Di Attilia Burke| Farmacista33.it

L’obiezione di coscienza dei farmacisti sulla dispensazione della pillola dei cinque giorni dopo è un diritto e a dirlo è l’Europa. Con queste parole l’Onorevole Gianluigi Gigli, (Democrazia solidale e Centro democratico), parlando con Farmacista33 spiega alcuni dei punti cardine su cui poggia la proposta di Legge presentata alla Camera il 4 maggio 2016 da lui e da Mario Sberna, deputato di Democrazia solidale-Centro democratico. «La proposta di Legge mia e di Sberna sul diritto all’obiezione di coscienza per i farmacisti è in linea con una risoluzione del Consiglio d’Europa approvata nel 2010 – afferma – L’Italia è evidentemente indietro rispetto a questa risoluzione perché il campo dell’obiezione di coscienza è ristretto a pochi ambiti e le Leggi in materia sono antidiluviane, dalla legislazione sull’aborto 1934, alla legge 40 riguardo alla procreazione assistita e (a parte il servizio militare) alla sperimentazione animale».

La risoluzione europea in questione recita: «Nessuna persona, struttura ospedaliera o altra Istituzione può essere fatta oggetto di pressione, chiamata a rispondere o in alcun modo discriminata per il rifiuto di dare esecuzione, aiuto, assistenza o soggiacere a un aborto, un aborto autoprocurato o eutanasia, o qualsiasi atto che possa essere causa della morte di un feto o embrione umano quali ne siano le ragioni». Questo comporta che, «se qualcuno si sentisse leso in questi diritti, potrebbe ricorrere alle Corti di Giustizia europee e farsi forte di queste posizioni di principio – afferma Gigli – il Consiglio superiore di sanità si è espresso in maniera fortemente dubitativa sull’azione di ulipristal acetato sottolineando di non poterne escludere l’azione antinidatoria in determinate circostanze».

Le richieste dell’Onorevole sono principalmente due: «La prima è che il cittadino venga correttamente informato sui potenziali effetti della pillola dei cinque giorni dopo; in secondo luogo vogliamo valorizzare il farmacista in quanto figura professionale che opera all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e non vogliamo trasformarlo in un comune commerciante, dunque dobbiamo rispettarne anche l’esercizio della coscienza nello svolgimento della propria professione. Secondo quanto previsto dalla nostra proposta di Legge l’obiezione di coscienza non può essere fatta a singhiozzo ed è necessario che i Direttori delle aziende ospedaliere o i titolari delle farmacie private forniscano ai pazienti tutte le informazioni necessarie sull’ubicazione delle strutture più vicine nelle quali operino farmacisti non obiettori. Inoltre, la nostra proposta prevede che l’assessore locale invii a tutte le farmacie l’elenco delle farmacie dove non è stata sollevata l’obiezione di coscienza, che deve rimanere affisso così come avviene per l’elenco delle farmacie di turno».