fonte: www.farmacista33.it

Pnrr destina 1,38 miliardi di euro al potenziamento del Fascicolo sanitario elettronico. Tra i requisiti obbligatori, il suo impiego da parte dei farmacisti. Al potenziamento del Fascicolo sanitario elettronico sono destinati 1,38 miliardi di euro dal Pnrr, che, tra i requisiti obbligatori, fissa anche il suo impiego da parte dei farmacisti nello svolgimento delle funzioni di verifica dell’aderenza alle terapie e delle possibili reazioni avverse.

Ma l’erogazione dei fondi da parte della Commissione Europea è legata a due obiettivi specifici: da un lato è necessario raggiungere l’85% dei medici di base che alimentino il Fascicolo sanitario elettronico e dall’altra va adottato da parte di tutte le Regioni. Obiettivi che non sembrano poi così prossimi, date le criticità che ancora oggi vengono segnalate.

Fse: ancora sottoutilizzato e troppe difficoltà di attuazione
A tornare sulla difficoltà di attuazione di questo strumento e sulla disomogeneità di utilizzo è Dataroom, la rubrica del Corriere della sera a cura di Milena Gabanelli, che, in un approfondimento di lunedì, firmato anche da Simona Ravizza, ha preso come riferimento gli ultimi due anni. “Su 100 prestazioni erogate, 91 sono consultabili dentro l’Fse in Emilia-Romagna, 60 in Toscana, 43 in Piemonte, 31 in Lombardia, 27 in Basilicata, 19 in Lazio, 4 in Sicilia, 3 in Liguria, 1 in Calabria e in Campania. Questi dati emergono dalle Linee guida per l’attuazione del fascicolo sanitario elettronico”, che rappresentano l’indirizzo strategico unico a livello nazionale per il periodo 2022-2026 e che ha tracciato una mappa della situazione attuale.
“A parte i referti di laboratorio, che normalmente vengono pubblicati, nel terzo trimestre 2021 dentro al fascicolo non c’è traccia di una lunga serie di prestazioni:
1) il 65% degli esiti esami istologici (anatomia patologica), mentre 14 Regioni su 21 sono a zero (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Provincia autonoma di Bolzano, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria);
2) il 45% dei referti delle visite specialistiche: 11 Regioni non ne pubblicano nemmeno uno (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Umbria);
3) il 40% dei risultati radiologici: zero in 8 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Sicilia);
4) il 35% dei verbali di Pronto soccorso: zero in 7 Regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise e Sicilia);
5) il 35% delle lettere di dimissione ospedaliera: zero in 7 Regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, provincia autonoma di Bolzano e Sicilia) (qui il documento).

Per quel che riguarda il cittadino, “oltre a poter consultare gli esiti dei propri esami del sangue (e questo avviene quasi sempre) era stato promesso l’accesso al proprio libretto vaccinale e la possibilità di scegliere o cambiare il proprio medico di famiglia: in 9 Regioni non è possibile fare la prima cosa, in altre 9 la seconda. In 11 non è possibile pagare le prestazioni, e in 14 fare le autocertificazioni delle esenzioni per reddito. Se guardiamo le statistiche nel 2021, solo il 38% della popolazione conosceva l’esistenza del Fse e lo usava il 12%. La pandemia ne ha fatto scoprire l’utilizzo: per scaricare i referti dei tamponi, i certificati vaccinali e il green pass. Ma ancora oggi la percentuale di diffusione è bassa: il 55% sa che esiste, il 33% lo usa”.

Cresce uso canale digitale per farmaci e terapie, ma Fse non idoneo
Secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in SanitaÌ della School of Management del Politecnico di Milano, “i pazienti che utilizzano il FSE, nonostante riscontrino benefici legati alla gestione di aspetti amministrativi e logistici, non riescono a ottenere dallo strumento informazioni fondamentali legate al rispetto del piano di cura. Sebbene cresca la propensione dei cittadini a utilizzare i canali digitali rispetto a problemi di salute e malattie (69%), rispetto a farmaci e terapie (65%) e per cercare di formulare una propria diagnosi sulla base dei sintomi (62%), il FSE non rappresenta ad oggi un punto di riferimento per acquisire tali informazioni”.

Fondi Pnrr possono aiutare ma serve regia unica
Nel complesso, si legge direttamente nelle Linee guida, a oggi “lo stato di attuazione del FSE nelle diverse regioni” è ancora limitato e “ad oggi nel panorama nazionale si denotano importanti lacune e disomogeneitaÌ”. In particolare, “il nucleo minimo dei documenti clinici previsti non è stato pienamente implementato in tutte le Regioni, limitando significativamente l’utilità effettiva del FSE. D’altra parte, lo strumento “contiene prevalentemente documenti clinici con dati non strutturati”, spesso in Pdf, e viene “implementato in maniera disomogenea nelle Regioni, sia in termini di contenuti che di standard, limitando così la portabilità dei contenuti da una Regione all’altra e l’accesso ad operatori dislocati su tutto il territorio nazionale”. Se da un lato “i servizi specifici offerti dal FSE nelle diverse Regioni, le comunicazioni di ricette e le consultazioni di referti sono ampiamente diffusi, quelli più avanzati e con potenziale di efficientamento per il sistema (prenotazioni visite online e consultazione di dati provenienti da dispositivi per telemedicina) rimangono molto poco diffusi”.
Inoltre, viene rilevato, “anche nelle Regioni in cui è stata attuata la realizzazione del nucleo minimo, e in alcuni casi dei documenti integrativi, l’alimentazione risulta essere non uniforme da parte delle diverse strutture sanitarie in esse operanti”. Ne consegue che le criticità evidenziate, insieme ad altri aspetti, “inducono ad avere un utilizzo dei servizi del FSE complessivamente basso”. Per altro, “la Cartella Clinica di MMG/PLS non eÌ ad oggi utilizzata in modo capillare e sistematico da tutti i professionisti. Anche laddove eÌ utilizzata, non eÌ sfruttata al massimo delle sue potenzialità come strumento clinico. In molti casi in cui gli MMG/PLS utilizzano cartelle cliniche, non eÌ sempre attiva la loro integrazione con il FSE, limitando quindi l’alimentazione del Fascicolo e la sua consultazione”. A segnalare le criticità è anche il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi: “Mi viene inoltre in mente il caso di un paziente che può arrivare in Pronto Soccorso in stato di incoscienza. I medici potrebbero fare al paziente una terapia a cui lo stesso è allergico: ecco perché il Fascicolo sanitario elettronico ci consentirebbe, invece, di intervenire in piena sicurezza. I fondi del Pnrr possono certamente aiutare e nella Mission 6 è prevista tutta la parte legata alla tecnologia e alla parte informatica ma ci vuole una regia unica”.

Previsti servizi per i farmacisti e le farmacie
A ogni modo, va ricordato, un aspetto di particolare importanza è che “tra i requisiti obbligatori da attuare entro la durata del Pnrr”, c’è anche quello di “concepire il nuovo FSE come un ecosistema di dati e servizi che rispondano alle esigenze dei vari operatori sanitari, tra cui i Farmacisti”. L’obiettivo è che vengano supportati da tale strumento per lo “svolgimento della loro attività di distribuzione di farmaci, tra cui la consultazione del foglietto illustrativo e la verifica della terapia erogata, la registrazione e segnalazione di allergie e reazioni avverse, nonché la prenotazione di prestazioni per conto degli assistiti. Questo permetterà di migliorare la precisione della diagnosi, l’efficacia del trattamento e di garantire maggiore continuità nell’assistenza”. Il FSE “abilita i Farmacisti a svolgere un ruolo attivo nella erogazione delle cure primarie verso i cittadini”. Nel dettaglio, i servizi potrebbero riguardare: Prenotazione di prestazioni sanitarie (visite, esami, vaccini) per conto dei cittadini assistiti presso la farmacia; Accesso al dossier farmaceutico per la sua consultazione ed alimentazione per i dati di competenza; Verifica della terapia erogata al paziente; Registrazione di allergie e reazioni avverse ai farmaci, e funzioni di early warning che indichino al farmacista potenziali rischi di reazioni avverse; Supporto alla valutazione dell’aderenza terapeutica dell’erogato e dell’assunzione da parte dell’assistito.