Fonte: www.federfarma.it| 28 maggio 2016
Portogallo e Slovacchia hanno due mesi di tempo per modificare le norme nazionali sull’esportazione parallela di farmaci, a giudizio della Commissione europea ingiustificatamente restrittive. E’ quanto intima il parere motivato trasmesso nei giorni scorsi da Bruxelles ai due Paesi, che ora rischiano il deferimento alla Corte di Giustizia in caso di inottemperanza. Ne ha dato notizia l’altro ieri una nota della stessa Commissione, nella quale si spiega che le regole approvate dai due Stati membri (per limitare il fiorente commercio parallelo, che fa sparire molti farmaci dagli scaffali delle farmacie) creano ostacoli alla libera circolazione dei beni.

Le esportazioni parallele, ricorda ancora il comunicato, sono del tutto legali e non possono essere limitate se non quando è necessario per la protezione della salute pubblica. Tuttavia, le norme approvate dai due Paesi vanno al di là di quanto necessario per tutelare i cittadini, perché introducono misure del tutto sproporzionate rispetto all’obiettivo prefissato. La norma approvata in Portogallo, in particolare, impone ai grossisti di notificare alle autorità l’intenzione di esportare farmaci sui quali grava il rischio di carenze, nonché fornire informazioni sulle esportazioni realmente effettuate.

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In Slovacchia, invece, i grossisti devono dare comunicazione preventiva di tutte esportazioni effettuate e attendere 30 giorni per procedere alla fornitura in base alla regola del silenzio/assenso. Secondo la Commissione europea, queste disposizioni non poggiano su criteri obiettivi e trasparenti per determinare quali farmaci siano effettivamente a rischio a causa del parallel trade. Inoltre, impongono ai grossisti obblighi sproporzionati o, come in Slovacchia, di durata ingiustificatamente eccessiva.