Fonte: www.farmacista33.it

Pensione anticipata, decreto in ritardo. Novità su Ape volontaria includono i farmacisti Il conto alla rovescia è agli sgoccioli. Per fare domanda di pensione anticipata (prima si fa meglio è come vedremo) mancherebbero solo 4 giorni. Senonché solo il decreto sull’anticipo per i dipendenti che svolgono lavori usuranti è stato firmato dal premier Paolo Gentiloni. Il decreto sull’Ape volontaria – che sarebbe dovuto uscire in febbraio – è in transito tra Corte dei Conti e Consiglio di Stato, e rischia rallentamenti.
Ape volontaria- Aspettano dunque, lavoratori di 63 anni compiuti(a fronte dei 66 anni e 7 mesi utili ad uscire dal mondo del lavoro per “vecchiaia”), medici e farmacisti inclusi, destinatari di una pensione netta sopra 1,4 volte il minimo Inps.

Tutti avrebbero potuto tra maggio e giugno, secondo la Finanziaria 2017, chiedere alla banca d’appoggio convenzionata con l’Inps un prestito equivalente alla differenza tra l’assegno pensionistico spettante al raggiungimento dei requisiti e quello realmente maturato oggi con almeno 20 anni di contributi versati: un prestito da rendere a rate massimo in 20 anni con trattenuta sull’assegno previdenziale. Ora è possibile che le decorrenze slittino. Stando alle prime indiscrezioni, il costo dell’Ape non dovrebbe superare il 15% del finanziamento. E tra l’altro non è necessario cessare ogni attività lavorativa mentre si percepisce l’anticipo. Per contenere i costi, per contro, non si potrà chiedere l’intero importo della pensione: se per assurdo si andasse in pensione tre anni prima chiedendo tutto si sforerebbe il 20-25% dell’importo della pensione netta. Il governo mira a concedere massimo il 90% dell’assegno a chi va via tra 6 mesi e un anno prima, e non oltre l’80 a chi va via 3 anni prima. Le spese consistono in tre voci. La prima è l’interesse da rendere alla banca, si vaglia un tasso annuo nominale del 2,75-2,80%, ma il livello potrà essere aggiornato trimestralmente in base agli andamenti del mercato e dunque per fermare il tassoconviene far subito richiesta di anticipo. C’è poi da sostenere la polizza assicurativa sul rischio premorienza, che dovrebbe valere un 30% del finanziamento al pensionando. Infine, peserà la commissione di accesso al Fondo di Garanzia che dovrebbe essere poco più dell’1% del finanziamento; il Fondo mira a coprire parte del mancato rispetto delle rate e l’eventuale fallimento della compagnia con cui si stipula la polizza vita. Il beneficiario Ape è cliente come gli altri e la banca può dirgli no se è “cattivo pagatore”, pignorato, o ha altri prestiti in essere.

Ape social e Ape 41- È invece in vigore il decreto attuativo sull’Ape social: un prestito senza interessi, a disoccupati, invalidi civili oltre il 74%, lavoratori che assistono coniuge o figlio con handicap grave, e lavoratori che svolgono almeno da 6 anni in via continuativa un lavoro usurante. Per le prime tre categorie a 63 anni compiuti bastano 30 anni di contributi perché il mutuo lo contragga lo stato e lo paghi alle banche. Di anni di contributi, invece, ce ne vogliono 36 per chi svolge lavori usuranti. Ci sono dentro anche gli infermieri del pubblico e del privato. Ove vi siano state interruzioni (ad esempio per cassa integrazione) il governo -secondo la recentissima”manovrina”, dl 50/2017 – calcolerà i sei anni di lavoro usurante a partire dal 2010 e non dal 2011.

Ape 41- Gli stessi lavoratori destinatari di Ape Social, ove intendessero pensionarsi prima dei 63 anni, hanno una possibilità, prevista da un terzo decreto, stavolta in transito come quello sull’Ape volontaria: avere 41 anni di contributi di cui uno lavorato prima dei 18 anni.