Fonte: www.federfarma.it| 3 giugno 2016

Tra tutte le attività d’impresa sottoposte a studio di settore, le farmacie rimangono tra le più “ligie” ai doveri fiscali. Lo dicono le statistiche del ministero delle Finanze sugli studi di settore 2015, relativi alla dichiarazione dei redditi dell’anno precedente: Sulle oltre 200 attività libero-professionali o imprenditoriali monitorate dal Mef, le farmacie mostrano uno dei tassi più alti di congruità, il 91%, pure in crescita rispetto agli anni passati. In sostanza, significa che 9 farmacie su 10 hanno dichiarato nel 2015 ricavi uguali o superiori a quelli stimati dallo studio di riferimento, considerate le risultanze derivanti dall’applicazione degli indicatori di normalità economica.
Soltanto altre due categorie hanno fatto meglio, quelle dei «servizi forniti da dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali e consulenti del lavoro» (tasso di congruità del 93%) e gli studi professionali di geologia, con un tasso del 92%. Se però si escludono dal computo i dati relativi alle persone fisiche con ricavi o compensi dichiarati fino a 30mila euro (ossia i contribuenti che hanno optato per il regime semplificato forfettario, una casistica che riguarda soltanto una trentina di farmacie), i presidi dalla croce verde salgono al primo posto: a fronte di un tasso nel loro caso invariato (91%), i servizi dei commercialisti crollano al 67% e gli studi di geologia al 35%. Subito dietro alle farmacie, ma staccati di diverse lunghezze, troviamo così in questa seconda classifica gli studi notarili (tasso di congruità all’86%) e il commercio al dettaglio delle carni (78%).

http://www.federfarma.it/Immagini/Mef-studi-2015-2.aspx

Graduatorie a parte, le statistiche del Mef dimostrano che la crisi continua a lasciare il segno: ricavi e compensi dei 3,6 milioni di imprese e professionisti soggetti a studio di settore scendono infatti del 2,1% rispetto all’anno d’imposta 2013, per fermarsi poco sopra i 713 miliardi di euro. La contrazione più consistente si registra nei servizi (2,9%), seguiti a ruota dal commercio (-2,5%) e dal settore manifatturiero (-1,1%). Il reddito medio dichiarato è stato pari a 25.900 euro per le persone fisiche (+2,2%), 37mila euro per le società di persone (+4,1%) e 26.700 euro per le società di capitali ed enti (+12,3%). (AS)