fonte: www.farmacianews.it

In questi anni, contraddistinti da aspetti eterogenei di complessità e di emergenze, la dinamicità evolutiva del ruolo della farmacia di comunità restituisce, sia agli osservatori più attenti sia a coloro che si giovano dei suoi servizi, un’immagine di rinnovato presidio di assistenza territoriale di prima istanza, di porta di accesso al servizio di assistenza farmaceutica, come pure ai servi sociosanitari del Sistema regionale di competenza territoriale. Una domanda potrebbe sorgere spontanea: la farmacia di comunità ri-diventa un presidio sanitario di assistenza sanitaria di prima istanza… oppure lo è sempre stato? Domanda semplice e diretta, che richiederebbe risposta altrettanto semplice e puntuale.

In realtà, la complessità degli aspetti da considerare necessita certamente di un’analisi più approfondita. Quello che mi sento di sottolineare è che, da parte dei cittadini e di tutti coloro che ricorrono al supporto e ai servizi offerti dalla farmacia territoriale, fondamentalmente non c’è mai stato alcun dubbio sulle capacità di rispondere alle esigenze sanitarie espresse dalla popolazione, sia con il sempre elevato numero di accessi e gradimento dei servizi offerti sia attraverso gli esiti di precise analisi dedicate ad ampie indagini di ricerca rivolte alla popolazione.

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Quanto sopra, trovo sia riconducibile alle volontà e capacità di tutta la comunità dei farmacisti territoriali di mettersi sempre in gioco alle diverse latitudini della penisola, con sacrificio e abnegazione, per rispondere ai bisogni sanitari provenienti dalla popolazione e, nel contempo, allo sforzo attuativo, su base volontaria, di accogliere e realizzare le disposizioni connesse con la legge della farmacia dei servizi.

A questo proposito, innegabile ed encomiabile lo slancio della stragrande maggioranza dei farmacisti di comunità, in parole semplici: orgoglio e senso di appartenenza professionale di categoria accompagnato da generosa disponibilità nei confronti della popolazione, per altro riconosciuti anche dalla Presidenza della Repubblica attraverso il conferimento della medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica ai farmacisti italiani, su proposta del Ministero della Salute nello scorso anno.

Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza la lungimirante visione e progettualità dei rappresentanti di categoria a tutti i livelli, in primis della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani in tempi non sospetti e nei quali si intravedevano già le nubi delle future criticità legate alla sostenibilità dell’assistenza farmaceutica e sanitaria.

In realtà, una doppia visione strategica da parte della Federazione: per un verso, indirizzata a elaborare proposte volte a fornire risposte alle esigenze di salute e di servizi sanitari per la popolazione; dall’altro, per incrementare la consapevolezza da parte delle istituzioni amministrative e politiche che una ridefinizione legislativa-normativa, in chiave attualizzata e sempre in coerenza all’ambito di competenza professionale, poteva essere l’occasione di svolta per strutturare con maggiore solidità ed efficienza la prossimità dell’assistenza sanitaria, accorciando la filiera dell’offerta di salute.

In particolare, nei confronti delle fasce di popolazione più fragili e affette da patologie croniche, attraverso l’incremento delle attività di prevenzione sanitaria a più livelli [diagnostica di prima istanza (anche prevedendo il prelievo di campioni biologici a livello nasale, salivare od orofaringeo), telemedicina, profilassi vaccinale, screening oncologici, monitorando aderenza e riconciliazione terapeutica, farmacovigilanza e recentemente test diagnostici per il contrasto all’antibiotico-resistenza a supporto del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta, ai fini dell’appropriatezza prescrittiva] e allentando nel contempo il carico di prestazioni sanitarie improprie sui presidi ospedalieri.

Nel momento in cui si scrive (alla vigilia della Santa Pasqua), vicinissimi all’inaugurazione della XXVII edizione di Cosmofarma Exhibition, appare certo che grande parte del palcoscenico professionale ed istituzionale di questa edizione 2024, sarà occupato dall’analisi di alcuni temi recentemente approvati nel Consiglio dei Ministri del 26 marzo scorso con il disegno di legge recante le “Disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese”, nel quale una parte non secondaria riguarda proprio il consolidamento delle attività sociosanitarie che si svolgono nella farmacia di comunità. Un percorso assolutamente rilevante sia nella sostanza sia nella forma.

Infatti, nel merito, il divenire di questo passaggio legislativo parlamentare, dopo tanti anni dibattuti alla ricerca di una assistenza territoriale meglio strutturata, sganciandosi dal contesto emergenziale, permetterebbe il reale riconoscimento alla farmacia di comunità di un posizionamento (nei fatti già recepito da tempo da parte della popolazione e degli utenti) caratterizzato da organicità strutturale e continuità di funzioni, con rilevante riduzione delle disuguaglianze nell’ambito dell’offerta di assistenza integrata nel Sistema sanitario.

Nella forma, invece, la previsione del posizionamento di un’insegna che, oltre alla “croce verde”, riporti la denominazione di “farmacia dei servizi” comunica e chiarisce formalmente tutte le prestazioni della farmacia-presidio sanitario territoriale a beneficio della popolazione, specie a quella disagiata rispetto ai presidi ospedalieri.

Un Ddl certamente da promuovere e sostenere nel suo iter, che appare indirizzato strategicamente verso un modello di assistenza primaria più integrata a misura di cittadino e possibilmente da armonizzare in modo coerente ed equilibrato con la medicina generale (alle prese con la carenza di medici) e con le case di comunità, per ora distribuite in modo disomogeneo, in prevalenza nelle sole aree metropolitane.