fonte: www.farmacista33.it

La medicina di genere è un approccio con un importante impatto sulla salute della donna, è giusto che il farmacista, per svolgere la sua funzione di counselor sia informato e formato su queste differenze. La medicina di genere è un approccio relativamente nuovo con un importante impatto sulla salute della donna, poiché prende in esame come le differenze tra gli individui, ma anche le differenze biologiche e socioculturali, influiscono sulla salute ed essendo compito del farmacista presidiare la salute del territorio, è giusto che il farmacista, per svolgere la sua funzione di counselor sia informato e formato su queste differenze.

Con queste premesse si è aperto il convegno “Salute a misura di donna – il ruolo di counselor del farmacista’ nell’ambito del della IX edizione del Congresso FarmacistaPiù”.

Tenere conto nei percorsi di cura delle differenze di genere
«La salute della donna è oggi arricchito da un approccio che prende in esame le differenze tra gli individui, quale la medicina di genere, ed è giusto che anche il farmacista sia aggiornato, nell’ottica di sviluppare sempre più il suo ruolo di counselor» ha dichiarato Clara Mottinelli, Componente Consiglio di Presidenza Federfarma, introducendo i lavori. Dello stesso parere Mario Giaccone, Tesoriere Fofi: «la medicina di genere è un’impostazione recente della medicina, ma oggi sappiamo che le differenze biologiche socio culturali influiscono sulla salute ed essendo compito del farmacista presidiare la salute del territorio, è giusto che sia informato e formato su queste differenze».
La medicina di genere, ha spiegato Anna Maria Moretti, Presidente Giseg, Gruppo Italiano Salute e Genere) “prende origine nel 1991 dall’osservazione di alcune differenze nella sintomatologia e nella reazione alla cura di alcune patologie cardiovascolari. da qui la necessità di tenere conto delle differenze tra individui non solo il genere ma anche di altri fattori. Nel 2018 è stata promulgata una legge in Italia sulla medicina di genere – ha proseguito Moretti – che prevende quattro punti: la definizione di percorsi diagnostico terapeutici che devono rispondere a indicatori di genere, l’impegno nella ricerca, il miglioramento della formazione del personale sanitario e la comunicazione. Tutti questi quattro punti sono fondamentali non solo nell’attività del medico ma anche in quella del farmacista. La legge ha dato il via anche ad un Osservatorio Nazionale del Ministero della salute per il controllo delle attività di genere che è iniziato a lavorare nei primi mesi del 2022. «Attualmente le attività sono sei, cioè oltre ai quattro punti già citati, la farmacologia di genere e l’eliminazione delle disparità. La medicina di genere va oltre la differenza di genere ma serve a creare percorsi di cura atti ad eliminare qualsiasi tipo di differenza” ha concluso Moretti.

Il ruolo del farmacista come counselor e facilitatore
Il ruolo del farmacista come counselor della salute della donna è stato sottolineato da Angela Margiotta, presidente di Farmaciste Insieme: “Come farmaciste siamo sempre in ascolto delle esigenze dei cittadini ancor più l’abbiamo fatto durante la pandemia in quanto unico presidio sanitario sempre aperto. La farmacia è al femminile: l’80% delle farmaciste è donna e lo è anche l’indotto perché le donne entrano per loro ma anche come madri, mogli, figlie e amiche”.
A riportare l’esperienza di collaborazione con i farmacisti in questo ambito è Mara Morini, Professore Associato Università di Genova: “Presso l’azienda Usl di Bologna abbiamo molto investito sulla figura del farmacista realizzando un progetto innovativo di ‘farmacista facilitatore per l’appropriatezza terapeutica’ con lo scopo di accompagnare i gruppi di medici nell’approfondimento della conoscenza di alcune molecole utilizzate nelle terapie croniche, per identificare i problemi di sovra o sotto utilizzo e evidenziare i rischi della politerapia nell’anziano – ha spiegato. Il progetto si è poi ampliato per la valutazione della gestione da parte del medico di patologie croniche come diabete e BPCO e cercando indicatori per la tenuta della medicina territoriale”. Questo progetto si è sviluppato all’interno delle Case della Salute, alla cui organizzazione si può guardare nell’ottica di modello per le Case di Comunità previste dal PNNR per la riorganizzazione della sanità territoriale. “In 20 Case della salute a Bologna è presente un farmacista, o un dipendente del Ssn o un farmacista del territorio: tra i suoi compiti la distribuzione del primo ciclo terapeutico dopo la visita dello specialista o una ricognizione farmacologica, nel momento della deospedalizzazione. Ma anche programmi di educazione sanitaria e prevenzione, insieme ad associazioni e gruppi di pazienti – ha spiegato Morini, che ha evidenziato come “il DM 77 inserisce criteri organizzativi molto precisi nei quali non rientra la farmacia dei servizi. Dal mio punto di vista si tratta di una mancanza importante, soprattutto se si guarda a certe realtà rurali dove la farmacia funge già da presidio sanitario”.

La Fondazione Cannavò ha istituito una commissione
In questo contesto, ha ricordato Anna Olivetti, Segretario Fondazione Francesco Cannavò che la Fondazione “ha istituito una commissione sulla Medicina di genere che sta muovendo i primi passi. Prima di tutto con una indagine per capire quanto i colleghi farmacisti sanno della medicina di genere, con lo scopo poi di istituire una formazione un percorso su questo argomento. Sicuramente la Medicina di genere è una materia che, per ragioni anagrafiche e di piani di studio, non è stata studiata in ambito universitario dalla maggioranza dei farmacisti; pertanto, la Fondazione ritiene necessario colmare questa mancanza”.