.farmacista33.it
Integratori allestiti in farmacia: solo con piante in elenco ministeriale e claim ammessi in etichettaL’allestimento di preparati vegetali a scopo salutistico è permesso in deroga alla farmacia in base ad alcune note ministeriali e utilizzando solo piante incluse nell’elenco delle piante ammesse negli integratori dal Ministero della salute. L’obiettivo di questi preparati è di promuovere il mantenimento dello stato di benessere e il raggiungimento di un ottimale stato di salute favorendo i processi fisiologici. Tali prodotti a base di piante non possono ovviamente vantare attività curative e devono attenersi ai claims riportati nell’elenco di cui sopra.
Sta al farmacista effettuare correttamente la preparazione, prestando attenzione non solo al fatto che la pianta sia inserita nell’elenco di cui sopra e che tutti gli aspetti formali, compresa l’etichettatura, siano corretti; ma anche si deve restare al passo con tutte le normative che riguardano l’utilizzo di queste piante (vedi i recenti casi della curcuma e del riso rosso fermentato, fino al divieto di utilizzo di alcune sostanze utilizzate nel colore delle capsule).
Allestire integratori a base di Passiflora incarnata
Tra le piante che si possono impiegare, possiamo pensare alla Passiflora incarnata, che oltre ad essere inserita nella lista delle piante ammesse, ha vari studi a supporto della sua potenziale efficacia contro stati di forte stress. Ad esempio, in uno studio (sebbene ormai abbia qualche annetto) è stata confrontata con l’oxazepam. In questo studio, durato 4 settimane, ai pazienti venivano somministrate giornalmente o 45 gocce di estratto fluido di passiflora o 30mg di oxazepam. I pazienti non hanno riportato significative differenze tra i due protocolli di trattamento; differenze che si sono invece manifestate riguardo le performance lavorative che erano ostacolate dall’assunzione della benzodiazepina.
Un esempio formulativo potrebbe essere il seguente
Materiali: cilindro graduato, incapsulatrice, mortaio, pestello
Passiflora 120 mg
Eccipienti qb.
Nel cilindro trasferire la quantità totale di eccipiente fino ad arrivare ad un volume confacente il tipo di capsule da impiegare. Ad esempio, per 100 capsule tipo 2 il cilindro dovrà arrivare a 30 ml.
Si pesa a parte il principio attivo e quindi si leviga su mortaio in progressione geometrica con l’eccipiente precedentemente calcolato fino ad omogeneità.
Dopo aver preparato l’incapsulatrice si procede quindi al riempimento delle capsule. Si effettuerà quindi il saggio di uniformità di massa, di tenuta delle capsule e del confezionamento e si valuterà la correttezza delle dosi posologiche allestite.
La conoscenza delle proprietà delle piante potrà poi permettere al farmacista di aggiungere altri componenti a queste capsule (esp. Valeriana, luppolo, ashwaganda, etc) conforme al beneficio che si vuole puntare ad ottenere.
da Redazione SoFarmaMorra | 30 Maggio 2023 | Mondo Farmacia
fonte: https://www.mark-up.it
Uno studio di Brand Finance evidenzia quali sono le ricadute della sostenibilità nelle scelte concrete dei consumatori (da MArk Up 319)
Sostenibilità è una delle parole che maggiormente ricorre nei discorsi sociali. L’attenzione che le aziende prestano alle risorse rappresenta oggi un elemento chiave per i consumatori che può impattare in maniera decisiva sulla reputazione di un brand. Un esempio emblematico è costituito da Patagonia, nota marca di abbigliamento sportivo, che ha fatto della sostenibilità il proprio tratto caratterizzante grazie a una serie di iniziative. Ultima in ordine di tempo: la cessione da parte del fondatore, l’americano Yvon Chouinard, del 98% delle quote a un’organizzazione no profit, Holdfast collective, che riceve sotto forma di dividendi gli extra profitti e li reinveste per combattere la crisi ambientale, proteggere la natura e la biodiversità. Il restante 2% (incluse tutte le azioni con diritto di voto) sono, invece, state destinate a una neo-costituita fondazione, Patagonia Purpose Trust, che garantisce la continuità nelle linee strategiche. Ma come l’immagine di un brand si riflette sui comportamenti di acquisto? Quali sono le ricadute sulle scelte dei consumatori? Una risposta arriva dai dati contenuti nell’ultima edizione del Sustainability Perception Index 500. Lo studio, realizzato dalla società di consulenza Brand Finance, verifica il valore generato dalla sostenibilità percepita per i principali brand del mondo. Sono state prese in considerazione 500 marche attive in svariate categorie merceologiche basate principalmente in Europa, Stati Uniti e Asia. La ricerca si fonda su un campione costituito da oltre 100mila persone, dislocate in 36 Paesi, alle quali è stato sottoposto un questionario su una lista di brand. Per ciascuna è stata chiesta una valutazione relativa a vari fattori, tra i quali la sostenibilità nelle sue specifiche declinazioni. L’analisi mostra come il suo peso nelle scelte di acquisto non sia omogeneo. Risulta molto elevato in alcune industries, come il comparto delle auto di lusso, delle bibite e della cosmetica, mentre impatta in maniera meno rilevante nelle scelte delle banche, dell’abbigliamento, del turismo e del software & hardware. Come si spiega questa differenza? Si possono individuare due ordini di motivazioni. Da un lato, pesa la comunicazione portata avanti dalle aziende del settore. D’esempio il caso della cosmetica e del personal care che, da tempo, “spingono” sul tema della naturalità delle formulazioni e dei processi. Dall’altro lato, conta il tipo e la frequenza del “contatto” che si ha con il prodotto: quanto più è diretto e, in qualche misura, intimo, tanto più la sostenibilità diventa discriminante. Insomma, è più importante che sia sostenibile il caffè che si ingerisce quotidianamente o la crema che ci si spalma sul viso la mattina rispetto alla banca a cui è stata affidata la gestione del conto corrente. Molto interessante appare il caso dell’automotive. Qui emerge una netta differenza tra l’alto di gamma, dove la sostenibilità condiziona il customer journey e gioca un ruolo essenziale nel processo di scelta, e la fascia media, che non ne risulta condizionata in termini così decisivi. Di fatto, nel primo caso la sustainability rappresenta quasi il 23% tra i driver considerati in fase di acquisto, mentre nel secondo non va oltre al 9,4%. Particolarmente degno di nota è il caso di Tesla, per la quale l’attenzione agli Esg arriva addirittura al 27%. Ciò vuol dire che, per il brand pioniere del mercato dell’auto elettrica, la sostenibilità percepita non è solo una componente rilevante di immagine, ma è anche un elemento trainante di performance.
Maggiore valore assoluto
Quali sono, in base allo studio di Brand Finance, le marche che generano maggiore valore assoluto grazie all’attenzione percepita dai consumatori nei confronti della sostenibilità? Come detto, lo score di Tesla è elevato, tanto da porla al secondo posto della classifica. Ma l’azienda di Elon Musk è superata da Amazon, che si colloca sul gradino più alto. Con un valore pari a 19,9 miliardi di dollari, il gigante dell’eCommerce è la marca che genera maggiore valore assoluto grazie alla sostenibilità percepita dai consumatori. Tale cifra è stata calcolata tenendo conto che l’attenzione alla sostenibilità pesa quasi il 7% tra i fattori che guidano i clienti alla scelta di Amazon. Si tratta di una percentuale non molto elevata, ma comunque più significativa rispetto alla media dei retailer non alimentari, dove la sostenibilità rappresenta poco più del 6% tra i fattori che orientano lo shopping. Il messaggio è chiaro: quando si tratta di decidere dove comperare i prodotti non food, prevalgono altri criteri quali il rapporto tra qualità e prezzo, l’ampiezza dell’offerta, il servizio o la facilità di interazione, che incidono nel complesso per il 60%.
“Dall’analisi emerge che l’attenzione alla sostenibilità per Amazon ha un peso relativamente basso nella generazione di business -sottolinea Massimo Pizzo, managing director Italia di Brand Finance-; d’altra parte è comunque importante per Amazon mantenere alto il livello di attenzione su questo aspetto. In caso di crisi generata dalla sostenibilità, il danno reputazionale potrebbe ridurre sensibilmente i quasi 20 miliardi di dollari di valore di impresa attualmente originati da qui”. Sul terzo gradino del podio, c’è un altro big player statunitense: Apple, che evidenzia un valore assoluto connesso alla sostenibilità percepita pari a 14,7 miliardi di dollari. Lo tallona, con 14,6 miliardi di dollari, Google, seguito a distanza da Microsoft, che si attesta a 9 miliardi di dollari. Per trovare una marca che non sia made in Usa bisogna arrivare al sesto posto, dove si posiziona l’app cinese di messaggistica WeChat, con un valore di 8,4 miliardi di dollari. Sul settimo gradino c’è la casa automobilistica tedesca Porsche (8,1 miliardi di dollari) e, quindi, altre due realtà cinesi: il social media TikTok (8 miliardi di dollari) e la società di utilities State Grid (7,4 miliardi di dollari). La top ten si chiude con Mercedes, il cui valore assoluto connesso alla sostenibilità percepita si attesta a 6,5 miliardi di dollari.
I brand italiani
La posizione migliore è ottenuta da Ferrari, che si colloca al 77° posto, con un valore di poco superiore a 1,7 miliardi di dollari. È un risultato che si deve all’impegno profuso dalla casa di Maranello in ottica green, come dimostra il progetto di divenire completamente carbon neutral entro il 2030. Ma il cavallino rampante non è l’unico marchio italiano a comparire nella classifica. Ci sono anche grandi nomi dei servizi, come Enel (124° posto) e Poste Italiane (306°), e le griffe di moda, come Prada (441° posto). Senza dimenticare i retailer della gdo: da Conad (216°) a Coop (363°) sino ad arrivare a Esselunga (435°). Va sottolineato che questi dati riguardano il contesto globale. Le performance possono cambiare quando si considera una specifica area geografica. Così, per esempio, il brand cosmetico The Body Shop registra uno score mediamente più alto nel Paese di provenienza, vale a dire Uk. Il motivo è semplice: qui l’identità della marca, che è stata pioniera nel mondo del natural beauty, è più chiara in quanto è stata veicolata attraverso svariati touch point. Nel Regno Unito svetta anche Lush, che ha seguito un modello analogo a quello di The Body Shop, pur declinandolo in uno stile di comunicazione più divertente e coinvolgente. Lo stesso discorso vale per Yves Rocher e La Roche-Posay in Francia e per Natura in Brasile. Quest’ultimo, in particolare, si segnala per essere stato il primo beauty brand del Paese ad aver proposto packaging ricaricabili e avere lanciato un programma di investimento mirato a sostenere il territorio dell’Amazzonia. Rilevante il caso di Tata Group. La conglomerata, che ha sede a Mumbai (India) ed è attiva in svariati settori, registra nel Paese d’origine uno score superiore a quello ottenuto a livello globale. Da anni l’azienda ha posto l’impegno verso l’ambiente al centro della propria strategia, avviando una collaborazione con la Ellen MacArthur Foundation per diffondere i princìpi di circolarità, ridefinendo i processi produttivi per ottimizzare l’impiego delle risorse. In parallelo è molto attiva sul piano sociale e ha sviluppato iniziative di empowerment con le comunità locali. Tata, che oggi è al 49° posto della classifica globale, potrebbe, nei prossimi anni, migliorare il proprio ranking grazie alla comunicazione, al di fuori dei confini nazionali, delle azioni intraprese.
da Redazione SoFarmaMorra | 30 Maggio 2023 | Mondo Farmacia
fonte: www.farmacianews.it
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo della Legge di Bilancio che prevede il riparto della remunerazione aggiuntiva alle farmacie fino a un tetto di 150 milioni di euro annui. A tutte le farmacie è dovuta una quota fissa aggiuntiva per singola confezione di 0,08 euro da applicare a tutti i farmaci rimborsati dal Ssn e una quota premiale aggiuntiva di 0,12 euro applicata a ogni confezione di farmaci generici e originator con prezzo pari a quello di riferimento
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 25 maggio il decreto con il riparto della remunerazione aggiuntiva alle farmacie (prevista dalla legge di Bilancio approvata lo scorso dicembre) a decorrere dal 1° marzo 2023 per il rimborso dei farmaci erogati in regime di sistema sanitario nazionale e fino a un massimo di 150 milioni di euro annui.
Monitoraggi e tetti per le Regioni
In sede di applicazione, si legge nel decreto “le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano monitorano con cadenza temporale periodica l’effettiva spesa sostenuta per il riconoscimento della remunerazione aggiuntiva di cui all’art. 2. Al fine di rispettare il limite di spesa fissato all’art. 1, comma 534, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano provvedono a riconoscere la remunerazione aggiuntiva fino a concorrenza delle risorse loro assegnate per il singolo anno e, qualora dalla rendicontazione prodotta dalle farmacie risulti che le somme erogate siano superiori alle risorse disponibili, procedono al recupero delle somme eccedenti secondo termini e modalità da concordarsi in sede locale con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative delle farmacie”.
Farmacie e riparto: le specifiche
Il decreto prevede che a tutte le farmacie venga riconosciuta una quota fissa aggiuntiva pari a 0,08 euro su tutti i farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale e una quota premiale pari a 0,12 euro per ogni confezione di farmaco generico e originator con prezzo pari a quello di riferimento.
Inoltre, alle farmacie che godono della riduzione del 60% del multi-sconto del Servizio sanitario nazionale, ai sensi dell’art. 1, comma 40, quinto periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, è dovuta una ulteriore quota “tipologica” aggiuntiva per singola confezione di 0,12 euro da applicare a tutti i farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale.
Quote aggiuntive per le farmacie rurali
Il decreto prevede, inoltre, che alle farmacie rurali sussidiate che godono dello sconto forfettario 1,5% – ai sensi dell’art. 1, comma 40, quarto periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 – venga riconosciuta una ulteriore quota aggiuntiva per singola confezione di 0,14 euro da applicare a tutti i farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale.
Infine, viene stabilito che alle farmacie rurali e urbane con fatturato del Servizio sanitario nazionale inferiore a 150 mila euro che sono esentate dallo sconto del Servizio sanitario nazionale, ai sensi dell’art. 1, comma 40, sesto periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, “è dovuta una ulteriore quota aggiuntiva per singola confezione di 0,25 euro da applicare a tutti i farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale”.
da Redazione SoFarmaMorra | 26 Maggio 2023 | Mondo Farmacia
Visite dermatologiche in aumento e maggiore attenzione alla pelle esposta al sole aiutano la diagnosi precoce di melanoma. Una ricerca fa il punto
Gli italiani, rispetto al passato, chiedono più visite dermatologiche (+40%) con un aumento da parte dei pazienti di sesso maschile (+20%) e sono più consapevoli sui rischi dell’esposizione solare. Questo incide, positivamente, sulle diagnosi precoci di melanoma. Ecco quanto emerge dalla ricerca di Human Highway per Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione) parte di Federchimica, presentata in occasione dell’evento “A fior di pelle: i disturbi dell’epidermide in estate. Come affrontarli?” con la partecipazione di Antonio Di Pietro, Direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis (Milano) e Presidente fondatore ISPLAD (International Society of Plastic-Rigenerative Dermatology).
Italiani più consapevoli dei rischi dell’esposizione al sole
La ricerca di Human Highway ha rivelato che l’aumento di richieste ai dermatologi per avere una pelle più giovane e sana è del 40% negli ultimi 10 anni, e non solo da parte dell’universo femminile. Se, infatti, 20 anni fa solamente 1 paziente su 300 era di sesso maschile, ora, influenzati anche dalla credenza che un’apparenza giovane sia sinonimo di maggiore professionalità, gli uomini rappresentano circa il 20% dei pazienti, fa sapere la nota. La stragrande maggioranza degli italiani, poi, sembrerebbe essere consapevole dello stretto rapporto tra la salute della pelle e il sole: solo il 16% non si è mai posto il problema e 3 italiani su 4 sanno che i bambini molto piccoli e gli anziani non dovrebbero esporsi al sole.
Più visite dermatologiche portano a diagnosi precoce di melanoma
“Ritengo che l’aumento della richiesta di visite dermatologiche – spiega Di Pietro, – sia da ricondurre più a una maggiore consapevolezza dei rischi piuttosto che al peggioramento dello stato di salute della pelle. Tuttavia, soprattutto nei grandi centri urbani, sono aumentate alcune malattie dermatologiche a causa di inquinamento e stress.” Maggiori visite significano anche maggiori controlli di nei e macchie della pelle: “Il melanoma è uno dei tumori più gravi ma al contempo anche quello più facile da individuare mediante una diagnosi precoce. Nel 70% dei casi questa tipologia di tumore inizia a manifestarsi con delle macchioline sulla pelle dove prima non c’era nulla, mentre solo il 30% dei casi di melanoma insorge su nei preesistenti.” Anche d’estate, secondo la ricerca di Human Highway, gli italiani sembrano non trascurare macchie e nei: 7 su 10 sanno che non bisogna esporre le parti interessate al sole. Ne sono maggiormente consapevoli le donne (76,7% vs 70,8%), mentre gli uomini associano la comparsa di nei e macchie solari al solo invecchiamento della pelle (11,2% vs 6,8% delle donne). “Anche le dermatiti (spesso collegate a forme allergiche)”, prosegue Di Pietro, “devono essere oggetto di controllo periodico, grazie al quale è possibile individuare il tipo di forma allergica per evitare infezioni.”
La farmacia in valigia: prodotti e raccomandazioni per i pazienti
Secondo Di Pietro, nella valigia per le vacanze estive non possono mancare la crema solare e il doposole “fondamentale per ricreare i collegamenti tra le cellule ed evitare l’insorgenza di scottature. Per proteggere la pelle dalla macerazione e per sfiammarla, nel caso di scottature, si può ricorrere a una crema ad azione lenitiva e rinfrescante contenente degli ossidi come lo zinco.” È bene anche portare con sé prodotti utili contro le dermatiti e le punture di insetto come quelli ad azione antistaminica, anestetica e antinfiammatoria. Anche i medicinali antimicotici, poi, possono rivelarsi utili in vacanza per contrastare eventuali micosi. L’utilizzo responsabile dei farmaci di automedicazione è sufficiente in molti casi a lenire i disturbi.
Ecco alcune ulteriori raccomandazioni utili per il benessere della pelle non solo d’estate:
-Non trascurare la detersione e l’utilizzo di creme adatte al proprio tipo di pelle: sì a detergenti che producono poca schiuma, delicati e contenenti tensioattivi, che eliminano le sostanze grasse in eccesso. Per quanto riguarda la crema, è importante individuare mediante il supporto del dermatologo quella idonea alla propria pelle, che vanno a rafforzare le pareti cellulari e che stimolano la formazione di nuovo collagene e di elastina.
-Scegliere la protezione su misura adeguata al proprio fototipo e con la texture che si preferisce (esistono in crema, fluido, gel, spray, latte e stick). Devono essere stesi uniformemente, in dosi corrette, prima dell’esposizione, senza dimenticare di rinnovare più volte al giorno l’applicazione, specialmente dopo aver sudato o dopo essersi bagnati o asciugati.
-Attenzione ai segnali che la pelle invia: non trascurare i primi fastidi.
-Favorire la circolazione della cute associando alla beauty routine delle leggere pressioni sulla pelle per favorire la microcircolazione del viso (e quindi maggiore ossigenazione), prevenendo così l’invecchiamento cutaneo.
-Il kit di automedicazione per una pelle in salute dovrebbe contenere farmaci di automedicazione in caso di scottature, dermatiti, eritemi, micosi, e punture.
da Redazione SoFarmaMorra | 26 Maggio 2023 | Mondo Farmacia
Cresce la spesa in sanità digitale in Italia nel 2022, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente, per arrivare a 1,8 miliardi di euro di spesa. In aumento anche l’interesse dei cittadini per questo tipo di servizio, con una maggiore richiesta di App e dispositivi indossabili, secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.
L’AI utilizzata per l’analisi delle immagini
La digitalizzazione del sistema sanitario in Italia sta proseguendo, «ma il tanto atteso cambio di passo che la Missione 6 Salute del Pnrr avrebbe dovuto imprimere agli investimenti in sanità digitale non è ancora tangibile. L’utilizzo delle risorse legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza si sta rivelando una sfida dall’esito tutt’altro che scontato», ha spiegato Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio. «La difficoltà di comprendere come realizzare concretamente questa opportunità è tra gli ostacoli più rilevanti allo sviluppo della sanità digitale secondo i principali decisori delle strutture sanitarie (49%), insieme alle limitate risorse economiche (58%)».
Un capitolo importante della digitalizzazione è quello del Fascicolo sanitario elettronico: dalla rilevazione svolta in collaborazione con Doxa Pharma emerge che nel 2023 il 35% dei cittadini ha fatto almeno un accesso al Fse (contro il 33% rilevato nel 2022) e la maggior parte di loro (53%) afferma di averlo usato solo per le funzionalità legate all’emergenza Covid (consultazione del Green Pass, dei certificati vaccinali, eccetra). Il rischio è che, essendosi affievolita la necessità di utilizzare i servizi per l’emergenza Covid, che questo strumento non guadagni ulteriore popolarità. Oltre a proseguire la realizzazione del Fascicolo Sanitario 2.0, alimentandolo in modo omogeneo e pervasivo di documenti e dati e arricchendolo di servizi utili al cittadino, per spingere sull’adozione di questo strumento sarà necessario rendere maggiormente evidenti ai cittadini i benefici derivanti dal suo utilizzo.
Tra i servizi più interessanti per il futuro ci sono la possibilità di visualizzare l’andamento dei propri parametri clinici (67%) e di consultare informazioni specifiche sulla propria patologia (65%).
I servizi di telemedicina stanno avendo, invece, una nuova ripresa: il 39% dei medici specialisti e il 41% dei Medici di medicina generale afferma di aver utilizzato servizi di televisita e rispettivamente il 30% e il 39% ha fatto ricorso al telemonitoraggio.
Infine, per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, tra le applicazioni a oggi più diffuse ci sono le soluzioni che consentono di analizzare immagini e segnali per fini diagnostici o di trattamento: il 29% delle strutture sanitarie afferma di aver avviato prime sperimentazioni in questa direzione. Si tratta delle applicazioni a oggi più utilizzate dai medici specialisti e considerate come più promettenti per il futuro (60%). Guardando, invece, ai Chatbot basati su AI e progettati per rispondere a quesiti emulando la conversazione umana, se da una parte potrebbero rappresentare una grande opportunità anche per la sanità, dall’altra non mancano preoccupazioni, soprattutto dal punto di vista etico e legale.
da Redazione SoFarmaMorra | 26 Maggio 2023 | Mondo Farmacia
Anche quest’anno, E-fidelity ha presentato i dati dell’Osservatorio raccolti su oltre 1500 farmacie per fotografare la situazione della loyalty in Italia con l’obiettivo di offrire strumenti pratici alle farmacie per capire quali sono le azioni giuste da mettere in campo per organizzare un sistema di fidelizzazione efficace.
Marcello Genovese, Marketing Project Manager di E-fidelity, nel presentare la ricerca, che ha preso in esame dati relativi alle caratteristiche socio-demografiche dei clienti di farmacia, dati economici (come il valore del cliente, il valore dello scontrino medio, la differenza di fatturato parafarmaco su clienti con e senza card e il ritorno medio del cliente in farmacia) ha sottolineato: «per una farmacia che sta valutando di introdurre un sistema di fidelizzazione o che già lo utilizza, è importante avere una panoramica generale della loyalty, capire come si stanno muovendo le altre farmacie e quindi un benchmark di riferimento per potersi confrontare: questo è l’obiettivo del nostro osservatorio».
La ricerca ha analizzato un campione di 1519 farmacie in tutta Italia in un periodo di osservazione che ha coperto tutto il 2022 per un totale di 2.224.434 Card Attive e per un totale di 12.989.170 scontrini con card. Di queste farmacie, il 30% è rappresentato da farmacie private, il 60% da grandi circuiti, e il 10% da farmacie comunali.
Aumenta l’uso della card fra gli uomini
Una prima importante evidenza che è emersa dall’analisi degli aspetti socio demografici è che il 77% dei clienti delle farmacie che utilizza la card è donna, ma sta aumentando anche la percentuale di clientela maschile: «questo ci dà la possibilità di lavorare di un settore che fino a qui è stato poco cavalcato» osserva Genovese: «prima era la donna che faceva acquisti per entrambi, adesso la quota di uomini aumenta e merita di essere presa in considerazione, anche se parliamo ancora di due punti percentuali»
Non è cambiata invece dall’ultimo confronto l’età media del cliente con card che rimane ferma a 53-54 anni
Ma quanti sono i clienti che lasciano il proprio cellulare alla propria farmacia di riferimento? «Siamo al 63%, si tratta di un dato in aumento da cui vediamo che le farmacie hanno compreso che è molto utile chiedere i contatti del clienti, anche se un punto su cui lavorare è rappresentato dalla mail, lasciata solo dal 31% dei clienti e che invece rappresenta uno strumento utile per veicolare messaggi di massa».
Il catalogo e i premi
L’Osservatorio ha analizzato anche il sistema del catalogo e dei premi utilizzati in farmacia: «Il 68% delle farmacie decide di avere un catalogo solo buoni, il 22% inserisce anche premi» aggiunge Genovese: «Sta crescendo il gruppo che non utilizza solo strumenti tradizionali come il catalogo. Molte farmacie hanno deciso di introdurre un sistema premiante, anche semplice, per esempio un punto ogni euro. Ma sono molte quelle che ancora non utilizzano nessun sistema premiante, una scelta che rischia di essere molto penalizzante».
L’utilizzo della card in farmacia
«Dalla nostra fotografia emerge che sono mediamente 1700 le card attive per ogni farmacia. E vediamo che c’è una forte spinta da parte delle farmacie private nel proporre la card rispetto ai circuiti organizzati. Ma come e quanto vengono utilizzate? Dal nostro osservatorio vediamo che c’è una percentuale molto alta di utilizzo: ovvero l’87%. Questo ci dice che c’è una grande consapevolezza da parte del cliente nell’utilizzo della card».
Che cosa fare quando le card non vengono utilizzate
«Mediamente, negli ultimi 6 mesi, un cliente è tornato in farmacia 1 volta ogni 86 giorni. Questo dato non risulta variare particolarmente né per area geografica, né per tipologia di circuito né per fasce di fatturato di parafarmaco» prosegue Genovese: «Però all’interno di questo numero c’è una varianza molto elevata: ci sono clienti che tornano ogni 15 giorni e clienti che entrano in farmacia ogni 150. Bisogna conoscere le tipologie di clienti e lavorare diversamente a seconda della situazione. Scegliere ad esempio se puntare sul dare priorità alla frequenza e lavorare su quelli che non tornano o sull’incentivare gli acquisti per scontrino. E per questo è utile capire il transato su card, ovvero quanto fatturato parafarmaco passa su card».
Una variabile che si assesta sul 38% e che è rimasta invariata dall’ultima osservazione: «se come farmacia capisco che sono distante da questo numero è chiaro che devo migliorare. Inoltre, in base alla nostra ricerca, vediamo che il dato dello scontrino medio parafarmaco che passa su card è 24 euro circa, no card è di 16 circa e quindi diventa importante analizzare lo scontino. Se la forbice nella mia farmacia è troppo stretta posso ipotizzare che ho tanti clienti senza card che generano uno scontrino elevato e lavorare per raggiungere l’obiettivo di riuscire a distribuire tante card a chi non ce l’ha ancora e per incrementare la consapevolezza dell’acquisto del parafarmaco in farmacia».
Quali sono i reparti che hanno registrato maggiori acquisti con la card?
I reparti che hanno registrato maggiori acquisti con la card sono nell’ordine ‘’Alimentazione e Dietetica’’, ’Sanitari Dispositivi Medici’’ e ‘’Igiene e Cosmesi’. Fa notare Genovese: «il 39% nella fascia alimentazione dietetica è un dato molto importante e la quota sanitari e dispositivi ha superato igiene e cosmesi. In farmacia tradizionalmente ci si concentra molto in iniziative di marketing su igiene e cosmesi e molto meno su alimentazione e dietetica ma tenendo conto di quanto è importante sarebbe utile fare iniziative per generare vendite incrementali»
I clienti non sono tutti uguali, anzi molto diversi
Dalla ricerca emerge che i clienti hanno caratteristiche e comportamenti molto diversi: «Individuare le tipologie in base allo scontrino medio e alla frequenza di acquisto significa investire nel modo giusto» rimarca Genovese.
L’Osservatorio ha suddiviso i clienti in dieci decili, ovvero dieci gruppi di numerosità uguali: «ma se ogni decile ha la stessa numerosità vediamo che il primo 10% dei clienti apporta il 46% di fatturato parafarmaco, i primi tre decili il 75%. Un numero dirompente: se perdo percentuali nel primo decile, o comunque nei primi tre perdo moltissimo, quindi è fondamentale agire su questa fascia».
Prosegue Genovese: «Mediamente un cliente di una farmacia apporta circa 208 euro all’anno e questa percentuale non è cambiata rispetto all’anno scorso, ma quelli che abbiamo chiamato best client ne apportano circa 900 euro. Se perdo un best client perdo 900 euro, se perdo un low client 34 euro. Quindi devo concentrarmi sulle priorità e le variabili sono fondamentalmente due: lo scontrino medio e la frequenza». Dall’analisi dello scontrino medio abbiamo visto che i best client non spendono necessariamente di più, ma entrano più spesso in farmacia ed è su questo che bisogna puntare».
Su che cosa puntare
In conclusione, osserva Genovese: «dall’analisi dello scontrino medio abbiamo visto che i Best client non spendono necessariamente di più, ma entrano più spesso in farmacia ed è su questo che bisogna puntare. Lo stesso vale per il Low client: ha più senso lavorare nella direzione di farli tornare più spesso piuttosto che farli spendere di più, creare coinvolgimento e famigliarità con il punto vendita e per quanto riguarda i Best client blindare il rapporto di fidelizzazione, con attività che possano valorizzarli, come l’anticipo di vantaggi e regali, la proposta in anteprima i nuovi prodotti. Per i Middle, è necessario incrementare il rapporto fidelizzazione e infine per i Low questo rapporto va proprio creato con iniziative di massa e per fare conoscere il posizionamento della farmacia, ma non vale la pena investire troppo tempo per le ragioni che abbiamo illustrato. Poi ogni farmacia saprà declinare queste regole nelle proposte più adeguate, partendo dal presupposto che se conosco la mia farmacia e i miei clienti ma anche il contesto esterno, prenderò sempre le decisioni migliori».