Fonte: www.federfarma.it

I dati delle Finanze che collocano le farmacie ai piani alti nella classifica dei redditi d’impresa vanno letti con cautela e senza raffronti inappropriati. E’ l’avvertenza con cui Federfarma commenta le statistiche del Mef sugli studi di settore 2016, relativi alle dichiarazioni di società e professionisti dell’anno precedente: con un reddito medio di 116mila euro, le farmacie si piazzano nella graduatoria del Mef al secondo posto dietro agli studi notarili, che hanno denunciato redditi pari a 244mila euro; seguono, staccati di alcuni gradini, gli studi medici (quasi 83mila euro), gli odontoiatri (51mila euro) e i laboratori di analisi (48mila euro). Podio assicurato anche nella classifica dei ricavi: con una media 2015 di poco inferiore a 1,2 milioni di euro, la farmacia si colloca stabilmente al terzo posto, lascia indietro tutte le attività del comparto sanitario e si fa sorpassare soltanto dai grossisti di alimentari e carburanti.

Fin qui i dati, che anche quest’anno come già in passato agenzie di stampa e giornali hanno cominciato a riportare da ieri sera con aderenza non sempre irreprensibile. L’errore più comune è quello di confondere il reddito dell’impresa con quello del farmacista titolare e attribuire a quest’ultimo una ricchezza che invece non ha: «Non è raro che in farmacia gli utili dell’azienda vadano divisi tra più soci» ricorda la presidente di Federfarma, Annarosa Racca «e poi il reddito d’impresa non coincide con l’utile perché ancora vanno sottratte le imposte. E non è raro vedere aziende che dato al fisco ciò che gli spetta chiudono in rosso».

E’ invece un’altra la medaglia che i dati del Mef appuntano sul petto delle farmacie e di cui si riferisce più raramente: è quella che premia la disciplina nei confronti del Fisco, dove le farmacie eccellono anche per il 2015. Le statistiche delle Finanze, infatti, dicono che il tasso di congruità registrato dalle imprese con la croce verde supera il 92%, il valore più alto tra le dieci attività soggette a studio di settore con il maggiore reddito d’impresa (vedi tabella). In altri termini, poco più di 9 farmacie su 10 hanno dichiarato ricavi uguali o superiori a quelli stimati dallo studio di riferimento, considerate le risultanze derivanti dall’applicazione degli indicatori di normalità economica. Detto ancora più chiaramente, meno di una farmacia su dieci dichiara redditi inferiori a quelli che il Fisco si aspetta. Un bel primato, in un paese come l’Italia. (AS)