da Redazione SoFarmaMorra | 25 Settembre 2024 | Mondo Farmacia
fonte: www.farmacista33.it
La Giornata Mondiale del Farmacista del 25 settembre 2024 guidata dalla FIP evidenzia il ruolo cruciale dei farmacisti nella promozione della salute pubblica in tutto il mondo. un’opportunità per riconoscere il loro contributo e potenziale nel costruire sistemi sanitari più forti e comunità più sane
I farmacisti sono membri integranti dei sistemi sanitari e ogni giorno svolgono un ruolo vitale nel rispondere ai bisogni di salute e celebrarlo ogni anno con Giornata mondiale del farmacista è un’occasione anche per far conoscere e ricordare ai decisori e al pubblico il contributo che apportano per migliorare la salute in tutto il mondo. Lo sottolinea la Fip, Federazione internazionale dei farmacisti che nel 2009 ha istituito la Giornata, per poi estenderla nel 2020 con la Settimana Mondiale della Farmacia, per ampliare le celebrazioni all’intera professione e includendo apertamente tutti i settori della professione farmaceutica.
Il tema, scelto dal Bureau della FIP, nel 2024 si focalizza sulla risposta dei farmacisti ai bisogni della salute globale riconoscendo che le sfide sanitarie sono sempre più internazionali e multidimensionali. Garantire una buona salute e sistemi sanitari solidi e sostenibili in ogni paese, eliminando le disuguaglianze sanitarie, è una necessità evidenziata dalla pandemia COVID-19. Le sfide più urgenti attuali e future oggi includono “la mancanza di accesso alle cure sanitarie, la carenza di professionisti sanitari, la resistenza antimicrobica, il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico, l’HIV e le malattie infettive emergenti”.
Fip: farmacisti sono membri integranti dei sistemi sanitari
In questo contesto i farmacisti sono membri integranti dei sistemi sanitari e svolgono un ruolo vitale: prima di tutto, garantiscono l’accesso ai medicinali essenziali e il loro uso ottimale, ma utilizzano anche la loro competenza per contribuire significativamente alla cura del paziente e alla salute pubblica. In molti modi diversi, il farmacista ogni giorno risponde ai bisogni di salute. In molti luoghi, i farmacisti sono il primo punto di contatto per consigli sanitari e assistenza sanitaria primaria, soprattutto in contesti con risorse limitate. Aiutano a prevenire malattie (ad esempio, somministrando vaccini); effettuano screening sanitari, educano i pazienti e migliorano l’alfabetizzazione sanitaria; supportano campagne di salute pubblica, partecipano alla ricerca e allo sviluppo di nuovi farmaci, guidano la farmacovigilanza e assicurano che gli antibiotici vengano usati solo quando necessario; stanno implementando modi di lavorare più sostenibili e affrontano l’impatto del cambiamento climatico sulla salute; e promuovono cambiamenti politici che favoriscano migliori risultati sanitari. Come dimostrato durante la pandemia di COVID-19, i farmacisti sono in prima linea nell’affrontare le crisi sanitarie globali.
“La campagna della Giornata Mondiale del Farmacista della FIP è un mezzo per la professione di celebrare e far conoscere i contributi che apporta per migliorare la salute in tutto il mondo. È anche un’opportunità per evidenziare il nostro ulteriore potenziale nel migliorare la salute globale” scrive la Fip e invita “i colleghi di ogni paese a unirsi a noi nel celebrare la Giornata Mondiale del Farmacista, ricordando ai decisori e al pubblico quanto il ruolo dei farmacisti nel rispondere ai bisogni di salute sia cruciale per costruire comunità più sane ovunque”.
Origine della Giornata mondiale del farmacista
La Giornata Mondiale del Farmacista (25 settembre) segna l’anniversario della fondazione della FIP nel 1912 ed è stata adottata dal Consiglio della FIP nel 2009. In quanto tale, la campagna della Giornata Mondiale del Farmacista è guidata ogni anno dalla FIP, con il tema scelto dal Bureau della FIP. Nel 2020, la FIP ha anche creato la Settimana Mondiale della Farmacia, estendendo le celebrazioni all’intera professione e includendo apertamente tutti i settori della professione farmaceutica.
da Redazione SoFarmaMorra | 25 Settembre 2024 | Mondo Farmacia
Fonte: www.farma7.it
Comprendere i bisogni e le motivazioni dei giovani farmacisti non significa soltanto indagare sulle loro aspettative, ma anche sul futuro stesso della farmacia e, di conseguenza, capire quali saranno le direttrici di sviluppo dei suoi modelli organizzativi e gestionali. Assai interessante è stato allora il convegno “Generation next: I farmacisti del futuro e il futuro della farmacia” organizzata da Federfarma Milano, Lodi e Monza Brianza, occasione per presentare una ricerca condotta da “TradeLab” su 1.200 giovani farmacisti di tutt’Italia (in media 32 anni), con circa 4 anni di esperienza in farmacia (87% collaboratori, 13% titolari).
I giovani laureati che operano in farmacia credono nella farmacia dei servizi e nel suo sviluppo, sono motivati più dal desiderio di lavorare in un ambiente sereno, che dalla retribuzione economica, vogliono avere stima (reciproca) nei confronti del titolare e chiedono di essere coinvolti nelle decisioni e nella condivisione di obiettivi e risultati. Non temono l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale, perché ritengono potrà fornire un’assistenza più personalizzata.
Tra i risultati più interessanti dell’indagine emerge che i giovani laureati che operano in farmacia credono nella farmacia dei servizi e nel suo sviluppo, sono motivati più dal desiderio di lavorare in un ambiente sereno (76%), che dalla retribuzione economica (72%), vogliono avere stima (reciproca) nei confronti del titolare (73%) e chiedono di essere coinvolti nelle decisioni e nella condivisione di obiettivi e risultati (70%). E ancora, credono nelle innovazioni tecnologiche (sito web, app, automazione ecc.) e non temono l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale, perché ritengono potrà fornire un’assistenza più personalizzata (21%).
L’incontro è stato aperto dal presidente di Federfarma Milano, Lodi e Monza Brianza e di Federfama Lombardia, Annarosa Racca, che ha precisato come i dati offerti dall’indagine offrano “spunti preziosi di confronto e di riflessione, Come imprenditori, dobbiamo valorizzare i nostri collaboratori e promuoverne la crescita, contribuendo anche al dialogo tra le nuove generazioni di professionisti e le aziende di produzione e di distribuzione con cui ci interfacciamo costantemente”. Quindi, è intervenuto il presidente dell’Ordine e della Fofi, Andrea Mandelli, soffermandosi sull’importanza di un corso di studi ora “rinnovato e arricchito di contenuti professionalizzanti, in linea con la valorizzazione del nostro ruolo nella rete dell’assistenza sul territorio”. “I risultati dell’indagine -ha poi precisato- confermano la bontà dell’intuizione che la Federazione ha avuto nel ridisegnare il futuro della professione e sono per me motivo di grande soddisfazione, perché significa che la strada tracciata è quella giusta”.
All’incontro è intervenuto anche Emanuele Monti, Presidente della IX Commissione Permanente Sostenibilità sociale, casa e famiglia e membro del Consiglio di amministrazione dell’Aifa, che ha ricordato l’importante ruolo garantito dai farmacisti di comunità, “presidio sanitario insostituibile sul territorio, punto di riferimento immediato e accessibile per i cittadini”. E ha poi precisato “Nostro obiettivo è rafforzare questa rete di professionisti preparati e motivati, assicurando che ogni cittadino lombardo possa contare su un servizio di qualità, vicino e tempestivo, all’interno del proprio contesto di vita quotidiana”.
L’incontro ha poi offerto due interessanti tavole rotonde, moderate da Paolo Bertozzi, Head of Industry di TradeLab, la prima che indicato il punto di vista delle aziende (che cosa chiedono e come possono contribuire) e l’altra il punto di vista delle farmacie e dei farmacisti.
da Redazione SoFarmaMorra | 25 Settembre 2024 | Mondo Farmacia
fonte: www.farmacista33.it
È stato approvato l’emendamento al DDL lavoro che introduce permessi non retribuiti per i rappresentanti degli Ordini professionali nell’esercizio delle proprie funzioni legate al loro mandato istituzionale
di Redazione Farmacista33
ordini professioni sanitarie dipendenti Ssn permessi lavoro
I vertici degli Ordini delle professioni sanitarie e delle rispettive Federazioni nazionali, se dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale potrebbero vedersi riconosciuto il diritto di usufruire di permessi non retribuiti per partecipare a attività istituzionali legate al loro mandato. Lo prevede un emendamento al DDL lavoro presentato da Marta Schifone (Fdi) e approvato in XI Commissione della Camera
Permessi non retribuiti: otto ore lavorative mensili
L’emendamento si riferisce ai permessi non retribuiti concessi ai vertici elettivi degli Ordini delle professioni sanitarie e delle rispettive Federazioni nazionali. Questi vertici, “qualora dipendenti delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale” possono usufruire di permessi non retribuiti per partecipare a attività istituzionali legate al loro mandato. Il limite è fissato a un massimo di 8 ore lavorative mensili. I dipendenti che vogliono avvalersi di questi permessi devono fare una richiesta scritta e “motivata all’amministrazione di appartenenza con almeno tre giorni di anticipo, salve comprovate ragioni di urgenza”.
L’emendamento fa riferimento agli Ordini delle professioni sanitarie istituiti secondo l’articolo 4 della legge 11 gennaio 2018, n. 3 tra cui medici, veterinari, farmacisti, biologi, infermieri.
Il passaggio in Commissione ha ricevuto il plauso di alcune Federazioni nazionali, tra cui Fnomceo, Fnopi, Fnovi e altre incluse tra le categorie delle professioni sanitari, che commentano così la modifica: “Si sana in questo modo una storica discriminazione tra chi svolge attività ordinistica ed altri settori di rappresentanza pubblica. Un segnale importante per gli Ordini professionali che, come Enti sussidiari dello Stato, operano tutti i giorni e in tutto il territorio nazionale a tutela di cittadini e persone assistite. Auspichiamo ora che il provvedimento possa essere approvato definitivamente in Aula in tempi rapidi”.
da Redazione SoFarmaMorra | 25 Settembre 2024 | Mondo Farmacia
fonte: www.farmacista33.it
Presentati i dati della ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, sugli italiani e la gestione di influenza, Covid-19 e virus stagionali
influenza Covid-19 e virus stagionali automedicazione farmaci
Con l’approssimarsi della nuova stagione influenzale, circa un italiano su due si dice preoccupato per l’impatto che i virus potrebbero avere, temendo un aumento dell’aggressività e della contagiosità. In particolare, per due italiani su tre il Covid virus non è scomparso e potrebbe ripresentarsi sotto nuove varianti e il 51,6% lo considera una “normale infezione virale” un dato quasi raddoppiato rispetto al 2023, quando solo il 27% lo assimilava all’influenza. Il 43% degli italiani ritiene di aver acquisito maggiore resistenza ai virus stagionali, ma c’è una diffusa preoccupazione per le conseguenze del Covid-19 sulla salute delle persone vulnerabili, con il 59% (soprattutto over 55 e over 65) che continua a temere per la salute dei membri più fragili della propria famiglia. I dati emergono dalla ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, presentata oggi in occasione dell’evento stampa “Tra vecchie e nuove ‘influenze’: come il Covid-19 influenzerà ancora la diffusione e la gestione dei virus stagionali”.
Cosa fare quando appaiono i primi sintomi influenzali
La stagione delle infezioni respiratorie quest’anno non si è mai veramente conclusa. “Anche durante l’estate a causa degli sbalzi termici, i livelli di contagio non sono scesi sotto la soglia critica, con una persistenza di infezioni causate non solo da virus influenzali, ma anche da ‘virus cugini’, come il virus respiratorio sinciziale (RSV), il rinovirus, il metapneumovirus e i virus parainfluenzali, insieme al contributo del Covid-19 e di alcuni batteri che hanno provocato problemi polmonari.” Ha spiegato Fabrizio Pregliasco, Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva – Università degli Studi di Milano. Questi virus continueranno a circolare anche nella prossima stagione, che sarà “piuttosto intensa, simile a quella del 2022 e più vivace rispetto allo scorso anno, con circa 14 milioni e mezzo di casi di influenza e infezioni respiratorie, tra cui il SARS-CoV-2. Se tra i principali virus in circolazione, per l’influenza segnalo l’A/H1N1 e l’A/H3N2 – ha precisato Pregliasco – per quanto riguarda il Covid19, la variante che si diffonderà nei prossimi mesi è la Xec che è immunoevasiva. Ci aspettiamo quindi in autunno una presenza importante del SARS-CoV-2”.
Secondo lo studio di Human Highway, il 49,3% degli italiani adotta un approccio prudente in caso di sintomi influenzali, scegliendo riposo e automedicazione, e contattando il medico solo dopo tre giorni se non si osserva miglioramento. Un altro 22,4% si rivolge subito al medico di base, una tendenza in calo rispetto agli anni della pandemia. Le donne sono più inclini a utilizzare farmaci di automedicazione (57%) rispetto agli uomini (42,5%). Gli over 65 mostrano una maggiore propensione a contattare immediatamente il medico e a considerare la vaccinazione antinfluenzale una priorità.
La doppia vaccinazione: protezione più alta
Non solo per il SARS-CoV-2, ma anche per l’influenza. “Raccomando la doppia vaccinazione per le persone fragili che necessitano di una protezione aggiuntiva ma non solo per loro: chi manifesta i sintomi può diventare un potenziale vettore di infezione”, ha affermato Pregliasco.
Secondo lo studio, il 34% degli italiani ha dichiarato di voler fare il vaccino antinfluenzale, mentre il 47% lo ritiene improbabile. La motivazione principale che spinge alla vaccinazione resta la protezione di sé stessi e dei propri cari, soprattutto i bambini. Per molti, il vaccino antinfluenzale è ormai una routine (40,7%), spesso consigliata dal medico (nel 25% dei casi). I più propensi alla vaccinazione sono gli over 45 (40%), sotto consiglio del medico, e gli over 65 (60,5%) che dichiarano di volerla fare prossimamente.
Medico di base, farmacista e automedicazione: cambiano le abitudini
Negli ultimi anni è aumentato il ricorso al medico di base per influenza e sindromi respiratorie, con il 60% degli italiani che si rivolge al medico per un consulto. Cresce anche l’uso di farmaci di automedicazione (25,5%) e il ricorso al consiglio del farmacista (17,8%). Le donne tendono a gestire i sintomi autonomamente, mentre gli uomini consultano più spesso amici o cercano informazioni online. Tra i giovani, il 28,6% utilizza Internet per ottenere consigli sulla salute, mentre tra gli over 65 prevale il contatto diretto con il medico.
I farmaci di automedicazione si confermano il rimedio più utilizzato dagli italiani in caso di affezioni respiratorie. Il 64% della popolazione sceglie infatti questi medicinali per alleviare la gestione dei sintomi influenzali, dimostrando una forte fiducia in queste specialità medicinali: il ricorso ai farmaci di automedicazione risulta trasversale a tutte le fasce d’età, dimostrando quanto le persone reputino l’utilizzo efficace, sicuro, tempestivo e pratico.
Accanto a questa tendenza, è ancora significativo il numero di coloro che in caso di sintomi influenzali credono che l’antibiotico sia il rimedio più efficace: dichiarano di ricorrere all’antibiotico il 15% degli italiani, percentuale che raggiunge il 24% tra i giovani tra i 18 e i 24 anni. Tuttavia, si osserva una leggera e costante diminuzione dell’uso di questi medicinali in caso di infezioni virali, un segnale positivo verso un uso più consapevole e appropriato di questi farmaci. “È essenziale che i pazienti (e i medici) siano consapevoli che gli antibiotici devono essere prescritti solo quando strettamente necessario, ad esempio in caso di complicazioni batteriche. L’uso indiscriminato di antibiotici può aggravare la problematica della resistenza e non contribuisce al trattamento delle infezioni virali”, ha precisato Pregliasco.
da Redazione SoFarmaMorra | 17 Settembre 2024 | Mondo Farmacia
fonte: www.pharmaretail.it
Si impennano le vendite dei prodotti antipediculosi in farmacia dal 2021 a oggi
L’incubo pidocchi negli ultimi anni è diventato sempre più gravoso per la quotidianità e per il portafoglio delle famiglie italiane. Lo dimostra un’indagine realizzata da New Line Ricerche di Mercato e diffusa nei giorni scorsi da Adnkronos e da diverse testate italiane (a fine pagina potete leggere l’articolo del Giorno).
Il fatturato totale dei prodotti antipediculosi è salito in Italia del 42,3%, passando da 12,8 milioni di euro realizzati tra luglio 2021 e giugno 2022 a 18,3 mln nei 12 mesi successivi (luglio 2022-giugno 2023). Il dato è poi cresciuto ancora del 21,8% fino a raggiungere quota 22,3 mln tra luglio 2023 e giugno 2024. A incrementare di più è il fatturato dei prodotti preventivi: +51,6% tra il 2022 e il 2023 e +23,3% tra il 2023 e il 2024. Ma, al di là del ritmo di crescita, il valore maggiore resta quello dei trattamenti per eliminare i pidocchi, capace di generare un fatturato che negli ultimi 12 mesi è stato pari a 18,3 mln. Aumentano anche le confezioni vendute, sia di prodotti per il trattamento che preventivi, che sono salite in totale da più di 778mila a oltre 1 mln (+39,3%) tra il 2022 e il 2023 e si sono avvicinate a 1,3 mln (+17,4%) negli ultimi 12 mesi analizzati (luglio 2023-giugno 2024).
A Milano, il trend risulta essere allineato a quello italiano. Il fatturato dei prodotti per pidocchi in Lombardia è passato da 2,4 mln di euro di luglio 2021-giugno 2022 a 4,2 mln di luglio 2023-giugno 2024, crescendo del 41,5% tra il 2022 e il 2023 e del 22,2% tra 2023 e 2024. Le confezioni vendute sono salite da più di 143mila a oltre 232mila (+38,2% tra 2022 e 2023 e +17,4% tra 2023 e 2024). Analogamente a Milano e provincia il fatturato è aumentato del 42,1% e del 18,7% nei due anni (passando da 1 mln di euro a quasi 1,7 mln) e le confezioni vendute sono arrivate a superare quota 90mila negli ultimi 12 mesi (aumentando prima del 38,5% e poi del 13,2%).
da Redazione SoFarmaMorra | 17 Settembre 2024 | Mondo Farmacia
fonte: www.pharmaretail.it
Il ruolo dei farmacisti nel nuovo documento del ministero della Salute sull’aderenza terapeutica
Malattie croniche e aderenza terapeutica sono un binomio inscindibile. La cronicità, strettamente legata al progressivo invecchiamento della popolazione (perché invecchiare “in salute” è tutt’altro che scontato), implica infatti un elevato consumo di farmaci. In particolare da parte delle persone anziane. E qui si pone la questione, delicatissima, dell’aderenza alla terapia, fenomeno diffuso non solo in Italia e non certo limitato alle generazioni meno giovani: non eseguire correttamente la terapia prescritta dal medico significa, da un lato, limitare l’efficacia delle cure, e, dall’altro, gravare sulla spesa sanitaria pubblica.
Su queste premesse nasce il documento, disponibile sul sito del ministero della Salute, “Aderenza terapeutica: analisi critica e prospettive per un percorso efficace di cura delle malattie cardio-cerebrovascolari”, elaborato dall’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari e sottoscritto da Ministero, società scientifiche, associazioni dei pazienti e altre organizzazioni operanti nel settore, Fofi compresa.
I contenuti
Obiettivo del documento è trattare l’argomento in modo completo ed esauriente, perseguendo essenzialmente cinque propositi:
aumentare la consapevolezza;
identificare le cause;
proporre soluzioni basate su evidenze;
coinvolgere tutti gli attori;
rappresentare un utile riferimento di supporto per la ricerca e per l’implementazione di strategie e azioni mirate a migliorare l’aderenza terapeutica, nonché per chiunque sia coinvolto nella gestione della salute e nell’assistenza sanitaria.
Tra gli “attori” della sanità territoriale in grado di dare un contributo in questo campo specifico ci sono anche i farmacisti che, sottolinea il documento, «possono fornire consulenza ai pazienti sulla terapia, supportandoli altresì nell’identificazione e risoluzione di eventuali problemi di aderenza». Inoltre le associazioni di farmacisti, medici e infermieri «potranno contribuire elaborando linee guida e raccomandazioni che favoriscano l’aderenza terapeutica, nonché fornendo una formazione e un supporto ai propri associati che faciliti poi il paziente nel seguire consapevolmente le indicazioni e le prescrizioni in modo efficace e semplice».
«Una insufficiente aderenza può portare a risultati clinici sub-ottimali», sintetizza il documento, «con pesanti ricadute in termini di salute, maggior numero di eventi sfavorevoli e morti, peggioramento della qualità di vita dei pazienti e aumento dei costi sanitari e sociali, sia a carico della comunità che dei pazienti».
Inutile ricordare che quella che con una espressione inglese si definisce pharmaceutical care fa parte a pieno titolo della cosiddetta Farmacia dei servizi: essere di supporto ai pazienti, tra le altre cose, facendo loro comprendere le modalità corrette di assunzione dei farmaci e, allo stesso tempo, sollecitandoli ad aderire alle terapie somministrate.
Importante anche l’appello a «uniformare la distribuzione dei farmaci per la cronicità attraverso le farmacie territoriali. La distribuzione attraverso le farmacie territoriali dei farmaci per la cronicità dispensati dalle farmacie ospedaliere favorirebbe l’aderenza terapeutica e il supporto alla loro assunzione, in particolare per alcune categorie di persone, quali ad esempio gli anziani. La Legge 30 dicembre 2023, n. 213 (“Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026”) si muove in questa direzione; ad Aifa è stato dato incarico di aggiornare il prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio (Pht) per aumentare la dispensazione dei farmaci per la cronicità attraverso le farmacie convenzionate con il Ssn, al fine di facilitare la distribuzione capillare dei farmaci, favorire gli assistiti nell’accesso ai farmaci in termini di prossimità e assicurare su tutto il territorio nazionale un’assistenza farmaceutica omogenea per i pazienti cronici».
Strumenti di azione
A livello operativo l’Alleanza individua due strumenti su cui puntare: telemedicina e Fascicolo sanitario elettronico. Non a caso due ambiti sulla cui implementazione il Pnrr investe ingenti risorse.
Riguardo alla telemedicina, si legge che nella «gestione delle patologie croniche è auspicabile una sempre maggiore diffusione di questa modalità di rapporto tra personale sanitario-paziente-caregiver, poiché consente un contatto diretto più rapido che favorisce il monitoraggio delle condizioni cliniche e il consolidamento dell’alleanza medico-paziente».
Quanto invece al Fse, si tratta dello «strumento essenziale per arrivare ad avere una banca dati unica su tutto il territorio nazionale e un suo pieno e corretto impiego, anche in un’ottica di privacy, consentirebbe di superare alcuni ostacoli correlati all’aderenza terapeutica, tra cui l’inerzia terapeutica, favorendo una visione condivisa della salute della persona a 360 gradi».