fonte: www.farmacista33.it
La farmacia e il farmacista del futuro devono saper cogliere la rivoluzione tecnologica della telemedicina e della digital healthcare, guardarsi con un occhio esterno confrontandosi con altri imprenditori e avere il coraggio di riconoscere e risolvere i punti deboli che si trovano. Questi sono i concetti chiave contenuti nella ricerca presentata da Farmacieunite, Consorzio Farmarca insieme ad Università Ca’ Foscari di Venezia, Strategy Innovation Srl e Labomar al convegno nazionale “La Farmacia: quale futuro? Il business tra informazione e tradizione” che si è svolto a Treviso.
Adeguarsi alle novità trasformandole in opportunità
Il progetto di ricerca, spiega la nota, ha richiesto oltre 6 mesi di lavoro nelle farmacie, il monitoraggio di 9 tendenze socioculturali, 120 ore di osservazione etnografica sul campo da parte di un team di 12 esperti di biologia, farmacologia, immunologia, marketing e comunicazione e psicologi ambientali. Il risultato è un dossier di oltre 500 pagine che analizza lo stato attuale e poi proietta la farmacia nel futuro identificando quali saranno i cambiamenti che verranno e, soprattutto, come adeguarsi alle novità trasformandole in opportunità sia per titolari di farmacia che per l’utenza. In particolare, Farmacieunite e Farmarca hanno scelto di rivolgersi ad una università che non ha un corso di laurea in farmacia proprio per recepire un punto di vista esterno, critico, non autoreferenziale.
Tre i punti principali messi in evidenza da Gian Paolo Lazzer di Strategy Innovation, che ha realizzata l’indagine: «Primo punto è una certezza, la farmacia del futuro deve cogliere la rivoluzione tecnologica che ci porterà alla telemedicina ed alla digital healthcare. Questo non significa pensare alle apparecchiature o a cosa comprare per adeguarsi a questo, bensì acquisire nozioni o competenze per arrivare a questo». «Il secondo punto è fondamentale abbiamo rilevato che non viene fatto invece il farmacista deve uscire dal bancone e trovare del tempo per guardare dall’esterno la propria attività, per rinnovarsi e confrontarsi anche con imprenditori di altri settori perché possono dare importanti spunti. Il farmacista è l’imprenditore della propria attività, deve avere il tempo per farlo e non può restare solo dietro al banco. Terzo punto ogni farmacia ha uno o più punti deboli, sono convinto che ciascuno di voi sappia qual è, ebbene dovete fare un po’ di autocritica ed avere il coraggio di migliorarli o risolverli».
Uscire dalla comfort zone per evolvere
«Abbiamo la fortuna di essere considerati dei professionisti presenti e apprezzati sul territorio – ha spiegato Livio Patelli – ma emerge anche che la nostra professione deve necessariamente incontrare un cambiamento che arriverà presto, dovremo confrontarci con un mondo in continua evoluzione sempre rimanendo vicini al paziente, ma la ricerca dice anche che dovremo metterci in discussione cambiando le nostre regole e sicurezze, uscire insomma dalla nostra comfort zone». Carlo Bagnoli, professore di innovazione strategica all’Università Ca’ Foscari, ha sottolineato come un’azienda sia destinata al declino ed alla chiusura qualora non attui il processo di innovazione parallelo al trascorrere del tempo.
L’esempio, invece, di chi ha saputo andare oltre all’attività svolta dietro un banco di farmacia è quello di Walter Bertin, fondatore e presidente di Labomar, azienda di produzione di dispositivi medici e integratori. Bertin ha spiegato che l’innovazione delle attività deve passare attraverso la creazione di un ambiente idonei per chi ci sta all’interno, sia il personale «che deve arrivare alla mattina felice e deve sentisti proprio agio» ma anche per l’utente «che quando entra in farmacia deve sentirsi un po’ come a casa propria»