Fonte: www.farmacista33.it

Indagine su farmacia dei servizi: titolari investono sul personale Per quanto la diffusione dei servizi in farmacia è condizionata da diversi vincoli quali rinnovo della Convenzione, differenti normative regionali, sostenibilità economica la maggior parte dei farmacisti non solo non si è opposta al cambiamento, ma ha investito energie e capitali: per molti (34%) l’ingresso di specialisti in farmacia è un’opportunità per valorizzare la professione e, già oggi, quando presenti, gli operatori sanitari sono dipendenti nel 54% dei casi, mentre nel 39,4% collaboratori occasionali. È questo il dato che emerge da un’ulteriore analisi dei dati illustrati a Farmacista33 da Americo Cicchetti, Direttore Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore, e Maria Diana Naturale del coordinamento Osservatorio Nazionale sulla Farmacia dei Servizi, raccolti nell’ambito di un’indagine sulla farmacia dei servizi conclusa all’inizio del 2017 (2.449 questionari, con un campione che rappresenta l’8,46% delle farmacie di comunità presenti sul territorio nazionale).È stata osservata una grande disponibilità dei farmacisti verso l’erogazione di servizi e lo dimostra il fatto che a fronte «dell’81% dei farmacisti intervistati» che eroga le prestazioni previsti dalla normativa, sono «remunerati dalla regione soltanto nel 6,9% dei casi» – mentre «nell’82% dei casi sono pagati dai pazienti». Una adesione che può essere legata probabilmente alla necessità di «sopperire alla minore redditività del farmaco, ma anche per rispondere ai bisogni dei cittadini, al mutamento dello scenario epidemiologico, al progressivo aumento dell’aspettativa di vita e al conseguente incremento delle patologie croniche sempre più gestite dal territorio». Un contesto questo che «rende necessario un approccio multidisciplinare e quindi la collaborazione di tutte le figure operanti all’interno del sistema sanitario nazionale, salvaguardando le competenze di ciascun professionista ma convergendo tutti al raggiungimento del risultato clinico di efficacia efficienza e sostenibilità del Servizio sanitario». Con un’apertura verso altre figure professionali: «coloro che effettuano servizi (81%), collaborano con altri professionisti e operatori sanitari. L’operatore sanitario eÌ dipendente della farmacia nel 54% dei casi, collaboratore occasionale nel 39,4%». Inoltre, «il 34% degli intervistati considera un’opportunità l’ingresso degli operatori sanitari in farmacia per valorizzare la professione».

Un tema interessante che emerge riguarda poi la telemedicina: «L’87,9% degli intervistati ritiene utile implementare la telemedicina per ridefinire il ruolo del farmacista di comunità. La telemedicina eÌ attiva nel 29% (1153) dei casi cosiÌ suddiviso: 72% nelle farmacie urbane; 18% nelle farmacie rurali; 10% farmacie rurali sussidiate. Per effettuarla i farmacisti fanno riferimento ad associazioni autonome di professionisti nel 42% dei casi, a cooperative nel 25% ed a associazioni di categoria nel 27%».
Resta comunque il nodo della remunerazione: «il 92,2% degli intervistati ritiene sia necessario che SSR debba farsi carico degli oneri per l’implementazione dei servizi in farmacia e che allo stesso tempo debba riconoscere la farmacia come centro ufficiale per l’erogazione degli stessi». Le evidenze «emerse nell’indagine dell’Osservatorio indicano la necessitaÌ di disegnare prospettive funzionali al superamento delle criticità e all’attualizzazione della professione farmaceutica. La spinta al cambiamento richiede una modifica del ruolo e del posizionamento strategico delle farmacie che sfrutti la capillare dislocazione sul territorio nazionale e il carattere di prossimità al cittadino/paziente. La centralità del farmacista come professionista può essere decisiva, eÌ soprattutto dalla sua opera professionale che il sistema può ricavare un valore aggiunto sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista assistenziale».