Fonte: www.farmacista33.it

Servizi remunerati, al tavolo multiprofessionale di medici, infermieri e farmacisti per creare un sistema equilibrato e rispettoso delle competenze
Standardizzare e fissare requisiti di qualità delle prestazioni e dei servizi, per fare in modo che la rete delle farmacie offra in tutto il Paese la stessa affidabilità, per porre le basi di una remunerazione strutturata e per favorire l’approccio ai progetti in team multiprofessionali. Ma anche costruire uno schema in cui siano ben chiari i limiti delle competenze di ogni attore e sia stabilita una corretta comunicazione tra tutte le figure impegnate nel processo di cura. Sono questi alcuni dei principi cardine che stanno progressivamente emergendo dal Gruppo di lavoro – costituito il 21 marzo dal Ministero della salute – per la definizione di servizi, criteri e metodologie sulla sperimentazione dei progetti per i quali c’è stato lo stanziamento di 36 milioni di euro della Legge di bilancio 2018 – inizialmente per 9 Regioni, poi ampliato a tutte con un accordo Stato Regioni. Un Tavolo che vede la partecipazione delle rappresentanze di medici (Fimmg e Simg), infermieri (Fnopi), le società scientifiche, tra le quali Utifar, Sifo, dell’ISS e di Agenas, ma anche di Cittadinanzattiva, Fofi, Federfarma, Assofarm, oltre che il coinvolgimento di Altems (università Cattolica di Roma), per la valutazione dell’impatto, a tutto tondo, delle iniziative. Il confronto prevede quattro mesi di lavoro e già da questi primi incontri, l’ultimo la scorsa settimana, sono emerse alcune indicazioni, anche se su alcuni nodi la discussione è aperta.

Un primo punto a emergere, all’inizio del confronto, è stata la indicazione degli ambiti di intervento della farmacia, che sono:

– Servizi cognitivi, con particolare riferimento al supporto all’aderenza terapeutica;
– Prevenzione e Prestazioni analitiche di prima istanza, tipo telemedicina e campagne di screening, sul modello per esempio di quelle del colon retto;
– Funzioni di front-office, come il servizio CUP o la consegna dei referti;
– Assistenza farmaceutica domiciliare.

Per ogni ambito indicato, i componenti del gruppo di lavoro hanno presentato alcune proposte concrete, su cui è aperto il confronto con le Regioni e, di ogni progetto su cui convergeranno le indicazioni, dovranno essere definiti gli indicatori di risparmio ed efficienza e i criteri di remunerazione.

Ma tra gli altri principi che stanno emergendo, come si legge anche nella relazione del presidente Fofi, Andrea Mandelli, al Consiglio Nazionale, c’è il fatto «che le attività professionali del farmacista, soprattutto il supporto all’aderenza terapeutica, sono da realizzare in team, in sinergia con gli altri attori del processo di cura, a cominciare ovviamente dai medici».
Infine, «un altro elemento eÌ che, come recita il decreto istitutivo del gruppo di lavoro, andranno stabilite anche le modalità concrete di erogazione, cosiÌ da raggiungere una standardizzazione che consenta sia l’omogeneità nel territorio nazionale delle prestazioni rese sia la misurazione dei risultati clinici e socio-economici, da cui dipende la remunerazione delle prestazioni stesse. È evidente che l’aspetto della rilevazione e della valutazione sul piano dell’efficacia e del ritorno economico dell’intervento del farmacista e della farmacia di comunità sarà uno dei passaggi cardine». Nel gruppo di lavoro, continua il documento, «saremo attenti a costruire uno schema in cui siano ben chiari i limiti delle competenze di tutti e sia stabilita una corretta comunicazione tra tutte le figure impegnate nel processo di cura». Facendo anche attenzione a responsabilità e modalità di coordinamento.
Da qui «la necessitaÌ di standardizzare, di fissare requisiti di qualità delle prestazioni e dei servizi che andremo a offrire, ed eÌ anche possibile che si giunga a forme di accreditamento», che possono essere basate anche «sulle competenze professionali acquisite attraverso percorsi formativi riconosciuti». Si tratta di premesse importanti «per far sìÌ che la rete delle farmacie offra in tutto il paese la stessa affidabilità». Non a caso uno dei punti ribaditi dalle Regioni, che devono assicurarsi la presenza di un ritorno – economico, anche come minor spesa in prospettiva, e soprattutto clinico, in termini di out-come di salute – dall’investimento delle risorse, è che i risultati siano riproducibili, uniformi, certificati, quantificabili.
Intanto, uno dei nodi su cui si è al lavoro, con anche posizioni da conciliare, sono le rispettive competenze dei diversi attori, cioè farmacisti, medici e infermieri, che sono chiamati a trovare modalità di integrazione e di coordinamento.