fonte: www.farmacista33.it

La collaborazione tra medico e farmacista migliora la capacità di prescrivere le nuove terapie antidiabetiche, con il farmacista che può avere un ruolo nell’educazione al paziente

di Sabina Mastrangelo
Diabete e farmaci, intervento del farmacista migliora glicemia e aderenza alla terapia
L’intervento del farmacista, anche da remoto, in stretta collaborazione con i medici per ottimizzare l’uso di nuove terapie antidiabetiche e fornire educazione sanitaria ai pazienti ha dimostrato un impatto positivo sulla gestione del diabete di tipo 2, migliorando il controllo glicemico e aumentando l’aderenza terapeutica. A mostrarlo è uno studio guidato da Emily Nuttall, del dipartimento di Farmacia della Baylor Scott & White Health di Dallas, negli USA. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati su Proceedings del Baylor University Medical Center.

Ruolo del farmacista
Secondo gli autori, la collaborazione tra medico e farmacista migliora la capacità di prescrivere le nuove terapie antidiabetiche, con il farmacista che può avere un ruolo nell’educazione al paziente. Studi precedenti avevano evidenziato che il farmacista può dare un contributo nel ridurre i livelli di emoglobina glicata nei pazienti con diabete di tipo 2. Nella ricerca, dunque, il team ha lanciato un programma che includeva persone con HbA1c inferiore all’8,5% e pazienti con diabete di tipo 2 scarsamente controllato.

Gli outcome primari includevano la variazione dell’HbA1c dal basale al follow-up a 2-5 mesi, mentre gli outcome secondari includevano l’uso appropriato delle terapie di supporto, tra cui statine, degli ACE inibitori e bloccanti del recettore dell’angiotensina (ACE/ARB), e il verificarsi di eventi correlati alla glicemia.

Le evidenze emerse
Tra settembre 2023 e marzo 2024, i ricercatori hanno incluso 28 pazienti, di cui 11 hanno accettato di interagire con il farmacista, mentre 17 hanno continuato a seguire le raccomandazioni come da pratica standard. Tra tutti i pazienti inclusi, circa il 68% assumeva insulina all’inizio dello studio e il 21% assumeva nuovi agenti antidiabetici, tra cui gli agonisti del recettore del peptide-1 analogo del glucagone (GLP-1), la tirzepatide e gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT-2).

Dall’analisi è emerso che la variazione media dell’HbA1c dal basale a 2-5 mesi è stata di -2,7%, per chi seguiva le raccomandazioni del farmacista, e di -0,6%, per chi seguiva l’approccio standard all’assistenza. Inoltre, tra i soggetti in studio, non vi sarebbero stati ingressi in pronto soccorso o ricoveri correlati al diabete di tipo 2. I farmacisti, che negli USA possono avviare e modificare terapie e dosaggi, negli interventi implementati sui pazienti seguiti hanno iniziato 12 farmaci, ne hanno interrotti cinque e hanno apportato aggiustamenti della dose a sette farmaci.