Fonte: www.farmacista33.it

Il dibattito sul ripensamento della liberalizzazione di orari e aperture domenicali, nato in riferimento al commercio, a seguito delle proposte di legge all’esame della commissione Attività produttive della Camera – tra cui spiccano quelle di M5s e Lega – sta interessando tutti i livelli della società e sul tema si sono affacciate anche le farmacie, dopo l’intervento dell’Ordine di Roma e di Federfarma. Un coro a cui si aggiungono anche i dipendenti di farmacia: Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato nazionale dei farmacisti non titolari, Sinasfa sottolinea come «la liberalizzazione di orari e aperture ha accentuato le difficoltà dei dipendenti e qualunque iniziativa voglia rivederla ci vede favorevoli». Riceviamo «non poche segnalazioni» spiega «da parte di dipendenti che, per coprire turni serali e aperture festive e domenicali, faticano a conciliare il tempo lavorativo con quello della famiglia o personale, con orari massacranti. Così come riceviamo anche parecchie segnalazioni di colleghi che hanno un montante di ore di ferie non godute elevato e che riferiscono di non riuscire a totalizzare più di una settimana-dieci giorni consecutivi di ferie». C’è «in parte un problema di contratto, scaduto da cinque anni, che non è adeguato, ma non è solo questo. Certo, istituti normativi che sono nati in un contesto di servizio notturno e aperture domenicali limitate, quali erano quelle legate alla turnazione della Asl, non sono in grado di dare una risposta adeguata se trasportati in una situazione di liberalizzazione, perché mancano, per il dipendente, paletti e tutele chiare e perché la retribuzione non è commisurata al sacrificio in termini di vita privata, di fatica fisica, umana e relazionale».

Ma, continua, c’è soprattutto il fatto che «la liberalizzazione ha portato una sorta di deregolamentazione, tanto nel sistema delle farmacie quanto nella situazione dei dipendenti. Da un lato ha favorito farmacie più grandi, andando ad acuire le difficoltà delle piccole farmacie». Così, «se le aperture allargate, avrebbero richiesto assunzione di personale in più per garantire una turnazione più sostenibile ed adeguata alla qualità della vita, questo in molti casi non è avvenuto, ricadendo ancora di più sulle spalle dei dipendenti. Per questo, ci troviamo oggi nella necessità di ripensare queste scelte che hanno un costo sociale davvero elevato». A fronte per altro «di un servizio al cittadino che era già garantito dall’obbligo di turnazione fissato dalla Asl».

Che la liberalizzazione non sia «pro cittadino è evidente da come è stata formulata a suo tempo: vinee da chiedersi infatti perché le aperture domenicali abbiano riguardato solo il commercio e non per esempio i servizi, come per esempio le anagrafi comunali, le banche e quant’altro. L’impressione è che sia stato un fatto esclusivamente consumeristico, per incentivare gli acquisti. Per altro, con derive che sono andate a colpire soprattutto le realtà piccole, tanto nel commercio, quanto nelle farmacie».

Che cosa prevede il contratto dei dipendenti di farmacia per notti e festività?

Al momento, il contratto prevede «per il servizio notturno a porte aperte una maggiorazione del 20% per le prime 8 ore. Dopo di che scatta la retribuzione oraria per le ore extra, con una maggiorazione del 20% per le ore rimanenti. Indicativamente, pur con grande variabilità, a seconda delle situazioni, non è infrequente che il servizio notturno venga condotto per 10-12 ore. In termini di retribuzione aggiuntiva, significa circa 70 euro a notte. Per il servizio a porte chiuse, invece, la maggiorazione è del 16% per le prime 8 ore e poi c’è la retribuzione oraria con una maggiorazione 10%. Questo significa indicativamente 62 euro per 12 ore. Infine, per il notturno coincidente con un festivo infrasettimanale si calcola la retribuzione oraria con una maggiorazione 30%». Se poi la richiesta è della reperibilità, «la maggiorazione è del 10%. Questo significa che per due settimane di reperibilità si parla di circa 50-60 euro in più». Per il festivo, «c’è una maggiorazione del 30% per ogni ora, che va riportata in busta paga. Per cui indipendentemente dalle compensazioni di orario in altri giorni lavorativi, il dipendente deve trovarsi la maggiorazione festiva in busta paga».

Francesca Giani