Fonte: www.farmacista33.it

Pensione anticipata, a luglio domande a Inps per Ape social. Farmacisti collaboratori attendono Molti infermieri ma pochi altri camici, per ora, sono interessati all’esodo anticipato concesso dai decreti sull’anticipo pensionistico firmati dal premier Paolo Gentiloni nei giorni scorsi e alla relativa domanda da fare all’Inps entro meno di due mesi. Ma se arriva l’Ape volontaria, in ritardo ormai di tre settimane sul tabellino di marcia previsto, anche per medici dipendenti e collaboratori di farmacia si aprirà l’iter con l’Inps. Come dice il tweet che evidenzia gli hashtag #apesocial e #apeprecoci sono passati per ora solo due decreti dei tre che dovrebbero consentire ai lavoratori Inps di mettersi in pensione in anticipo e senza penalizzazioni rispetto ai limiti di anzianità e di vecchiaia esistenti.

Riguardano tre categorie:
• disoccupati senza ammortizzatori sociali da almeno 3 mesi, invalidi civili oltre il 74%, lavoratori che assistono coniuge o figlio con handicap grave se hanno maturato 63 anni d’età e 30 di anzianità contributiva (decreto Ape Social);
• addetti che svolgono da almeno 6 anni in via continuativa una di 11 tipologie di lavori usuranti, citate nella legge di stabilità 2017: possono andare in pensione a 63 anni d’età e 36 di anzianità contributiva (decreto Ape Social lavori usuranti). Per i sanitari ci sono gli infermieri;
• al decreto Ape precoci è interessato chi ha iniziato a lavorare prima dei 20 anni e ha 42 anni di contributi – inclusi maternità, leva, Cigs, infortuni – ma non ha ancora i 62 anni compiuti per accedere alla pensione di anzianità, e si trova senza lavoro né ammortizzatori sociali da almeno 3 mesi. I lavoratori precoci continuano a chiedere di andare via con 41 anni di contributi, uno in meno, come prevede alla camera un disegno di legge a firma del deputato Damiano (Pd) che tra l’altro anticiperebbe, quando approvato, l’anzianità a 62 anni. Oggi queste tre categorie sanno di poter fare domanda di pensione entro il 15 luglio se maturano i requisiti entro il 2017 (e l’Inps deve rispondergli entro 2 mesi) mentre se li maturano nel 2018 possono fare domanda entro marzo dell’anno prossimo.

C’è il rischio che non tutte le domande siano soddisfatte se le risorse richieste saranno di più di quelle messe a disposizione dal Governo: verranno messe in ordine di età, privilegiando chi più si avvicina ai requisiti per la pensione di vecchiaia. Ove vi siano state interruzioni (ad esempio per cassa integrazione) il governo -secondo la “manovrina”, decreto legge 50/2017 – calcolerà i sei anni di lavoro usurante necessari come requisito per la prepensionabilità a partire dal 2010 e non dal 2011. L’assegno Social è compatibile con redditi da dipendenza o cococo entro 8 mila euro annui o 4800 euro da lavoro autonomo. Ape Social non richiede oneri per il lavoratore, di nessun genere. Cosa diversa è l’Ape volontaria, prevista da un decreto che non è ancora stato approvato: è la possibilità di dire addio a 63 anni per chi ha maturato soli 20 anni di contributi (inclusi medici dipendenti e farmacisti collaboratori destinatari di una pensione netta entro i 1500 euro). Qui Inps anticipa il trattamento ma in cambio chiede al lavoratore di ripagarlo con gli interessi a rate che verranno defalcate dall’assegno della pensione non appena raggiunti i requisiti per percepirlo e gli chiede di stipulare un’assicurazione in caso di premorienza, si parla di costi assicurativi che non possono superare il 30% dell’importo dell’operazione e di interessi da fermare subito perché soggetti all’andamento del mercato, ma è necessario attendere il decreto per avere certezze. Ricordiamo che per chiedere la pensione di vecchiaia occorre quest’anno aver compiuto 66 anni e 7 mesi (uno in meno per le lavoratrici private) e l’Ape concede a tutte le categorie citate di andar via con oltre 3 anni e mezzo di anticipo sul tabellino di marcia. Per la pensione di anzianità occorrono invece 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica e un anno in meno per le lavoratrici private.