fonte: www.farmacista33.it
Si torna a parlare di aperture delle attività e della necessità di tracciare. Il Ministero della Salute fornisce nuove indicazioni sui test salivari
Mentre la campagna vaccinale prosegue, pur con differenze regionali, torna a tenere banco la discussione sulle riaperture delle attività, con l’obiettivo di anticipare qualche data rispetto al calendario già fissato. Ancora più centrali, in questa fase, sono il Green Pass, in attesa di quello europeo, e le attività di testing. E sullo scenario si riaffacciano anche i test salivari, su cui dal Ministero della Salute vengono date nuove indicazioni. Vale la pena ripercorrere le novità e fare un punto sulle attività di testing operative nelle farmacie.
La circolare del Ministero apre ai test salivari: ecco quando si usano
«Il test molecolare su campione nasofaringeo e orofaringeo continua a rappresentare il gold standard internazionale per la diagnosi di COVID-19 in termini di sensibilità e specificità» scrive il Ministero nella circolare. «In caso di mancata e pronta disponibilità di test molecolari, o in condizioni d’urgenza determinate dalla necessitaÌ di prendere decisioni di sanitaÌ pubblica in tempi rapidi, si può ricorrere ai test antigenici sempre su campione nasofaringeo e orofaringeo, quali i test antigenici da eseguire in laboratorio, oppure ai test antigenici rapidi, che rispondano alle caratteristiche di sensibilità e specificità minime (sensibilità maggiore o uguale al 80% e specificità maggiore o uguale al 97%, con un requisito di sensibilità più stringente (maggiore o uguale al 90%) in contesti a bassa incidenza).
Ma alla luce del fatto che «la presenza di SARS-CoV-2 eÌ stata dimostrata anche nei campioni salivari in individui asintomatici o pre-sintomatici», il campione «di saliva può essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione».
Questo, tuttavia, è vero «qualora non sia possibile ottenere tamponi oro/nasofaringei». Ma quali sono le indicazioni di utilizzo? «La saliva può essere utilizzata come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei per l’identificazione di infezione da SARS-CoV-2 preferibilmente entro i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi». Può essere utilizzata «in individui asintomatici sottoposti a screening ripetuti per motivi professionali o di altro tipo, così da aumentare l’accettabilità di test ripetuti», come per esempio «se vengono sottoposti a screening individui molto anziani o disabili», o «in caso di carenza di tamponi». Inoltre, «data la semplificazione della tecnica di prelievo i test salivari possono rappresentare uno strumento utile per il monitoraggio e controllo dell’infezione in ambito scolastico». Anche se «i dati sull’uso della saliva in pazienti pediatrici sono limitati», alcuni «studi pubblicati nel 2020 hanno rilevato sensibilità comprese tra il 53 e il 73%».
Le criticità messe in rilievo dal Ministero
Il ministero rileva comunque alcune criticità: «L’uso della saliva per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 prevede un metodo di raccolta non invasivo: tuttavia la corretta raccolta del campione salivare eÌ un passaggio cruciale. I campioni di saliva possono essere eterogenei (saliva orale, saliva orofaringea posteriore) e le diverse tecniche e sedi di raccolta possono avere un impatto sulla sensibilità del metodo. Nel complesso, gli studi disponibili indicano una sensibilità diagnostica variabile dei test molecolari su campioni di saliva, in relazione alla tecnica di raccolta: una sensibilità maggiore eÌ stata rilevata nella saliva orofaringea posteriore del primo mattino, mentre una sensibilità inferiore eÌ stata osservata con la tecnica del “general spitting”. Inoltre, la sensibilità diminuisce dopo i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi».
Test sierologici, tamponi antigenici rapidi, vaccini, le differenze tra livello nazionale e locale
Intanto, per quanto riguarda le attività di testing e screening che interessano le farmacie, in un articolo pubblicato ieri da Sedivanews, viene fatto il punto sulle regole da seguire, di livello nazionale e regionale e con un confronto con le indicazioni relative ai vaccini: come si sa, «l’effettuazione di test sierologici e tamponi antigenici rapidi è stata normativamente disciplinata dalla Legge di Bilancio 2021 (commi 418, 419 e 420), mentre la somministrazione dei vaccini anti Covid-19 in farmacia è ad oggi disciplinata dall’art. 20, lett. h), del Decreto Sostegni”. Ma, in entrambi i casi, la gestione delle modalità organizzative è articolata anche attraverso “la stipulazione di specifici accordi con le organizzazioni sindacali” e a livello regionale. Nel dettaglio, ricorda l’articolo, in merito ai test sierologici, va ricordato che “può essere effettuato dal farmacista, o dal cittadino stesso sotto la supervisione del farmacista o di un suo incaricato”. Va precisato che “il test sierologico effettuabile in farmacia è soltanto quello derivante da un prelievo capillare, restando dunque ben fermo che sono sottratti alle farmacie i prelievi venosi, almeno per il momento”. I tamponi antigenici rapidi, “invece, possono essere svolti da operatori sanitari e una recente ordinanza del Consiglio di Stato (n. 1634 del 29/3/2021) ha precisato che tra il personale abilitato alla loro esecuzione va ricompreso anche il farmacista”. Per gli esperti, a ogni modo, “gli accordi regionali prevedono tutti abbastanza uniformemente la possibilità di svolgere il servizio in strutture quali gazebo, camper e tende, mentre si differenziano talvolta con riguardo all’utilizzabilità di un locale esterno separato dalla farmacia per destinazione. Nel dettaglio, Puglia e Campania prevedono che il locale debba essere compreso nel perimetro della pianta organica della farmacia, ma dispongono anche che esso sia collocato a una distanza non inferiore a 200 m da altra farmacia esistente; il Lazio si limita a precisare che l’ambiente dedicato a test e tamponi debba essere adiacente alla farmacia – una precisazione tutt’altro che di secondo piano perché esclude la legittimità dell’utilizzo di un qualsiasi locale a meno che non sia collegato alla farmacia; la Lombardia consente di effettuare il servizio, oltre che nelle modalità di carattere generale già indicate, anche nel dispensario eventualmente affidato in gestione alla farmacia oppure in una sede data dal comune».
Le regole per chi effettua i servizi di test/tamponi e dei vaccini
Analoga disamina viene fatta in merito ai vaccini, ma, ricorda l’articolo, “quel che rende la vaccinazione più onerosa per la farmacia rispetto all’effettuazione di test e tamponi è l’articolazione obbligatoria del servizio in zone ben distinte tra loro, come previsto nell’accordo quadro”. Inoltre, “i due servizi, vaccinazione e test/tamponi, potranno essere effettuati anche negli stessi ambienti, ma solo in orari/giorni differenti e naturalmente, volta a volta, dopo un’adeguata sanificazione”.