Fonte: www.comunicazioneinfarmacia.it

Recentemente molte riviste settoriali evidenziano che il farmacista dovrebbe potenziare le sue capacità imprenditoriali. Lo penso anch’io, e vi racconto perché.
Ci sono stati lunghi anni d’oro: avere una farmacia equivaleva ad essere ricchi, o a diventarlo in breve tempo. Già da anni, però, ci si è resi conto che il binomio non è più né così stretto né così certo.
Ora siamo abbastanza vicini agli anni di piombo.
Non me ne vogliano i colleghi (visto che anch’io sono iscritta all’albo da molti anni) se una spassionata analisi in chiave strategica tocca qualche nervo scoperto.
Gli elementi in gioco sono diversi, e alcuni sono davvero scomodi per i proprietari di farmacia.
Comincio da qui: un tempo il proprietario diventava ricco, ma anche il farmacista collaboratore aveva uno stipendio più che dignitoso. Oggi, salvo situazioni e accordi specifici, il farmacista collaboratore fa un lavoro difficile e di responsabilità, turni spesso faticosi, complicati e talvolta rischiosi per uno stipendio appena accettabile. Un’azienda sana, ben gestita da un bravo imprenditore fa sì che il successo aziendale porti benefici economici ai dipendenti.
Ma non è solo questo che fa dire che il farmacista deve potenziare la sua imprenditorialità.
In un tempo, non lontanissimo, era il farmacista a gestire una lunga serie di settori che oggi appartengono ad altre tipologie di aziende, prima tra tutto l’erboristeria.
Per lunghi anni, troppi anni, il farmacista ha, volutamente o inconsciamente (e incoscientemente) selezionato i settori da gestire scegliendo rigorosamente i più redditizi, i più facili e quelli che non lo obbligavano “a studiare”. Ha dedicato tempo ed energie (poche) alle scatolette su prescrizione medica, possibilmente rimborsate dallo Stato.
Se a questo aggiungiamo una posizione eccessivamente corporativa degli Ordini professionali, ci rendiamo conto che per molto tempo essere proprietari di una farmacia sembrava l’attuale pubblicità del gratta-e-vinci, quella che recita “ti piace vincere facile!”
Su alcuni aspetti il farmacista è stato innovatore e lungimirante: le cooperative. Ma avendo la possibilità di essere un antesignano delle reti di impresa ha invece spesso scelto di rendere la cooperativa solo una riduzione dei rischi e dei costi, rendendola un gruppo di acquisto e un magazzino scorte di rapido accesso. Comportamento più idoneo ad un negoziante che ad un imprenditore.
La mia non è una condanna, e in un certo senso neanche una critica: quando il business è “facile” ed economicamente solido ci vuole coraggio e fantasia per essere imprenditori innovativi. E poi conosco un discreto numero di farmacisti che sono veri imprenditori, che hanno saputo rendere la loro farmacia qualcosa di speciale.