Fonte: www.farmacista33.it
Galenici dimagranti, coro di no al decreto. Professione chiede di aprire riflessione È compatta la reazione della professione al decreto del ministero della Salute del 22 dicembre 2016, pubblicato in Gazzetta il 2 gennaio e in vigore da subito, nel quale è previsto il divieto a medici e farmacisti di prescrivere ed eseguire preparazioni magistrali a fini anoressizzanti contenenti sertralina e altre sostanze, tanto che da più parti arriva la richiesta di una riapertura della riflessione.
Il decreto, lo ricordiamo, riguarda, oltre a sertralina, buspirone, acido ursodesossicolico, pancreatina (F.u. IX edizione), 5-idrossitriptofano, tè verde e.s. caffeina, citrus aurantium e.s. sinefrina, fucus e.s. iodio totale, tarassaco e.s. inulina, aloe e.s. titolato, boldo e.s. boldina, pilosella e.s. vitex, teobromina, guaranà e.s. caffeina, rabarbaro e.s. reina, finocchio e.s., cascara e.s. cascarosidi, 1-(beta-idrossipropil) teobromina, acido deidrocolico, bromelina, caffeina, cromo, d-fenilalanina, deanolo-p-acetamido benzoato, fenilefrina, fucus vesciculosus estratto secco, L-(3 acetiltio-2(S)-metil propionil)-L-propil-L-fenilalanina, senna, spironolattone, teobromina, L-tiroxina, triiodotironina, zonisamide, naltrexone, oxedrina, fluvoxamina, idrossizina, inositolo, L-carnosina, slendesta. Con un divieto che, come si legge, interessa anche i principi attivi in combinazione associata, l’allestimento “per il medesimo paziente di due o più preparazioni magistrali singole contenenti uno dei principi attivi”, nonché, in via cautelativa “preparazioni magistrali contenenti principi attivi finora noti per essere impiegati nelle preparazioni galeniche a scopo dimagrante, per i quali non esistono studi e lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale che ne dimostrino la sicurezza in associazione”.
Immediata la reazione di Fofi, a ridosso del provvedimento, che ha avanzato la richiesta a Ministero, Aifa e Istituto Superiore di Sanità di un incontro urgente per «approfondire alcuni aspetti tecnici», rinnovata anche da Federfarma, e ha promosso per oggi un approfondimento tecnico. E, a pioggia, da molte parti della professione sono arrivate prese di posizioni nette. Secondo Luigi D’Ambrosio Lettieri, «il rigore scientifico e i necessari livelli di precauzione per la tutela della salute non devono compiersi attraverso provvedimenti che delegittimano ruolo, competenze e funzioni della professione». «Con questo decreto» è poi l’intervento di Eugenio Leopardi, presidente Utifar «si vieta al farmacista di esercitare appieno la professione, rendendo vani tutti gli sforzi che la nostra associazione, al pari di altre, sta portando avanti per tenere sempre alto il livello dell’aggiornamento professionale dei farmacisti». Per altro, il dispositivo «sembra in linea con quella politica del no a prescindere che ultimamente sta guidando molti provvedimenti legislativi». Disappunto anche da Pia Policicchio, presidente Fenagifar: «È giusta e doverosa, per la tutela della salute pubblica, la vigilanza sulle preparazioni galeniche; risulta però davvero paradossale il divieto di preparazione quando si tratta di principi attivi comuni facilmente reperibili sullo scaffale di un supermercato o in erboristeria, dove peraltro non c’è nessuna figura professionale a controllarne la distribuzione e il consumo. Diversamente in farmacia il controllo restrittivo, come le Norme di Buona Preparazione, garantiranno sempre qualità e sicurezza del prodotto». Da qui la domanda: per la professione «che futuro potrà esserci, rinnegando il passato che da sempre ha costituito ossatura e certezze?». È d’accordo Farmacieunite, che aggiunge: «La professione del farmacista» sono le parole del presidente Franco Gariboldi Muschietti, «continua a subire prese di posizioni assolutamente incomprensibili».
Da una parte «si cerca, si auspica e si anela a una professionalità moderna e aggiornata, arricchita al contempo da competenze che vadano a soddisfare la richiesta crescente di un ritorno alle sostanze naturali, dall’altra si ricorre a provvedimenti assurdi, in virtù di una salute pubblica che di salute ha sempre meno. E di pubblico anche». Per il presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie italiane, Davide Gullotta, il decreto «è un chiaro atto di sfiducia nei confronti della professione» anche perché «squalifica il farmacista e al contempo la capacità prescrittiva del medico». Il «nostro lavoro non si limita alla dispensazione di scatolette, ma è anche spedire ricette, preparare farmaci e tenere il registro dei veleni e degli stupefacenti. Auspichiamo pertanto che la Fofi possa intervenire al fine di evitare una mortificazione che investe l’intera categoria».