Fonte: AboutPharma
Adottare le linee guida internazionali sui probiotici, utilizzandoli in modo appropriato e nei tempi giusti, per ridurre anche del 50% l’incidenza di allergie nei neonati ad alto rischio.
È il messaggio che arriva da una conferenza stampa organizzata oggi a Roma da tre società scientifiche:
Sigo (Società italiana ginecologia e ostetricia)
Sin (Società italiana neonatologia)
Sip (Società italiana di pediatria)

I probiotici sono organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite.

Un microrganismo può essere definito probiotico quando:
– E’ sicuro per l’impiego nell’uomo. In Europa un utile riferimento in questo senso può essere la lista delle specie batteriche qualificate presuntivamente come sicure dall’EFSA(QPS). In ogni caso, i microrganismi probiotici non devono essere portatori di antibiotico-resistenze acquisite e/o trasmissibili.
– E’ attivo e vitale a livello intestinale in quantità tale da giustificare gli eventuali effetti benefici osservati in studi di efficacia.
– E’ in grado di persistere e moltiplicarsi nell’intestino umano
– E’ in grado di conferire un beneficio fisiologico dimostrato secondo i criteri riportati nel seguente processo (documento FAO/OMS sulla valutazione dei probiotici per uso alimentare).

 

Bensano

Le linee guida internazionali sui probiotici per la prevenzione delle malattie atopiche e autoimmuni sono state pubblicate nel 2015 dalla World Allergy Organization (WAO) e dal Dipartimento di Epidemiologia Clinica e Biostatistica della McMaster University (Ontario, Canada). Secondo le indicazioni che forniscono, l’uso corretto di specifici probiotici fin dalla gravidanza e la loro somministrazione al bambino nell’arco del primo anno di età può ridurre del 50% l’incidenza di allergie nei neonati ad alto rischio.
“Fino a poco tempo fa, in ambito pediatrico – sottolinea il presidente della Sip, Giovanni Corsello – i probiotici erano impiegati per prevenire e contrastare i principali disturbi gastro-intestinali che si registrano in età evolutiva. Oggi è stato dimostrato che intervenire precocemente sulla microflora intestinale, attraverso i probiotici in fase prenatale, contribuisce a proteggere il piccolo anche da numerose forme allergiche e autoimmuni come la dermatite atopica e la rinite allergica, che colpiscono più della metà dei bambini con allergia”.

Comprendere i meccanismi di azione preventiva dei probiotici è un risultato importante secondo il presidente della Sin, Mauro Stronati: “Nella pancia della mamma il feto non incontra quasi nessun antigene e la sua flora batterica intestinale può definirsi ‘vergine’. È solo con la nascita che il neonato acquisisce i primi microorganismi dalla madre durante il parto e comincia a sviluppare i principali meccanismi immunologici e antiinfiammatori. Lo sviluppo della flora intestinale del neonato esercita una profonda influenza anche sulla maturazione del sistema immunitario ed è in questa fase che si possono determinare anche sensibilizzazioni e allergie. La prevalenza delle malattie allergiche nei lattanti i cui genitori o fratelli non presentano allergie è di circa il 10% e raggiunge il 20-30% in quelli con un parente di primo grado allergico”.

Le proprietà dei probiotici – spiegano le società scientifiche in una nota – sono specifiche per singoli ceppi batterici. Tra quelli caratterizzati dal maggior livello di evidenza scientifica, il Lactobacillus rhamnosus GG, già testato in ambito pediatrico e neonatologico nel trattamento delle gastroenteriti infettive e della diarrea, ha mostrato l’effetto migliore rispetto ad altri ceppi (usati da soli o in combinazione), nel ridurre la prevalenza di disturbi allergici anche del 50%. Ma gli effetti benefici dei probiotici sull’organismo richiedono “un’assunzione corretta, costante e prolungata nel tempo”. Compito di neonatologi e pediatri è imparare ad adottare le linee guida, concordando coi genitori la strategia preventiva più idonea fin dai primi giorni di vita. “Le linee guida internazionali – aggiunge il presidente della Sigo, Paolo Scollo – suggeriscono di prescrivere i probiotici dal terzo trimestre di gravidanza e di proseguire fino allo svezzamento del bambino e durante tutto il primo anno di vita. Per questo la Sigo ha già avviato un’attività di sensibilizzazione e informazione sull’uso consapevole dei probiotici da parte della mamme a tutela della loro salute e di quella dei propri figli”.

L’uso specifico di alcuni probiotici, soprattutto durante la gravidanza, è oggi fortemente raccomandato sia per il benessere della madre che per quello del nascituro. “Nello specifico, alcuni ceppi probiotici influenzano l’ecosistema batterico vaginale e mantengono un livello di pH adeguati prevenendo infiammazioni e infezioni come le vaginosi batteriche e le vaginiti micotiche. Condizioni particolarmente pericolose perché aumentano in maniera importante il rischio di aborto, di parto pretermine e di complicanze post-partum come l’endometrite”, conclude Scollo.