Ottenere per i farmaci un prezzo unico europeo, frutto di una negoziazione tra produttori da una parte e autorità comunitarie dall’altra, è «un risultato difficile da ottenere, a causa delle differenze economiche tra i vari Paesi, delle dimensioni dei mercati nazionali ma soprattutto della carenza di volontà». E’ quanto dichiara Guido Rasi, direttore esecutivo dell’Ema, in una intervista all’Adnkronos Salute: «Quello che probabilmente sarebbe perseguibile» continua Rasi «è l’aggregazione variabile di alcuni Paesi, catalizzata da uno specifico problema. Nel caso dei farmaci contro l’epatite C, per esempio, gli Stati dove la prevalenza della malattia è particolarmente alta avrebbero potuto tentare una soluzione di questo genere. Olanda e Belgio stanno sperimentando qualcosa del genere, esperienze come questa potrebbero generare un nuovo modello di approccio comune».
Molto più vicina, invece, un’Europa della ricerca e dell’innovazione farmaceutica, grazie al Regolamento che entrerà in vigore dal 2018. «Si attendono benefici per tutti gli Stati membri» è il parere di Rasi «uno degli obiettivi è la creazione di un ambiente favorevole alla sperimentazione clinica, nel pieno rispetto dei più alti standard di sicurezza per i pazienti. La posizione dell’Europa quale singola area di ricerca, comprendente 500 milioni di cittadini e decine di migliaia di strutture di ricerca, ne sarà rafforzata».
Fonte: www.federfarma.it