Fonte: www.farmacista33.it

Antibioticoresistenza, Sif: uso eccessivo anche in veterinaria
Italia primo paese europeo per numero di morti per antibiotico-resistenza. Nel settore veterinario avviene il 50% dell’utilizzazione globale di questi farmaci
L’Italia si conferma primo Paese in Europa per numero di morti legati all’antibiotico-resistenza eppure si consumano, si prescrivono e si disperdono nell’ambiente troppi antibiotici, soprattutto nel settore veterinario dove avviene il 50% dell’utilizzazione globale di questi farmaci.
Queste alcune delle considerazioni proposte da Gianni Sava farmacologo dell’Università di Trieste e Consigliere Sif in occasione della prima giornata dedicata al tema dell'”Antimicrobial Resistance: a Worldwide Emergency” del 39° Congresso nazionale della Società Italiana di Farmacologia (Sif), in corso da oggi fino a sabato, a Firenze.
I batteri, con il passare del tempo, si sono “incattiviti”, sono diventati più aggressivi e meno suscettibili agli antibiotici, perché le medicine prodotte per debellarli sono sempre meno efficaci. Il tutto per semplice selezione naturale: «A forza di consumare e/o disperdere nell’ambiente antibiotici – spiega Sava – i batteri hanno cominciato a sviluppare difese nei confronti di questo continuo bombardamento farmacologico». I sopravvissuti, una volta acquisite nel proprio Dna le difese, le hanno, a loro volta, passate alle generazioni successive creando una generazione di super-batteri.

Ma perché tutta questa dispersione di antibiotici?
Di antibiotici, prosegue il farmacologo, «ne vengono consumati, e dunque prescritti, troppi, cioè anche quando non servono, inoltre, in parte ingeriamo, ogni giorno, antibiotici, a nostra insaputa con l’alimentazione. Vengono dagli allevamenti intensivi, dove si ricorre, per l’appunto agli antibiotici, per contrastare le infezioni legate alla promiscuità degli animali. Questi farmaci vengono spesso somministrati anche a scopo preventivo, nonostante il bestiame non sia malato e nonostante esista una normativa che vieta l’abuso degli antibiotici negli allevamenti».
Secondo la Sif, in Italia, ben il 50% dell’utilizzazione globale degli antibiotici avviene nel settore veterinario, per allevare polli, tacchini e suini, e noi assumiamo quindi questi farmaci dalla carne.
«Il nostro Paese si deve adeguare meglio al piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza – spiega Sava, così come l’aveva scritto nel 2017 il ministro della Salute – da questo punto di vista è stata meno efficiente rispetto alla maggior parte dei Paesi Ocse».

Poche molecole: usiamole al meglio
È necessario quindi escogitare nuove molecole, efficaci, e ci deve pensare la ricerca.
«Attualmente abbiamo meno 100 farmaci in studio dedicati alle malattie infettive e ciò non ci conforta – ammette il professore -. Ma pensiamo alla biologia molecolare, che non segue la strada della farmaceutica classica e batte nuove vie: per esempio puntando a disinnescare il batterio con “proiettili” speciali chiamati anticorpi monoclonali». Intanto però bisogna imparare a utilizzare con criterio gli antibiotici che già esistono.
È infatti facile che si ricorra al farmaco di testa propria, con dosaggi e tempistiche sommarie, quando si è influenzati, senza sapere che gli antibiotici non curano l’influenza.
«Influenza e raffreddori sono causati dai virus e gli antibiotici non servono quindi a nulla. Inoltre, attenzione a saltate il giorno e le dosi di trattamento, perché queste interruzioni spontanee o l’assunzione di quantità farmacologiche inadeguate, oltre a compromettere l’efficacia della cura, facilitano lo sviluppo di batteri duri a morire». Il ciclo di terapia va quindi seguito e completato, come da prescrizione. Sospendere il farmaco non appena si avverte un miglioramento è sbagliato: i batteri potrebbero non essere stati debellati del tutto, ma ridotti in numero da non causare sintomi (da cui il miglioramento percepito) per poi tornare a mordere con maggiore violenza, grazie alla tregua che gli abbiamo concesso.
Infine: «Affidarsi ai test diagnostici rapidi come il tampone faringeo, capace di rivelare se è davvero necessario iniziare un trattamento e con quale tipo di antibiotico». Mai scordare, inoltre, il lavaggio delle mani: è l’«antibiotico» più potente.