Fonte: www.farmacista33.it

Sono oltre 700 i titolari che hanno aderito alla polizza assicurativa che Federfarma ha messo a disposizione alle piccole farmacie che non hanno collaboratori, per coprire periodi di malattia o infortuni, e, fino a oggi, sono 7 i colleghi che ne hanno usufruito. A fare il bilancio è Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar, che, in un’intervista, traccia anche un quadro delle criticità delle farmacie che operano in territorio disagiati. «Siamo rimasti colpiti dal numero di adesioni che, se, da un lato, mette in luce il successo dell’iniziativa, dall’altro, fornisce anche uno spaccato delle difficoltà di chi opera nelle farmacie più disagiate, in particolare quelle rurali».

Come si ricorderà, la copertura, già sperimentata dal 2015 da Federfarma Roma, è stato uno dei primi atti della nuova presidenza. «La polizza» ricapitola Pagliacci «prevede una copertura diaria di 150 euro, che viene erogata sia nel caso in cui si decida di chiudere la farmacia sia nel caso in cui venga tenuta aperta. L’assicurazione parte dopo il quinto giorno di malattia, fino al novantesimo giorno, e per attivarla serve un certificato medico. Va ricordato che per portarla a livello nazionale, c’è stato uno sforzo da parte di Federfarma per trovare, nelle pieghe del bilancio, una copertura economica. Ma siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto, anche perché, da quanto vediamo dai numeri, è uno strumento di cui c’era un gran bisogno».

D’altra parte, «la polizza è destinata sostanzialmente a quelle farmacie più piccole che non si possono permettere un dipendente, neanche per un periodo limitato, e che, appunto, in caso di malattia o infortunio, si trovano in grave difficoltà per garantire comunque il servizio al cittadino. Stiamo parlando di realtà che, fino ad ora, in presenza di problematiche di salute, avevano due scelte: non curarsi o chiudere, per un periodo, con purtroppo un problema per il territorio, ma anche grosse difficoltà a livello di sostenibilità famigliare, dovuto alle mancate entrate. La polizza, in questo senso, rappresenta una boccata d’aria, soprattutto a sostegno di chi quotidianamente vive le difficoltà di un territorio disagiato, di una popolazione più fragile, a fronte di minori redditi». Accanto a questo, ci sono anche altri supporti: «per esempio il Fondo di solidarietà per le farmacie a basso reddito: anche in questo caso, siamo riusciti, chiedendo ulteriori dividendi a Promofarma, a integrare il Fondo, che è passato così da 600mila a 700mila euro».

E, sul tappeto, ci sono poi anche le questioni più politiche, «dall’indennità di residenza, che in molte regioni è irrisoria, al computo del fatturato di riferimento, agli indici di ruralità. Sono 7000 le farmacie rurali e di queste 4.700 sono sussidiate, servono cioè comuni o centri abitati con meno di 3.000 abitanti: alla politica chiediamo di valorizzare un servizio che è sempre presente per il cittadino ed è l’unico che non abbandona il territorio». Un altro punto, riguarda le modalità calcolo del fatturato Ssn, dopo le indicazioni di inizio anno del ministero della Salute: «Poiché alcune Regioni e Asl non si sono uniformate ai parametri, come Federfarma e Sunifar abbiamo costituito un coordinamento nazionale, individuando indicazioni operative comuni, inviate alle unioni regionali e provinciali, e organizzato una sorta di cabina di regia delle eventuali azioni legali».

Francesca Giani