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Infatti, sono molecole essenziali che l’organismo non può produrre da solo e devono essere introdotte attraverso l’alimentazione. In questo caso, però, solo il 10-20% del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dall’alimentazione. I cibi in cui se ne trova di più – oltre a quelli che ne sono arricchiti a livello industriale, come molti cereali per la prima colazione – sono i pesci grassi (come salmone, sgombro e aringa), il tuorlo d’uovo e il fegato.

Vitamina D: fabbisogno giornaliero cambia in base all’età
La maggior parte della vitamina D, però, si forma nella pelle a partire dal 7-deidrocolesterolo. La vitamina D prodotta nella pelle, o introdotta con la dieta e assorbita nell’intestino, passa nella circolazione generale e si lega a una proteina trasportatrice specifica (proteina legante la vitamina D, DBP). Arrivato nel rene, il 25-idrossicolecalciferolo può subire due diverse reazioni di idrossilazione, catalizzate da differenti idrossilasi (la 1alfa-idrossilasi e la 24-idrossilasi), che danno origine rispettivamente all’1,25-diidrossicolecalciferolo (calcitriolo), la componente attiva, ed al 24,25-diidrossicolecalciferolo, una forma inattiva. Nei mesi estivi la sovrapproduzione di vitamina D ne consente l’accumulo, così che la si possa avere a disposizione anche durante il periodo invernale. La funzione principale e più nota della vitamina D è quella di favorire il processo di mineralizzazione dell’osso, aumentando l’assorbimento intestinale di fosforo e calcio, e diminuendo l’escrezione di calcio nell’urina. Oltre ad azioni sul tessuto osseo, è di particolare importanza il contributo della vitamina D al buon funzionamento del sistema immunitario. Assunta in dosi appropriate, la vitamina D è generalmente considerata priva di effetti dannosi. Tuttavia, prenderne dosi eccessive può causare ipervitaminosi D con evidenti manifestazioni cliniche quali confusione, vomito, dolori addominali, poliuria, disidratazione, ipercalcemia. Negli individui sani, l’ipervitaminosi D si verifica come conseguenza dell’assunzione di dosaggi eccessivi di vitamina D, mentre non esistono casi di intossicazione da vitamina D conseguenti all’eccessiva esposizione al sole o all’eccessiva assunzione di alimenti che contengono vitamina D. La vitamina D può alterare l’efficacia o favorire la comparsa di effetti indesiderati di alcuni farmaci di uso comune quali digitalici, diltiazem o di verapamil, diuretici, farmaci per la psoriasi. Alcuni farmaci possono invece interferire con la sintesi o con l’assorbimento della vitamina D, ad esempio: farmaci antiepilettici e anticonvulsivi, farmaci per abbassare il colesterolo, corticosteroidi, lassativi. Il fabbisogno giornaliero di vitamina D varia a seconda dell’età. Il fabbisogno giornaliero di vitamina D è di 400 unità al giorno, in assenza di fattori di rischio. Le dosi possono variare e arrivare fino a 1.000 unità al giorno in presenza di fattori di rischio o deficit.

Formulazione oleosa e in capsule
Vi sono varie possibili formulazioni, uno studio sloveno ha dimostrato che formulazione in capsule con vitamina D adsorbita su amido, vitamina D spray orale a base di olio o vitamina D spray orale a base di acqua hanno determinato tutte ugualmente un aumento significativo dei livelli sierici di 25-OH-VitD. La somministrazione era omogenea a 1000UI al giorno. Tale dosaggio, nel piccolo studio, non era tuttavia sufficiente a raggiungere i livelli raccomandati in caso di deficienza pronunciata di vitamina D. In alcuni, rari, casi, ove le formulazioni attualmente disponibili in commercio non incontrino le esigenze terapeutiche del paziente e del medico curante, si può pensare di allestire la vitamina D come soluzione oleosa o come capsule.

Esempio formulativo soluzione
Materiali: becher, cilindro graduato.
Vitamina D 10.000 UI/ml.
Olio di oliva FU ab a 100ml.
Pesare la vitamina D e miscelare con olio di oliva FU portando quindi a volume. Fare attenzione alla materia prima che si utilizza: l’eventuale presenza di sostanze insolubili in olio può rendere la soluzione opaca e formare precipitati. È bene valutare il volume somministrato a gocce o utilizzare contagocce graduati per una miglior compliance del paziente e precisione di dosaggio. Nel primo caso ricordiamo che variazioni di forma del contagocce possono variare il volume finale della goccia.

Esempio formulativo capsule
Materiali: cilindro graduato, bilancia, incapsulatrice.
Vitamina D 10.000 UI/cps.
Eccipienti qb.
Pesare il quantitativo necessario di vitamina D in base alle capsule da allestire, facendo attenzione a eventuali rapporti o diluzioni riportate nel certificato di analisi della materia prima. Valutare con cilindro la quantità di eccipiente necessario per il riempimento delle capsule. Lavorare in mortaio con progressione geometrica l’eccipiente con il principio attivo fino ad avere una miscela uniforme. Si procede quindi ad incapsulare. Si consiglia di rivalutare con cilindro l’esattezza della quantità di eccipiente prima di incapsulare.