Di Mauro Miserendino- Farmacista33.it
Oggi è il D-day per la ricetta elettronica. Secondo il dpcm 14.11.2015, pubblicato a San Silvestro, le farmacie possono dispensare un farmaco del servizio sanitario a un cittadino proveniente da fuori regione, alle stesse condizioni di cui godrebbe nella regione da dove viene. Finora la medicina di fascia A oltre il confine regionale si pagava. Da oggi invece la farmacia fuori porta può dispensare allo stesso modo di quella sotto casa. Infatti può sapere tutte le condizioni di erogazione collegandosi con il sistema informatico del ministero dell’Economia, leggere quale tipo di compartecipazione è previsto nella regione di provenienza per quel cittadino, dispensare il farmaco a carico del Ssn, riscuotere il ticket “forestiero”, chiedere il rimborso di quella medicina alla propria Asl che a sua volta, attraverso la regione, chiederà la compensazione a consuntivo alla regione di provenienza del cittadino.

Questo in teoria. Nella pratica le farmacie sono attrezzate per questo lavoro? E a che punto è la ricetta elettronica nelle venti regioni italiane? «Bisogna distinguere le due architetture informatiche, quella per la ricetta nazionale e quelle regionali per la ricetta digitale», dice Giovanni Petrosillo Ad Promofarma. «Un conto è la de materializzazione progressiva delle prescrizioni che da anni avviene a livello regionale (sul percorso dettato da un decreto del 2011 ndr) attraverso protocolli Federfarma-Assessorati e che è avviata dappertutto tranne che in Calabria e a Bolzano, dove è peraltro alle porte. In 19 regioni e province autonome i medici spediscono in modalità elettronica dal 33 all’85% delle ricette. Un altro conto è la “ricetta nazionale” in vigore da oggi grazie a un sistema informatico nazionale: qui sembra che già i gestionali siano integrati in tutte le regioni e pronti a ricevere da Sogei i dati con la modalità per evidenziare le esenzioni e calcolare i ticket. L’incognita sta nel rapporto tra regioni e Sogei: hanno tutti gli assessorati inviato al Sac entro il 15 febbraio le modalità di dispensazione dei farmaci ai propri residenti? e negli ultimi 15 giorni ha il Sac predisposto le tabelle che i farmacisti di volta in volta saranno chiamati a consultare?» Le risposte si avranno a partire da oggi, anche se il decreto prevede che ove la farmacia non disponga delle informazioni atte a dispensare il farmaco al non residente, glielo consegni alle condizioni poste dalla regione dove ci si trova. Così potrà ancora accadere che un toscano che a casa sua non paga il ticket lo debba pagare fuori porta, e viceversa per qualche tempo un laziale si trovi a suo agio qualche km più a nord. «Un problema ancora più grande è costituito dalle condizioni di esenzione; ove fossero molto diverse, e i codici della regione di provenienza non fossero riconosciuti in quella di “approdo”, bisognerà dispensare alle condizioni di quest’ultima». Senza contare poi che nei casi come la Calabria in cui la ricetta elettronica deve ancora partire un farmacista lucano da oggi può dispensare una ricetta a un calabrese con le norme in vigore in Calabria, ma il viaggio inverso per ora non conviene.

Naturalmente, la discriminante per ottenere un farmaco fuori regione sarà ancora una volta il pro-memoria, che il paziente dovrà portarsi dietro, alla faccia della de materializzazione. «Il promemoria serve ancora per due motivi. In questa fase restano ancora situazioni critiche di connessione in molte regioni – spiega Petrosillo – che spingono i colleghi a lavorare per intere mezze giornate in modalità off line. Anche quando si tratta di dispensare un farmaco al cliente abituale, si può porre il problema di accedere ai dati della prescrizione in tempo reale. In alcune regioni il cittadino ha la possibilità di aggirare il problema poiché il promemoria stampato dal medico è inserito nel fascicolo sanitario elettronico e può essere stampato a casa, ma non tutti lo sanno. C’è poi un secondo motivo: i bollini cartacei fin qui si apponevano sulla ricetta rossa. Con la ricetta online in molte regioni si attacca al promemoria rilasciato al paziente, e gli assessorati incrociano i dati cartacei con quelli de materializzati, o (a Trento) si consegnano all’Asl le targhette classificate in registri a parte che l’Asl scansiona e tiene in memoria. Difficile che il promemoria sparisca se non si verificano due condizioni: connessioni adeguate e costanti, e presenza di un contenitore nazionale online dei bollini».