Nell’introdurre un nuovo modello gestionale nel settore farmaceutico, attraverso l’apertura al capitale, era doveroso che il Governo si facesse carico delle criticità conseguenti alla inevitabile riduzione delle entrate contributive per l’Enpaf, nonché al mutamento della tipologia dei contribuenti. Esprime così il «personale disappunto di tutto il Consiglio di amministrazione» Emilio Croce Presidente dell’Ente, in merito alla «mancata introduzione, nell’ambito del Disegno di Legge per il mercato e la concorrenza, attualmente all’esame della Commissione X del Senato, del contributo del 2% in favore dell’Enpaf da parte delle società di capitali, proprietarie di farmacie, con capitale maggioritario di soci non farmacisti».
Secondo Croce, «gli emendamenti, trasformati in ordini del giorno, ad iniziativa dei Senatori Mandelli e D’Ambrosio Lettieri, nonché dei Senatori Di Biagio e Scalia, avevano quale unico obiettivo di poter far fronte all’ingresso senza limiti delle società di capitali per non compromettere, nel medio – lungo periodo, la gestione previdenziale dell’Ente, tra l’altro coerentemente a quanto già riconosciuto dal legislatore per l’Enpam». E aggiunge che «è inaccettabile che da un lato, si impongano, in via autoritativa, misure di razionalizzazione e contenimento della spesa previdenziale alle Casse dei professionisti e, dall’altro, il Governo favorisca inspiegabilmente l’introduzione di modelli gestionali che riducono le entrate contributive per le stesse Casse».

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Precisa anche che «l’impoverimento della previdenza di categoria non sarà comunque scaricato sugli attuali contribuenti e sulle aspettative di tutela previdenziale dei nostri iscritti fermo restando che, a fronte dell’atteggiamento miope del Ministero dello Sviluppo Economico e del silenzio dei Ministeri del Lavoro e dell’Economia, assicuro fin d’ora che l’Enpaf non condividerà alcuna iniziativa del Governo, anche attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, di ricapitalizzazione del sistema bancario». Il presidente Enpaf chiude i suoi commenti ringraziando chi nel dibattito parlamentare ha sostenuto le posizione dell’ente «tra cui anche lo stesso relatore, Sen. Marino, che, tuttavia, non ha potuto che prendere atto della posizione a priori contraria espressa dal Governo».