fonte: www.farmacista33.it

Servizi di telemedicina in ambito cardiovascolare in farmacia: presentati i risultati dell’indagine sui cambiamenti post Covid-19 condotta da Fenagifar e Sifac
Mancanza di standardizzazione delle attività, formazione frammentata, difficoltà comunicare al paziente i servizi, difficoltà nel rapporto con le altre figure professionali: sono queste le criticità della gestione della telemedicina segnalate dai farmacisti emerse nell’indagine condotta da Fenagifar e Sifac, presentata a FarmacistaPiù, dal titolo “I servizi di telemedicina in ambito cardiovascolare in farmacia: indagine sui cambiamenti post COVID-19”.

Indagine Sifac, ecco i risultati
La survey dal titolo aveva lo scopo di scattare una fotografia della situazione attuale della telemedicina in ambito cardiovascolare in farmacia, ed è stata svolta con la collaborazione dell’Università degli Studi di Milano. «Circa il 60% dei farmacisti che risposto all’indagine, ha lamentato una formazione in questo campo troppo frammentata e poco interattiva e la mancanza di linee guida e protocolli condivisi» ha spiegato Enrico Keher, che ha illustrato l’indagine per Sifac, «sempre il 60% degli intervistati ha risposto che il paziente conosce poco il servizio e il 62% ha difficoltà a veicolare efficacemente i risultati del servizio. Inoltre, il 53% riferisce una diffidenza del paziente verso il servizio. Infine, il 55% segnala criticità nel rapporto con altre figure professionali».

Notevole la capacità adattativa della farmacia
Dall’indagine è anche emersa una presa di coscienza da parte dei farmacisti, una notevole capacità adattativa, ed una percezione della fiducia del paziente: più del 70% dei farmacisti sono altamente motivati ad erogare il servizio, più del 60% ha facilità ad intercettare il paziente target della telemedicina, ed il 55% riferisce una percezione della utilità della telemedicina da parte del paziente. «Da qui ne deriva che la telemedicina offre anche delle opportunità, cioè migliorare la percezione del ruolo del farmacista, potenziare la ruralità, offrire supporto ai pazienti cronici, ed infine entrare a pieno titolo nel Ssn erogando prestazioni» ha spiegato Alberto Lepore, farmacista clinico rurale e presidente Agifar Foggia.

Linee Guida e standardizzazione dei servizi
Le prime Linee Guida sulla telemedicina sono del 2012, ma, in piena pandemia, nell’ottobre 2020 sono state pubblicate nuove indicazioni ministeriali che meglio dettagliano quello che può essere fatto in farmacia. «Grazie a questi strumenti è possibile superare le criticità prima descritte e sfruttare invece le opportunità» ha spiegato Umberto Maria Musazzi, ricercatore Università Statale Milano, che ha sottolineato «La telemedicina è multispecialistica e prevede diversi operatori coinvolti che sono per così dire nascosti al paziente. Il paziente vede solo il farmacista, ma dietro c’è una collaborazione di più operatori sanitari». Quello che serve ora «è un passaggio culturale: come il paziente si è abituato alla ricetta elettronica dovrà abituarsi anche questo nuovo servizio» ha concluso Musazzi. «Le opportunità per la telemedicina in farmacia sono molte, sia nell’ambito della prevenzione sia del supporto al paziente cronico» ha concluso Carolina Carosio, presidente Fenagifar «servono linee giuda condivise e una comunicazione al paziente che evidenzi la qualità e gli standard dei servizi di telemedicina erogati in farmacia».