Fonte: www.farmacista33.it

Il test Hpv, un esame in grado di individuare in modo molto precoce la presenza del Papilloma virus umano, sostituirà il Pap Test come screening per individuare lesioni precancerose al collo dell’utero. Questo nuovo test è già realtà in sei regioni italiane del centro-nord, ma il suo utilizzo dovrebbe andare a regime entro il 2020 a livello nazionale, mentre il Pap Test resta consigliato in seconda battuta, per approfondire eventuali casi di positività.

Alcuni tipi di Hpv possono portare all’insorgenza del tumore del collo dell’utero e il nuovo test, che si effettua tramite prelievo di un campione di cellule dalla cervice uterina, è in grado di individuarne la presenza prima ancora che si presentino modificazioni visibili al Pap test.

Secondo il Piano nazionale prevenzione 2014-18 del ministero della Salute, entro il 2018 tutte le Regioni avrebbero dovuto prevedere il test Hpv come screening primario per donne tra 30 e 64 anni. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale screening (Ons), a fine 2017 lo avevano fatto solo Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Basilicata. «Abruzzo, Valle d’Aosta, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise e Trento, sono a buon punto», spiega all’Ansa Marco Zappa, presidente dell’Ons. «Hanno appena iniziato il percorso Sicilia e Calabria, mentre non sono partite Friuli, Marche, Puglia, Sardegna e Bolzano. Entro il 2020 l’Italia dovrebbe essere a regime».

Il Pap test non andrà però in pensione, «sarà un esame successivo, fatto qualora si riscontri una positività al test Hpv», precisa Basilio Passamonti, presidente del Gruppo italiano screening del cervicocarcinoma (Gisci). In Italia «i due test sono integrati e rappresentano il massimo di garanzia possibile: l’Hpv Test, che è più sensibile, individua le donne con infezione in corso mentre il Pap test, che è più specifico, in uno step successivo individua l’eventuale lesione dovuta alla modificazione cellulare causata dal virus e che può spianare la strada al cancro al collo dell’utero».