Fonte: www.farmacista33.it

Apertura h24 non convince farmacie: concorrenza alta e costi senza copertura dopo le 22 Le aperture h24 non risultano essere un fenomeno ancora particolarmente diffuso e tra le problematiche c’è il fatto che dopo le 22 l’affluenza diminuisce e spesso i costi del servizio non trovano copertura. Anche perché «nelle fasce orarie serali di maggiore affluenza, che potrebbero aiutare a compensare la scarsa affluenza notturna, si rilevano tante farmacie aperte con orari fino alle 21.30. Una situazione che rischia di far tornare sui loro passi le farmacie che fanno le aperture notturne volontarie, mettendo a rischio il sistema». L’allarme arriva da Giovanni Zorgno, presidente dell’Ordine di Savona, a cui abbiamo chiesto la situazione della copertura notturna in provincia. Ma i dati su affluenza e fatturati vengono confermati anche da altre esperienze in altre parti di Italia. Una farmacia h24, per esempio, di una regione del nord ci ha fornito alcuni numeri: «Il fatturato complessivo, diurno e notturno, è di circa 2.500.000 euro lordo Iva. Il fatturato del solo periodo notturno è di circa 360.000 euro lordo iva ed è in larghissima parte incassato entro l’1 di notte. Su questo importo, l’incidenza delle vendite in regime Ssn è di solo il 10/20%. L’utile lordo (marginalità) del solo notturno è di poco più di 100.000 euro. Per la copertura, sono assunti due farmacisti a tempo pieno che svolgono il solo notturno: il loro costo aziendale comprensivo di Tfr e contributi assomma a circa 108.000 euro. Le spese di gestione delle ore notturne (riscaldamento/luce) possono essere indicate in circa 4.000 euro. Come si vede, è una gestione addirittura in perdita, e solo parzialmente compensata da un indotto sul diurno».
Anche a Torino, da una uscita del presidente dell’Ordine, Mario Giaccone, era emersa una situazione analoga: tre sono le farmacie h24 e se, fino alle 21.30, viene segnalata affluenza, dopo le 22 c’è una sensibile diminuzione. E, «da mezzanotte alle 8 del mattino avremo, in media, 60 persone che si rivolgono alle farmacie notturne, una ventina in ciascuna, talvolta meno. Con questa utenza, più punti vendita aperti la notte non riuscirebbero a sostenersi», anche perché «tra organizzazione dei turni dei dipendenti e gestione del magazzino» gli «oneri» sono molti. Una situazione che è ci stata confermata anche da altre farmacie h24 nel centro e nel sud: le cifre di fatturato possono cambiare ma le proporzioni tra diurno e notturno sono indicativamente intorno a quei valori. Meglio vanno farmacie h24 in posizioni particolarmente strategiche ma comunque, almeno in molti casi, l’affluenza dopo mezzanotte circa tende comunque a diminuire.

Si tratta solo di esempi locali, che non possono tracciare un quadro esaustivo, ma la sensazione è che una riflessione occorra farla: «La liberalizzazione delle aperture condotta senza porre obblighi di orari prefissati» spiega Zorgno «sta mettendo a rischio la continuità del servizio di assistenza farmaceutica, che – non dimentichiamolo – è un servizio pubblico. Senza una regolamentazione, si tende a creare una situazione per cui aumentano le aperture negli orari di maggiore affluenza – per esempio, parlando del servizio notturno – fino alle 21.30 – 22 circa. Questo, però, pone un problema per chi invece rimane aperto h24, comprendendo orari di bassa e bassissima affluenza, che tuttavia non riescono a essere compensati dalle altre fasce orarie più redditizie data la alta concorrenza. Il problema è che il servizio di guardia farmaceutica o viene remunerato a fronte di una pianificazione pubblica o si deve auto-remunerare. Difficile possa farlo in presenza di una deregolamentazione degli orari. Il rischio allora è che il sistema non riesca più a reggersi: già oggi stiamo assistendo a un cambio di passo tra le farmacie che fanno il turno notturno volontario e di anno in anno avvertiamo avvisaglie che il sistema sta scricchiolando. Certo, per la popolazione, almeno nel breve periodo, non dovrebbero esserci problemi perché in ogni caso, nel momento in cui le farmacie non dovessero riuscire a coprire le esigenze di servizio con una loro calendarizzazione delle aperture volontarie, ci sarebbe comunque l’intervento della parte pubblica. Ma sono segnali su cui occorre iniziare ad avviare riflessioni».