Attilia Burke| Farmacista33

L’entrata in vigore del Ddl concorrenza esporrà il farmacista non solo ad opportunità di sviluppo ma anche ad un aumento del rischio rispetto alla propria impresa, un motivo per ripensare al riassetto del proprio patrimonio, parte del quale può essere messo al sicuro e reso “intoccabile” in maniera più che legittima grazie al meccanismo del trust. a parlarne con Farmacista33 sono Claudio Sibilla e Francesco Sibilla, partners dello studio legale Sibilla Alessi Pantano Gupta. «Il farmacista prima non era soggetto a rischi di mercato veri e propri perché di fatto rispondeva ad un bisogno che la comunità in quel momento esprimeva e che non aveva flessioni – spiegano- con l’entrata dei capitali le cose cambieranno, è quasi scontato che il socio di capitale proponga e in alcuni casi imponga al farmacista scelte d’impresa sempre più spinte, e tutte le scelte d’impresa comportano un aumento del rischio».Banner_Business

Il trust consiste nell’affidare la titolarità e gestione di una parte del proprio patrimonio ad un trustee, una figura che ricorda quella del “prestanome”. Ma, gli esperti suggeriscono di rivolgersi ad un trustee professionale, che attraverso una serie di meccanismi costituirà una società per gestisce il trust. In questo caso qualsiasi cosa accada è sufficiente sostituirne l’amministratore. In Italia questo strumento viene tipicamente utilizzato per destinare il patrimonio ai propri familiari, in questo modo i beni accumulati diventano “intoccabili” in caso di fallimento della propria azienda. «Il farmacista oggi pensa alla cassa della propria farmacia come alla cassa della propria casa – spiegano – tuttavia, qualora entrasse un socio di capitali ciò non potrebbe più accadere, cambierebbero le carte in tavola: ci sarebbe una cesura definitiva e un aumento del rischio d’impresa, e questo impatterebbe fortemente sulle scelte patrimoniali personali». Esistono molte sfumature per l’utilizzo di questo strumento, è come un salvadanaio con possibilità di avere a beneficio della famiglia una serie di opportunità di utilizzo.

«È possibile, ad esempio, attribuire una rendita a uno dei beneficiari – spiegano – in questo caso ovviamente bisogna pagare le tasse su questa rendita. Se, invece, viene attribuita al trust la funzione di sostenere spese mediche familiari o gli studi dei figli, si tratta di dazioni occasionali che possono essere considerate fiscalmente neutre. Nell’ambito di questo ruolo assistenziale del trust, probabilmente ci sarà una grande esplosione dello strumento una volta approvata la legge sul “Dopo di noi” che dovrebbe portare ad una modifica del codice civile e ad una agevolazione fiscale per gli affidamenti fiduciari di beni in favore di persone con disabilità. Oggi le persone con figli con disabilità devono pensare o di donare il proprio patrimonio a degli enti o sperare nella buona sorte di un tutore onesto. In questo contesto, se passasse la legge, il trustee, titolare del patrimonio, in collaborazione con il tutore del disabile, gestirebbe le rendite affinché il disabile non abbia nessun problema economico per il prosieguo, arginando eventuali abusi del patrimonio».