Fonte: www.farmacista33.it

Elemento fondamentale della strategia di contrasto al Covid-19 e di preparazione all’autunno – in modo particolare alla luce della ripresa della scuola – è l’attività di screening e, tra i temi al centro del dibattito, ci sono anche i test sierologici rapidi. Mentre dal territorio arrivano esempi di collaborazioni con le Asl da parte delle farmacie anche nell’effettuazione dei test – come è il caso delle farmacie altoatesine, che hanno visto una proroga della loro partecipazione nello screening sul personale scolastico – dall’altro lato, da parte della Fofi, viene richiamata l’attenzione sulle indicazioni ministeriali in merito all’uso non professionale e alla vendita in farmacia dei test.

Farmacie attive in screening sierologici: alcune esperienze dal territorio
In particolare, per quanto riguarda la partecipazione attiva delle farmacie, di rilievo è l’iniziativa avviata nella provincia di Bolzano: come si apprende da una nota della Asl dell’Alto Adige, il progetto ha visto l’adesione di 119 su 145 presidi della provincia e circa 26 medici di medicina generale. Per quanto riguarda la scorsa settimana, «sono stati sottoposti al test sierologico volontario 6.342 insegnanti e personale non docente di scuole e asili», ma, per «dare al resto dei circa 18.000 dipendenti ancora un po’ di tempo», la campagna è stata prorogata di un’ulteriore settimana. Per quanto riguarda le farmacie, il test può essere effettuato in uno spazio dedicato oppure, laddove le dimensioni del presidio non lo consentano, all’interno della farmacia stessa durante l’orario di chiusura, su appuntamento. Mentre a Piacenza, secondo quanto riferisce una nota della Asl, le farmacie sono state coinvolte nella fase della prenotazione del test, che viene poi gestito dalla struttura pubblica. A ogni modo, una partecipazione dei farmacisti negli screening era stata invocata nei giorni scorsi, come si ricorderà, da Andrea Mandelli, presidente Fofi, che aveva fatto notare quanto la capillarità e la numerosità delle farmacie potesse essere un valore aggiunto in questo frangente, soprattutto a fronte delle difficoltà segnalate da alcuni ordini dei medici nella gestione anche dei test.

Commercializzazione test in farmacia: le regole del Ministero
Sempre in merito ai test sierologici, dalla Fofi, in una circolare di oggi, sono state ricapitolate le indicazioni ministeriali relative all’uso “non professionale” dei test, alla luce di alcuni dubbi espressi da alcune farmacie. In particolare, dalla Federazione viene ricordata la posizione del Ministero della Salute «sulla rilevanza e utilità dei test di screening e diagnostici nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale, pur segnalando alcune criticità circa l’affidabilità dei test sierologici, soprattutto qualora non rispettino i parametri di specificità non inferiore al 95% e di sensibilità non inferiore al 90%». In linea generale, «i test basati sull’identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 non possono sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale con i tamponi nasofaringei». Inoltre, «il risultato qualitativo ottenuto su un singolo campione di siero non eÌ sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica», mentre «le diagnosi molecolari vanno eseguite presso i laboratori di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni e dalle Province Autonome».

Per quanto riguarda la «commercializzazione in farmacia dei test sierologici basati sull’identificazione anticorpale» va ricordato che «non essendo autodiagnostici, non devono essere venduti o messi a disposizione di soggetti “profani”», mentre può «essere definito autodiagnostico qualsiasi dispositivo predisposto dal fabbricante per poter essere usato a domicilio da persone non esperte». In generale, «nel caso in cui i dispositivi riportino diciture quali, per esempio, “Solo per uso diagnostico professionale in vitro” possono essere venduti soltanto a personale sanitario e non ai comuni pazienti».
Infine, «per quanto riguarda la tipologia dei cosiddetti test rapidi, eseguiti su sangue capillare, essendo di natura puramente qualitativa, possono solo indicare la presenza o assenza di anticorpi» e in caso di test positivo l’informazione riguarda «se la persona eÌ stata infettata da SARS-CoV-2 (se IgM positivi: infezione recente; se IgM negativi e IgG positivi: infezione passata), ma non necessariamente se gli anticorpi sono neutralizzanti, se una persona eÌ protetta e per quanto tempo e se la persona eÌ guarita».