fonte: www.farmacista33.it
La ricetta elettronica bianca è l’ultimo passaggio di un processo di digitalizzazione che la pandemia ha accelerato portando a modalità più agevoli di consegna del promemoria e di consegne dei farmaci a domicilio. Sulle modalità e le attività, che devono avvenire all’interno delle norme che regolano il settore, Federfarma Servizi intende «vigilare, attraverso tutte le sedi opportune, perché non si inneschino pericolose derive, che possano mettere a rischio il servizio pubblico e la garanzia di sicurezza che solo la filiera può dare».
Previsioni di legge da declinare nella normativa di settore
«Le innovazioni, se ben gestite e coordinate, portano certamente miglioramenti e siamo tutti consapevoli dell’importanza per il nostro settore di essere sempre al passo con le nuove tecnologie – afferma Mirone. – Ma, al contempo, è necessario avere chiaro che ogni modifica, soprattutto in un ambito così delicato come quello della salute, deve trovare applicazione in coerenza con una normativa articolata, quale è la nostra, che è posta, in primo luogo, a tutela dei pazienti e dei cittadini». Il riferimento è alla dematerializzazione della ricetta bianca prevista dal Decreto del Mef di fine dicembre. «Si tratta di previsioni, infatti, che vanno declinate nel rispetto dei contorni fissati dalla normativa di settore e su cui, fin dalla loro partenza, intendiamo prestare la massima attenzione».
Il rischio è disintermediare il ruolo del farmacista
Secondo Mirone il rischio «è che si inneschino derive che possano disintermediare il ruolo del farmacista e bypassare la filiera. Questo sarebbe non solo contrario al razionale delle norme del settore, ma anche pericoloso per la salute dei cittadini. Rileviamo, già oggi, una tendenza a tracciare una linea diretta tra la comunicazione del codice univoco della ricetta e la consegna a domicilio del farmaco, scavalcando, di fatto, il fondamentale ruolo della farmacia di comunità e, di conseguenza, della distribuzione intermedia. Il flusso voluto dal legislatore a salvaguardia della salute pubblica, va ricordato, è quello che ruota attorno alla relazione paziente-farmacista e farmacista-farmaco, quella cioè che vede il farmacista e la farmacia al centro del processo di erogazione. E questo è tanto più vero anche nel caso di acquisti online, che nel nostro Paese sono permessi solo per i farmaci da banco. Solo tale relazione, infatti, garantisce il controllo sul corretto uso del medicinale e, dall’altro, la sicurezza e la tutela del bene farmaco che derivano da una filiera certificata». Se è vero che «ci troviamo di fronte a innovazioni che riguardano la sola fase emergenziale, è però fondamentale che vengano sin da subito applicate in maniera corretta e coordinata con le norme di settore già presente. Per questo intendiamo attivarci per intercettare sul nascere e segnalare ad Aifa, Ministero e Antitrust eventuali derive e fenomeni che dovessero mettere a rischio la centralità della farmacia di comunità, la integrità della filiera, il servizio pubblico garantito dalla distribuzione intermedia e la sicurezza dei cittadini».