Firma nuova convenzione: inclusi anche i servizi, dalla telemedicina ai vaccini

Firma nuova convenzione: inclusi anche i servizi, dalla telemedicina ai vaccini

fonte: www.farma7.it

La Conferenza Stato-Regioni ha firmato l’Accordo Collettivo Nazionale che disciplina i rapporti delle farmacie pubbliche e private con il Servizio sanitario nazionale. Una convenzione che aggiorna, dopo 26 anni, la normativa che regola il rapporto tra le farmacie italiane -le 19 mila farmacie private e 2 mila pubbliche- e il Ssn, adeguandola alle nuove esigenze di assistenza sanitaria territoriale e all’evoluzione vissuta dalla farmacia in questi anni.

La Convenzione appena siglata regola non solo le modalità di erogazione dei farmaci, la disponibilità dei farmaci essenziali, gli orari di apertura delle farmacie, ma anche tutti i servizi, dai test con prelievo di sangue capillare alle prestazioni di telemedicina, alla somministrazione dei vaccini.
«Federfarma accoglie con soddisfazione la firma della Convenzione farmaceutica da parte della Conferenza Stato-Regioni e ringrazia i presidenti Massimiliano Fedriga e Marco Alparone per la proficua e solerte collaborazione» ha commentato Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale. «Ringrazio anche il Governo Meloni, in particolare il ministro della Salute Orazio Schillaci e il Sottosegretario Marcello Gemmato, per il ruolo determinante svolto nella pronta revisione dell’Atto di Indirizzo, che ha consentito l’accelerazione dell’intero iter del provvedimento».

Questo accordo -ora in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale- regolamenta ufficialmente, servizi quali: la possibilità di prenotare in farmacie visite Ssn, effettuare test e vaccinazioni, e prestazioni quali la telemedicina. Grazie alla nuova Convenzione i servizi in farmacia «saranno erogati e disciplinati in maniera strutturata ed uniforme per consentire ai cittadini un accesso equo sull’intero territorio nazionale. Tutte le farmacie opereranno secondo gli standard previsti, in qualità di presidi sanitari di prossimità, anello di congiunzione tra cittadino e Ssn» ha sottolineato Cossolo, che ha, inoltre, aggiunto: «l’applicazione della nuova Convenzione rafforzerà l’assistenza sanitaria di prossimità, con una particolare attenzione ai bisogni di salute degli anziani, dei malati cronici e delle persone fragili». In pratica, conclude Marco Cossolo, «viene data piena attuazione, con regole chiare e uniformi, alla farmacia dei servizi».

Anche la Federazione degli ordini ha accolto con favore la firma dell’accordo. La nuova Convenzione Nazionale Farmaceutica, ha commentato Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) «va nella direzione del potenziamento dell’assistenza territoriale, affermando il fondamentale ruolo dei farmacisti nell’erogazione dei servizi di primo e secondo livello ai cittadini, e favorendo un approccio multidisciplinare nella gestione dei pazienti. Si valorizzano la professionalità, la presenza capillare sul territorio e la relazione fiduciaria con il cittadino-paziente che fanno dei farmacisti e della rete delle farmacie un presidio sanitario di prossimità insostituibile per la collettività e per il SSN». L’accordo è di estrema rilevanza «non soltanto perché colma un vuoto che dura da quasi trent’anni, ma perché fissa degli standard, uniformi su tutto il territorio nazionale, volti ad assicurare la massima qualità delle prestazioni sanitarie rese ai cittadini». La Federazione, nella sua qualità di ente pubblico sussidiario dello Stato, sta lavorando alla predisposizione di linee guida per l’esecuzione dei test ematico capillari, che saranno sottoposte alle istituzioni competenti. Questo, «garantire i più elevati standard di qualità e sicurezza delle prestazioni che eroghiamo a favore dei cittadini che ogni giorno a noi si rivolgono per avere risposte ai loro bisogni di salute» ha concluso Mandelli.

Disturbi del sonno per la metà degli italiani

Disturbi del sonno per la metà degli italiani

fonte: www.farma7.it

Oltre la metà degli italiani ammette di non avere un sonno continuo e solo il 23% si alza sentendosi riposato, ma rispetto a qualche anno fa c’è più consapevolezza dell’importanza di prendersi cura della qualità del sonno. A rivelarlo, in occasione della Giornata Mondiale del Sonno, è la nuova ricerca “Ho solo dormito meglio!” di ZzzQuil, brand di Procter & Gamble, che, dopo una prima indagine nel2019, torna sul rapporto tra italiani e sonno.

I dati di questa nuova ricerca mostrano come il 90% degli italiani riconosce che dormire bene impatta in modo rilevante sulla mente, sul fisico, sull’umore e persino sulla bellezza. La consapevolezza dell’importanza di un sonno di qualità, testimoniata dalle numerose accortezze e rituali che gli italiani seguono per favorire l’addormentamento e un sonno continuo.
Per semplificare la lettura dei dati, la ricerca ha identificato tre categorie: zombie, lepri e troll. La prima, quella degli zombie, è composta dagli italiani (ben il 41%) che si svegliano trascinandosi per casa ancora addormentati e che, rispetto agli altri, vedono il loro riposo disturbato più frequentemente da stress e ansia (rispettivamente 55% contro il 50% di media campionaria e 44% vs 39%). All’estremo opposto troviamo le lepri, ovvero gli italiani (il 33%) che si svegliano pimpanti e subito attivi: rispetto agli altri, tendono ad andare a letto prima delle 23:00, addormentandosi appena toccano il cuscino (32% vs 22% di media), a godere più frequentemente di un sonno continuo (45% vs 38%) e, non stupisce, a non posporre la sveglia la mattina. Infine, la categoria dei Troll raggruppa quel 26% di italiani che si svegliano irritabili e ancora stanchi, colpa probabilmente di un sonno frammentato e interrotto da momenti di veglia che li interessa più frequentemente rispetto agli altri (57% vs 52% di media campionaria).

Ben 8 italiani su 10, infatti, faticano ad addormentarsi e 6 su 10 lamentano un sonno discontinuo; le 8 ore di sonno restano un miraggio per l’80% degli italiani (il 17% ne dorme meno di 5) e il grado di soddisfazione medio della qualità del proprio sonno è appena sufficiente (6,5 in una scala da 1 a 10). Tra le cause che disturbano un buon riposo, le più frequentemente indicate sono stress (50%), ansia (39%) e preoccupazioni famigliari (38%), seguite da eccessivo caldo/freddo, malattie, preoccupazioni lavorative o economiche. Non stupisce quindi che ben il 93% degli italiani metta in atto qualche escamotage per godersi una notte di buon sonno: evita di bere caffè e tè il 38% e di mangiare pesante la sera il 36%, rende più confortevole la camera con il buio (40%), alla giusta temperatura (37%) e silenziosa (31%); legge un libro il 24%. Ci sono poi alcuni italiani che fanno ricorso a integratori naturali che aiutino a facilitare l’addormentamento e un riposo continuo (21%, in crescita rispetto al 16% del 2019).

«Sebbene il quadro generale non sia perfettamente positivo, l’indagine evidenzia come stia crescendo la consapevolezza dell’importanza di un riposo adeguato, considerato essenziale quanto una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo per la salute e, più in generale, per la qualità della vita. È importante sottolineare che i benefici di un buon riposo sono supportati da evidenze scientifiche e non costituiscono semplicemente aspirazioni irrealistiche. Numerosi studi hanno dimostrato la correlazione tra sonno di qualità e effetti positivi sulla salute mentale, fisica, emotiva e generale. Anche la longevità può essere influenzata» ha commentato Oliviero Bruni, esperto in Medicina del sonno.

Come far percepire il valore delle consulenze in farmacia e fidelizzare i clienti

Come far percepire il valore delle consulenze in farmacia e fidelizzare i clienti

fonte: www.farmaciavincente.it

di Luca Sartoretto Verna

Ricordo una farmacista, Lara, che mi raccontò di aver passato mesi a progettare un servizio di consulenza nutrizionale personalizzata. Studi, corsi, attenzione ai dettagli. Ma quando lo propose, molti reagirono con sorpresa: “Pagare? Ma non è compreso nel prezzo dei prodotti?”
Lara si sentì sminuita. Fino a quando capì che il problema non era il valore del suo lavoro, ma come lo comunicava.

La verità è semplice: le persone pagano volentieri per ciò che percepiscono come professionale, attendibile e svolto in ambienti che ispirano fiducia. Pensate a un ristorante: non paghiamo solo per il cibo, ma per l’esperienza — l’accoglienza, la competenza dello chef, l’atmosfera curata. Perché per la farmacia dovrebbe essere diverso?

🏡 Il primo passo: trasformare lo spazio fisico
Immaginate un angolo dedicato alle consulenze, con sedie ergonomiche, una piccola libreria con guide sulla salute, magari una scrivania ordinata dove il farmacista si siede accanto al paziente, non dietro un bancone.
È qui che nasce la percezione di un servizio premium. Un ambiente che dice: “Qui non si vendono solo prodotti, si costruiscono soluzioni.”

🗣️ Il potere della comunicazione
Quante volte un paziente entra in farmacia chiedendo un farmaco per il mal di testa, e noi ci limitiamo a consegnarlo? Provate a cambiare approccio:

🟢 “Mi racconti com’è iniziato il dolore. Ha provato altri rimedi? Potremmo valutare insieme una soluzione più mirata.”

Questo non è vendere, è ascoltare. E dall’ascolto nasce la fiducia. Quando proponete un servizio a pagamento, fatelo con la stessa naturalezza con cui consigliereste un integratore:

🟢 “Per questo percorso, ho ideato un piano personalizzato. Vorrei spiegarle come funziona e quali benefici potrebbe portarle.”

💰 Siate trasparenti sui prezzi
Un errore comune è nascondere il costo. Siate chiari. Lara, ad esempio, appese un elegante pannello all’ingresso con la lista dei servizi e i costi, accompagnati da testimonianze di pazienti soddisfatti.

📌 “Vedere che altri hanno apprezzato mi ha fatto sentire sicuro di investire”, le confessò un cliente.

🎯 Costruite valore nel tempo
✔️ Offrite un primo incontro gratuito per valutare le esigenze, e proponete un follow-up a pagamento con analisi più approfondite.
✔️ Create pacchetti che uniscano prodotti e consulenze — ad esempio, un kit per il controllo della pressione con due sessioni di monitoraggio incluse.

Dermocosmesi in farmacia: promozioni a basso impatto?

Dermocosmesi in farmacia: promozioni a basso impatto?

fonte: www.pharmaretail.it


Nei volantini della grande distribuzione, la dermocosmesi è la categoria con la maggiore visibilità, mentre nel canale farmacia scivola al quinto posto, superata da segmenti più legati alla cura della salute. Le differenze non si fermano qui: nelle farmacie, le creme per il corpo ricevono più spazio rispetto alla cosmesi viso, mentre nella GDO accade l’opposto. Anche sul fronte dei prezzi emergono divergenze significative: i volantini delle farmacie mostrano un prezzo medio al litro generalmente più basso rispetto alla GDO, con alcune eccezioni.

A fotografare queste dinamiche è l’ultima analisi di QBerg, che ha mappato la presenza della dermocosmesi nelle promozioni della GDO e delle farmacie, evidenziando strategie e posizionamenti differenti. Se nella grande distribuzione i primi 30 produttori coprono oltre il 90% della visibilità, nei volantini delle farmacie la quota lasciata ai brand follower è più ampia, suggerendo un mercato più frammentato.

Cosa determina queste differenze? Si tratta di scelte strategiche o di una risposta a un diverso comportamento del consumatore? E quali spazi di crescita ci sono per la dermocosmesi nel canale farmacia? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Pavone (nella foto), founder QBerg.

Dai vostri dati emerge che la dermocosmesi è molto più visibile nei volantini della GDO rispetto a quelli delle farmacie, dove si ferma al quinto posto. Come si può leggere questa differenza? Dipende più dalle scelte promozionali o da un diverso approccio alla categoria?

Senz’altro dipende dalle scelte promozionali che non sono sempre di facile interpretazione. Quello che possiamo dire sicuramente è che il volantino della GD (strumento di vecchia data, con cui i retailer si assicurano importanti fette di fatturato) deve trattare la bellezza di oltre 570 sottocategorie di prodotto appartenenti al mondo FMCG. Per questo, lo spazio lasciato al cosiddetto “Corner Pharma” (dato che l’analisi prende in esame solo le pagine espressamente dedicate alla parafarmacia) sono limitate. Ha senso, quindi, cercare di ottimizzare una risorsa limitata con prodotti che, oltre ad essere forti driver di spesa, garantiscono una battuta di cassa mediamente più alta.

Guardando alle sottocategorie, nei volantini delle farmacie prevalgono le creme per il corpo, mentre nella GDO domina la cosmesi viso. È un riflesso di ciò che cercano i consumatori in farmacia o dipende dalle strategie commerciali dei punti vendita?

Anche qui mi sento di affermare che si tratta di una conseguenza del punto precedente. La Dermocosmesi Viso garantisce battute di cassa mediamente più alte rispetto a quelle dei prodotti per il corpo. E se ottimizzare vuol dire cercare di massimizzare i ritorni, perché non usare uno strumento a cui il grande pubblico è molto avvezzo e che porta con sé un concetto intrinseco di “offerta”?

Dalla vostra ricerca emerge che il prezzo medio al litro della dermocosmesi nei volantini delle farmacie è più basso rispetto alla GDO, tranne in alcune eccezioni come le Acque speciali. Come possiamo interpretare questo dato? È una leva competitiva o ci sono altri fattori in gioco?

Con i volantini la GD gioca il ruolo della “vecchia volpe”. Abituata ad utilizzare questa leva oramai da decenni, ha sviluppato tecniche di posizionamento che misurano in modo molto accorto il mix e la competitività dei vari prodotti. Su questo fronte sicuramente la farmacia fisica ha da lavorare. Consentitemi di “portare un po’ di acqua al mio mulino”: è proprio per questo che da anni oramai ci sforziamo di “evangelizzare” i clienti sull’adozione di strumenti multicanale come il nostro. Perché insistere a guardare come competitor solo gli operatori del tuo stesso canale è troppo limitativo. Se adesso aggiungiamo anche tutto lo sconvolgimento apportato dall’online nel mondo farmacia, questa non è più una semplice opzione, ma una necessità.

Nei volantini della GDO, i primi 30 produttori coprono oltre il 90% della visibilità, mentre nelle farmacie la quota lasciata ai brand follower è più ampia. Questo significa che il mercato farmacia è più aperto a nuovi ingressi rispetto alla GDO o ci sono altre chiavi di lettura?

Siamo sempre, secondo me, nello stesso ambito. Il volantino GD è una “risorsa scarsa”, molto ambita, per la sua diffusione e visibilità, e quindi costosa. Non mi sorprende che a dividersi questa torta limitata siano pochi player di grandi dimensioni.

L’Oréal, Istituto Ganassini e Avène dalla vostra ricerca risultano i marchi con maggiore presenza nei volantini, sia in farmacia che in GDO. Questa visibilità è frutto di strategie simili nei due canali o ci sono differenze rilevanti?

Gli investimenti promozionali, che nel mondo odierno si articolano su media e “touchpoint” che aumentano di giorno in giorno, richiedono investimenti pesanti da parte delle aziende. Per questo, e mi scuso se mi ripeto, non mi stupisco che a mettere il “carico da 90” sul touchpoint volantino siano soprattutto tre aziende di primaria importanza come quelle citate.

Sulla base della vostra ricerca ed esperienza, quali potrebbero essere dunque le opportunità per le farmacie che vogliono valorizzare meglio la dermocosmesi nelle loro promozioni?

Qui il discorso sarebbe davvero lungo: parliamo infatti di una vocazione, quella della farmacia fisica, che ancora è molto diversa (parlando in ambito promozionale) da quella della GD fisica ma anche da quella delle farmacie online. È un’equazione di cui spesso ho parlato in diversi convegni del settore “farmacia fisica=automedicazione”, mentre per l’online, così come per il volantino della GD, siamo molto più sbilanciati sul benessere/cura persona. Forse questo potrebbe essere uno spunto? Tenuto fermo (paradigma incrollabile, secondo me, ancora per gli anni a venire) il fatto che la farmacia fisica è il presidio privilegiato per il consumatore/paziente, perché non approfittare del veicolo promozionale per attirare in farmacia il consumatore/”cerca benessere”?

Anche nella gestione dell’obesità il farmacista è strategico: l’intervista a Rachele Aspesi

Anche nella gestione dell’obesità il farmacista è strategico: l’intervista a Rachele Aspesi

fonte: www.pharmaretail.it

Anche nella gestione dell’obesità il farmacista è strategico: l’intervista a Rachele Aspesi
Il mercato dei farmaci contro l’obesità sta vivendo un boom senza precedenti: secondo i dati GlobalData, è cresciuto del 32,3% nei principali sette mercati globali – Francia, Germania, Italia, Giappone, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Ma l’obesità è una condizione complessa che richiede più di una semplice terapia farmacologica: servono strategie integrate e un approccio multidisciplinare. Qual è dunque il ruolo della farmacia e dei farmacisti nella gestione di uno dei problemi di salute più rilevante nei Paesi occidentali?

PharmaRetail lo ha chiesto a Rachele Aspesi (nella foto), presidente dell’Ordine dei farmacisti di Varese, farmacista specializzata in Educazione alimentare e Dietetica applicata.

Qual è il ruolo della farmacia e del farmacista nella gestione di una patologia trattata anche con farmaci, il cui uso può essere a rischio di impiego improprio?

Si tratta di farmaci che hanno necessità di prescrizione da parte di uno specialista previa visita del soggetto. Il nostro ruolo è quello prima di tutto di conoscere il farmaco, di dispensare, ma anche di evitarne un utilizzo sbagliato, magari per passaparola. Molti di questi farmaci vengono prescritti con dosi a scalare, compito nostro è spiegare ai pazienti che vogliono accelerare i tempi, arrivando in meno tempo alla dose massima, quanto questo passaggio a dosi successive sia fondamentale per il successo della terapia.

L’obesità ormai è considerata da tutti una patologia, o c’è ancora tanto da fare per superare lo stigma?

Purtroppo c’è ancora tanta strada da fare e molto da spiegare e tanto pregiudizio intorno alla obesità, che viene vista come una malattia da introito calorico eccessivo e scarso consumo calorico, però non è così. Comprende infatti tutta una serie di multifattorialità patologiche che comportano un riconoscimento dell’obesità come una vera patologia. Oggi sentire parlare dell’obesità come malattia ed avere dei farmaci specifici per trattarla è un segnale positivo, anche se da alcuni sanitari non è ancora considerata tale e ancor più nella percezione comune, compresi i caregiver e i pazienti stessi. A molti rimane la convinzione che si tratti di uno scarso autocontrollo nell’alimentazione. Invece il paziente obeso che viene introdotto all’interno di un percorso è consapevole che senza un aiuto multidisciplinare, sarebbe difficile arrivare ad un calo di peso graduale e continuativo, fino ad uscire dall’obesità.

Cosa può fare il farmacista in termini di prevenzione?

La prevenzione della condizione di obesità nasce nell’infanzia, con una buona educazione alimentare. La prevenzione deve essere mirata soprattutto alle famiglie dove già ci sono casi di obesità, per due motivi: da una parte perché c’è un fattore ereditario-genetico, dall’altra perché spesso le abitudini alimentari della famiglia sono scorrette. Per questo, di norma quando c’è soggetto obeso, spesso viene presa in carico tutta la famiglia. In questi anni cominciano ad esserci corsi di educazione alimentare all’interno delle scuole, con programmi scolastici mirati. In farmacia dovremmo fare prevenzione anche su questo, come viene fatto per altri aspetti patologici. Il farmacista può fare prevenzione all’obesità in modo trasversale per esempio quando arriva un paziente con altri sintomi, quali problematiche digestive, difficoltà nelle articolazioni, o ancora cutanee -per le dermatiti nelle pieghe della pelle. Il farmacista può allora consigliare ed indirizzare verso centri specializzati nel trattamento della patologia. Per quanto riguarda i servizi, si può proporre una misurazione impedenziometrica, che rilasci al paziente una prima fotografia corporea che in qualche modo lo renda consapevole della sua composizione fisica, con la quale andare dal medico. Questo perché spesso il paziente obeso è rassegnato al fatto che la sua condizione non sia risolvibile e dunque non agisce: metterlo a conoscenza delle possibilità terapeutiche ad hoc, può dare loro una diversa prospettiva.

Il farmacista ha già una formazione adeguata per questo?

Alcuni sono molto preparati nell’ambito della nutrizione e dell’accompagnamento di questi soggetti. Queste conoscenze possono essere molto utili per accompagnare il paziente che viene seguito dallo specialista, proprio perché il farmacista è a loro disposizione sul territorio.

In questo senso il progetto ObeCare può essere un buon punto di partenza?

ObeCare è un’iniziativa in stretta collaborazione tra Fenagifar e Utifar nata per promuovere la prevenzione e l’educazione sanitaria sul tema dell’obesità, coinvolgendo attivamente i farmacisti. L’obiettivo di ObeCare è quello di sensibilizzare la popolazione e fornire strumenti pratici per aiutare il paziente al banco, che difficilmente chiede consiglio per la sua patologia, che ritiene non risolvibile. Per questo aprire un dialogo con loro è ancora più importante. Nel progetto le farmacie sono pensate come centri di prevenzione e consulenza e i farmacisti protagonisti attivi che offriranno consulenze personalizzate, e questionari diagnostici. L’idea è che grazie alla loro presenza capillare sul territorio, le farmacie possano diventare veri e propri punti di riferimento per la prevenzione e la gestione dell’obesità. La formazione per i farmacisti è mirata, non troppo lunga. Le farmacie che hanno aderito raccoglieranno i questionari i cui dati verranno rielaborati e presentati in un prossimo futuro, con lo scopo di dare un senso al ruolo del farmacista nell’ambito della gestione del paziente obeso.

RIDURRE LE SCELTE AL CLIENTE PER AUMENTARE LE VENDITE: UNA LEZIONE PER LE FARMACIE

RIDURRE LE SCELTE AL CLIENTE PER AUMENTARE LE VENDITE: UNA LEZIONE PER LE FARMACIE

fonte: www.farmaciavincente.it

di Luca Sartoretto Verna

Nel mondo del retail, spesso si pensa che offrire una vasta gamma di prodotti possa soddisfare ogni esigenza del cliente e, di conseguenza, incrementare le vendite. Tuttavia, studi e casi aziendali dimostrano che una scelta eccessiva può confondere il consumatore e ridurre la propensione all’acquisto. Questo fenomeno è noto come “paradosso della scelta”.

Un esperimento emblematico su questo tema è stato condotto dai ricercatori Sheena Iyengar e Mark Lepper nel 2000. In un supermercato, hanno allestito due banchi degustazione di marmellate: uno con 24 varietà e l’altro con solo 6. I risultati sono stati sorprendenti: sebbene il banco con più opzioni attirasse più visitatori (60% contro 40%), il tasso di acquisto era significativamente inferiore. Solo il 3% dei clienti che hanno visitato il banco con 24 marmellate ha effettuato un acquisto, rispetto al 30% di quelli che hanno visitato il banco con 6 varietà. Questo dimostra che una gamma troppo ampia può paralizzare il processo decisionale del cliente, portando all’inazione.

Anche grandi aziende come Starbucks hanno riconosciuto l’importanza di semplificare l’offerta. Di fronte a un calo delle vendite, il CEO Brian Niccol ha annunciato nel 2024 una strategia di riduzione del menu, ritenuto “eccessivamente complesso”, e una revisione dei prezzi per migliorare l’esperienza del cliente e rendere l’offerta più accessibile. Questi cambiamenti mirano a ridurre la complessità per i clienti, facilitando le scelte e incentivando gli acquisti.

ridurre le scelte in farmacia

Cosa possono imparare le farmacie da questi esempi?

In un settore dove la fiducia e la consulenza sono fondamentali, offrire una selezione curata di prodotti può fare la differenza. Ecco alcuni consigli pratici:

  • Selezione mirata: Analizza le esigenze specifiche della tua clientela e focalizzati su prodotti di qualità che rispondano a queste necessità. Evita di riempire gli scaffali con articoli ridondanti o poco richiesti.
  • Consulenza personalizzata: Una gamma più ristretta permette al personale di conoscere a fondo ogni prodotto, offrendo consigli più precisi e aumentando la fiducia del cliente.
  • Layout organizzato: Disporre i prodotti in modo chiaro e accessibile facilita la navigazione del cliente all’interno della farmacia, rendendo l’esperienza d’acquisto più piacevole e meno stressante.
  • Formazione continua: Investi nella formazione del tuo team affinché possano guidare efficacemente i clienti nelle loro scelte, valorizzando i prodotti selezionati.

Meno può essere di più. Riducendo le opzioni e focalizzandosi sulla qualità e sulla consulenza, le farmacie possono migliorare l’esperienza del cliente, aumentare la soddisfazione e, di conseguenza, le vendite.