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Celiachia: aumentano le diagnosi nel 2019La celiachia è una malattia cronica, un’infiammazione permanente della mucosa intestinale che si sviluppa in chi ha una predisposizione genetica e viene scatenata dall’ingestione di glutine, il principale complesso proteico di alcuni cereali tipici della dieta. Nel 2019 in Italia il numero di celiaci ha raggiunto i 225.418 soggetti, con più di 11.000 diagnosi effettuate nell’anno preso in considerazione. I dati epidemiologici, le novità scientifiche e le attività regolatorie più significative dell’anno sono contenuti nella Relazione annuale sulla celiachia .

400.000 celiaci inconsapevoli o non diagnosticati
Al termine del 2018 i celiaci diagnosticati in Italia erano 214.239. La prevalenza di questa malattia nella popolazione generale si attesta intorno all’1%, secondo gli studi epidemiologici nazionali e internazionali. Il numero dei diagnosticati in Italia, quindi, sebbene in aumento, non corrisponderebbe alla situazione ipotizzata dai dati di prevalenza di circa 600.000 celiaci: 400.000 celiaci sarebbero inconsapevoli o non diagnosticati quindi esposti maggiormente alle complicanze. La pandemia da Sars-coV2 non ha favorito la situazione. Il percorso di diagnosi negli adulti e in una parte dei casi pediatrici, infatti, prevede l’esecuzione della duodenoscopia, accertamento ad alto rischio di trasmissione del virus pandemico per l’operatore, in quanto provoca la nebulizzazione tipo aerosol della saliva e delle secrezioni delle prime vie digerenti. Durante il periodo di massima emergenza sanitaria quindi le nuove diagnosi sono state certamente limitate, sebbene molte Regioni e Province Autonome abbiano istituito percorsi covid-free, in modo da dare assistenza alle persone con una condizione patologica.

Celiachia e Covid-19
Secondo quanto riportato nella relazione, non ci sono in letteratura studi che indagano direttamente il rischio di Covid-19 nei celiaci (Rapporto Iss Covid-19, 38/2020). «In considerazione delle evidenze indirette disponibili», si legge, «è plausibile che le persone con celiachia non complicata, in trattamento dietetico, senza segni clinici e sierologici di attività di malattia in corso e in buono stato di nutrizione, non presentino un maggior rischio, rispetto alla popolazione generale, di contrarre l’infezione da Sars-CoV-2 o di un avere un decorso più sfavorevole». Alcune complicanze come la riduzione della funzionalità della milza (iposplenismo), però, causano la compromissione della risposta immunitaria. In questi casi devono essere previste e messe in atto le misure di prevenzione dell’infezione da Sars-Cov2: dall’inclusione nei programmi di diagnosi precoce, alla profilassi con antibiotici specifici contro le infezioni da batteri capsulati, sino al vaccino.

Dieta senza glutine unica via di cura
Fondamentale, ricordano gli esperti, rimane per questi pazienti, come per tutti i celiaci, l’adesione alla dieta senza glutine. Nonostante le numerose ricerche, a oggi non è ancora possibile contare su strategie terapeutiche alternative, per cui, l’esclusione del glutine rimane l’unica via di cura riconosciuta ed efficace per scongiurare effetti avversi. La celiachia e la dermatite erpetiforme – ugualmente scatenata dall’assunzione di glutine – in quanto malattie croniche invalidanti, godono non solo dell’esenzione per le prestazioni sanitarie successive alla diagnosi, ma anche di un contributo economico mensile per l’acquisto degli alimenti senza glutine di base (per esempio pane, pasta, biscotti, pizza, cereali per la prima colazione e alimenti similari). L’apporto energetico giornaliero da carboidrati di almeno il 55% deve provenire per il 20 % da alimenti naturalmente senza glutine (alimenti a base di riso, mais, patate eccetera) e per il restante 35% da alimenti senza glutine, formulati in modo specifico. Sempre nella Relazione si legge che i Livelli essenziali di assistenza (Lea) dal 2018 sono stati rivisti sulla base di una serie di parametri: i nuovi Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana (Larn 2014), che sono diversi per fascia di età e per sesso; i prezzi reali rilevati al consumo nelle farmacie; alcune esigenze nutrizionali particolari per alcune fasce di popolazione (sportivi, gravidanza, allattamento, eccetera) e, infine, anche in base al fatto che di recente i prodotti alimentari senza glutine possono essere acquistati nella Gdo e nei negozi specializzati, che in alcuni casi, consentono una scelta dei prodotti più vasta e prezzi generalmente più bassi.