Il cospicuo patrimonio di immagine di affidabilità ed efficienza, che la rete delle farmacie italiane ha maturato durante il periodo pandemico e che è proseguito anche oltre quella stagione, ha fruttato vari tipi di riconoscimenti per la categoria


Di sicuro il più tangibile è stato quello che ha portato alla nuova remunerazione che, oltre a costituire una premialità ormai consolidata e non più transitoria, come invece era quella “aggiuntiva” ottenuta negli anni 2022-2023, può rappresentare la chiave di accesso per una serie di molecole che fino a ora erano relegate nel canale distributivo diretto della farmacia ospedaliera o, tuttalpiù, arrivavano nelle farmacie territoriali solo attraverso la Dpc.

Ora, con il nuovo sistema di riconoscimento economico, che introduce un valore “a pezzo” per l’atto professionale del farmacista nel dispensare il farmaco e, contestualmente, contrae il valore percentuale legato al prezzo al pubblico del prodotto, si è dato il via libera a una migrazione di nuove molecole nel canale della distribuzione convenzionata.


L’autorizzazione a tale passaggio di canale verrà validata e monitorata annualmente dall’Aifa, che ne valuterà anche l’impatto economico sulle casse dello Stato, ma è evidente che il cambio di paradigma che svincola, almeno in parte, quanto percepito dal farmacista con il valore di fustella del farmaco non potrà comportare altro che un aumento dei prodotti da destinare alla convenzionata, tenendo conto che tale capitolo di spesa rimaneva da anni sempre al di sotto di quanto previsto dal bilancio dello Stato, diversamente dal continuo sforamento che si realizzava nella spesa ospedaliera.

Questo senza neanche minimamente voler considerare i risparmi sociali generati da tale cambiamento per la collettività, con la possibilità di rendere disponibile il bene-farmaco per una serie di pazienti per lo più cronici, molto spesso anziani, nella farmacia sotto casa, senza più il disagio di doversi recare a chilometri di distanza nella farmacia ospedaliera che, di certo, non offre la stessa fruibilità di orari che garantisce la farmacia territoriale con i suoi turni continui, molto spesso includenti i notturni e i festivi.

Come accennato, nel nuovo modello di remunerazione c’è un vero riconoscimento professionale per il farmacista che svolge la sua attività di dispensazione consegnando il farmaco, inteso come soluzione ai suoi bisogni di salute, al paziente e che ha diritto per questo a un onorario a prescindere dal fatto che il prodotto costi 1 euro oppure 100, recuperando così quel ruolo di professionista sanitario il cui valore DEVE essere in ogni caso remunerato per l’opera prestata. Fattore non trascurabile se parliamo di riqualificazione professionale!

Ma da questo punto di vista, ancor più significativo sarà l’impatto delle nuove normative che consentiranno alla farmacia l’espletamento di una serie di servizi per i cittadini, cogliendo quella necessità più volte auspicata da parte del pubblico Decisore di portare sul territorio una serie di attività che, in precedenza, erano appannaggio esclusivo degli ospedali, delle aziende sanitarie locali o dei loro ambulatori.

Più volte si è avuto modo di toccare con mano la difficoltà di queste strutture nel soddisfare la richiesta di accertamenti diagnostici o visite specialistiche della popolazione che, se durante l’emergenza pandemica aveva portato addirittura al loro collasso, ora in periodo di normalità sta comportando aumenti a dismisura delle liste di attesa che il cittadino deve affrontare prima di avere risposte in ambito sanitario.

Se tale situazione la colleghiamo all’impossibilità da parte dello Stato di stanziare ulteriori risorse economiche e all’oggettiva difficoltà a reperire altro personale sanitario in grado di far fronte a quella che io definisco “l’emergenza della cronicità”, ecco che la farmacia italiana, che con tamponi e vaccini ha dimostrato di essere straordinaria risorsa per il Servizio sanitario durante il periodo Covid, può assurgere oggi a un ruolo che fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile, diventando davvero il primo front office per il cittadino per una serie di esigenze che vanno oltre il bene farmaco.

È chiaro che questo rappresenta davvero, per tutti noi, una sfida per l’innovazione, con tutte le complicazioni del caso, ma è l’unica strada percorribile per una categoria che voglia rimanere al passo con i tempi e voglia salvaguardare la propria funzione essenziale al servizio dei nostri pazienti-utenti, veri giudici del nostro destino professionale. Certo, come tutte le nuove strade, presenta delle difficoltà, quanto meno nell’adeguarsi a nuovi modelli organizzativi e, sono certo, che chi invece considererà, da prospettive diverse, il nuovo ruolo del farmacista come un’inopportuna invasione di campo in altre professioni sanitarie non mancherà di contestare tale cambiamento e cercherà di metterne in evidenza i presunti rischi e le eventuali criticità.

Ecco perché la mia esortazione ai colleghi è ad affrontare questa fondamentale fase di cambiamento con il consueto impegno che ha contraddistinto tutte le fasi principali della nostra lunga storia, nella piena convinzione che anche in questa circostanza la farmacia manterrà quel ruolo centrale in ambito sanitario che da sempre le compete.