fonte: www.farmacista33.it

Cresce la richiesta di farmacisti e la difficoltà per le farmacie, soprattutto in alcune zone, a trovare nuovi collaboratori. Ecco le leve per rendere attrattiva l’offerta.
Non sembra invertirsi il trend, segnalato da più parti, sia in Italia sia all’estero, di una crescita nelle richieste di personale, in particolare farmacisti, e di una maggiore fatica per le farmacie, soprattutto in alcune zone, a trovare nuovi collaboratori.

Un fenomeno sempre più avvertito che «potrebbe essere collegato alle nuove competenze assegnate alle farmacie, quali tamponi e vaccini, e a un aumento nella domanda di servizi da parte dei cittadini, e che vede la richiesta di organico spesso superare l’offerta» racconta la neopresidente del Conasfa, Angela Noferi, in un’intervista a Farmacista33.

Richieste di organico in crescita: spesso domanda supera offerta
Segnalazioni da parte di farmacie relative a una maggiore difficoltà a trovare collaboratori, soprattutto in alcune aree d’Italia, sono sempre più frequenti, anche nei principali gruppi social, ma «basta scorrere gli annunci di domanda e offerta di lavoro per rendersi conto, soprattutto negli ultimi mesi, di un aumento delle richieste di farmacisti, a fronte di una diminuzione dell’offerta» racconta Noferi. «Tale situazione di carenza di organico trova riscontro, in realtà, non solo in Italia, ma anche a livello europeo. Con ogni probabilità, il fenomeno è da collegare ai cambiamenti innescati con l’emergenza sanitaria, che hanno visto un ruolo sempre più incisivo delle farmacie al fianco della popolazione e a vantaggio del Ssn. Da un lato, ci sono tutti quei nuovi servizi, dai vaccini ai tamponi, che hanno visto un boom, ma, dall’altro, c’è anche un maggior ricorso dei cittadini alla farmacia dei servizi. Il periodo della crisi sanitaria ha valorizzato ancora di più l’apporto professionale del farmacista e ha rafforzato la consuetudine dei cittadini a rivolgersi alle farmacie del territorio per rispondere ai propri bisogni sanitari. La necessità per molte farmacie, soprattutto di alcune zone, è stata quella di incrementare il personale, con la conseguenza che, non sempre, ha trovato risposta immediata alle proprie ricerche. Se negli anni passati il numero di laureati superava l’offerta, oggi non mi stupirei di vedere una modifica in questo trend. E, d’altra parte, fa piacere che allo stato attuale i dati di alcune Regioni mostrino una forte diminuzione della disoccupazione».

Dall’estero all’Italia, i meccanismi per attrarre farmacisti
Certamente, «da parte nostra, ci auguriamo che tale trend possa stabilizzarsi nel tempo, che riesca cioè a consolidarsi in un nuovo ruolo della farmacia, anche al di là di quelle che sono le necessità dettate dalla emergenza sanitaria». Ci sono comunque alcune riflessioni da fare: «Guardando soprattutto a quelle che sono le notizie che ci arrivano dall’estero, anche da alcuni colleghi, si rilevano una serie di modalità attraverso le quali i farmacisti possono essere invogliati a preferire una farmacia piuttosto che un’altra. Soprattutto in realtà di grandi dimensioni, ci pare di cogliere che i meccanismi per attrarre farmacisti siano talvolta basati su una offerta migliorativa dal punto di vista economico che superi anche quanto previsto dalla contrattazione collettiva».

Si riaccende l’attenzione su conciliazione vita-lavoro e sulle piccole farmacie
Sul nostro territorio, «spesso rileviamo che vengono proposti benefit veri e propri o anche una serie di miglioramenti che vanno a impattare sulla qualità della vita lavorativa, sulla conciliazione vita-lavoro per esempio». Si tratta di un «aspetto molto complesso del lavoro in farmacia, soprattutto laddove gli orari di apertura si estendano su sette giorni e anche nelle fasce serali e su cui la spinta ad avviare una riflessione all’interno della categoria è forte». Per quanto riguarda poi «il contesto del nostro Paese, c’è un ulteriore aspetto peculiare da mettere in luce che è legato alla forte capillarità che la rete delle farmacie riesce a garantire, data in particolare dalla presenza di presidi di piccole dimensioni e collocati in realtà più disagiate, che rischiano di essere, in questo senso, meno competitivi rispetto ad altre realtà».