Farmaci anti-obesità e diabete: un po’ di chiarezza su funzionamento e rischi reali

Farmaci anti-obesità e diabete: un po’ di chiarezza su funzionamento e rischi reali

fonte: www.farmacianews.it

Il dibattito sull’uso sconsiderato dei farmaci agonisti del GLP-1 per fini estetici rischia di oscurarne il reale valore terapeutico. Per ristabilire il giusto equilibrio tra allarme mediatico e realtà scientifica, abbiamo affrontato il tema con il Professor Arrigo F.G. Cicero, Direttore della Scuola di Specializzazione in Scienze dell’Alimentazione dell’Università di Bologna.

Elena D’Alessandri5 dicembre 2025
L’introduzione degli agonisti del GLP-1, come la Semaglutide, ha segnato un punto di svolta nel trattamento dell’obesità e del diabete di tipo 2, grazie alla loro straordinaria efficacia nel controllo metabolico e nella perdita di peso. Tuttavia, la loro recente visibilità mediatica, alimentata dall’uso non autorizzato per fini puramente estetici da parte di figure pubbliche e dello showbiz, ha generato una crisi, prima di approvvigionamento e poi di percezione.

Dopo l’invito alla calma della professoressa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia, per inquadrare correttamente la questione, ci siamo rivolti al professor Arrigo Cicero, direttore della Scuola di Specializzazione in Scienze dell’Alimentazione presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

Cicero, infatti, è autore di un recente commento sul tema pubblicato sul New England Journal of Medicine per approfondire non solo il reale meccanismo d’azione e il valore clinico di questi farmaci, ma anche i rischi sanitari derivanti dal loro utilizzo non supervisionato, le implicazioni di governance legate alla rimborsabilità AIFA e i dati emergenti dalla ricerca scientifica su nuovi trial clinici.

Il valore clinico e il meccanismo d’azione
Il professor Cicero ha definito gli agonisti recettoriali di GLP-1 come «farmaci estremamente rivoluzionari nel loro settore in quanto hanno consentito una svolta nella gestione del paziente con obesità. Benchè il loro profilo di sicurezza sia globalmente molto elevato, lo stesso deve essere conosciuto perché ci sono potenziali rischi connessi alla loro assunzione».

Arrigo Cicero, direttore della Scuola di Specializzazione in Scienze dell’Alimentazione presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna
Questi farmaci, ha continuato, agiscono «sull’attivazione di recettori che si trovano a vari livelli del nostro organismo. Inizialmente si pensava che la collocazione fosse principalmente cerebrale e che quindi l’effetto di questi farmaci fosse concentrato sulla modulazione dei centri della fame a livello di sistema nervoso centrale, mentre nel tempo si è capito che sono distribuiti anche (e non solo) a livello dell’apparato digerente. Il meccanismo di azione centrale è legato alla regolazione della percezione del senso di fame, tanto è vero che alcuni effetti collaterali comunemente descritti non sono altro che una magnificazione dell’effetto del medicinale stesso. La riduzione del senso di fame indotto da questi farmaci è infatti centrale ma anche secondario al rallentamento dello svuotamento gastrico e di quello intestinale, che possono contribuire ad indurre nausea e stipsi. Ma questi effetti, entro certi limiti, non sono altro che gli effetti del farmaco dovuti alla sua intrinseca efficacia».

Farmaci efficaci ma non miracolosi: l’importanza di una informazione corretta
Si tratta quindi di farmaci estremamente efficaci. Tuttavia, come ha sottolineato Cicero, «la loro efficacia nei trial clinici è magnificata dal fatto che i pazienti arruolati sono sempre seguiti non solo farmacologicamente ma anche da un punto di vista dietetico-comportamentale. Ne consegue che la possibilità di ridurre il peso corporeo anche del 20-25% in un anno è concreta laddove il paziente si attenga anche ad uno stile di vita prescritto. Non sono dunque miracolosi, ed è essenziale che tutti i professionisti sanitari siano in grado di trasmettere in modo chiaro questo tipo di informazione».

I rischi dell’uso improprio e della “rincorsa al calo di peso rapido”
Sebbene il profilo di sicurezza sia molto alto, l’uso sconsiderato moltiplica i potenziali pericoli. Il professor Cicero ha circoscritto i rischi più gravi legati alla malagestione: «i pochi effetti collaterali che possono essere rilevanti sono un aumento del rischio di litiasi biliare, di colecistite e l’aumento di rischio di pancreatite».

Questi eventi, sebbene rari, sono spesso innescati dal desiderio di accelerare i risultati. L’esperto ha spiegato il nesso causale: «Le pancreatiti derivano fondamentalmente dal fatto che si vuole accelerare molto sulla rapida perdita di peso accelerando l’aumento delle dosi. Se uno rispetta i tempi di adattamento del corpo, e quindi un calo ponderale più lento, si raggiungono solo vantaggi, in genere più duraturi nel tempo, rispetto ad una perdita di peso repentina che, se non associata ad una rieducazione comportamentale, rischia di produrre una ripresa del peso molto rapida all’interruzione del trattamento».

L’uso improprio può esporre i soggetti non diabetici anche al rischio di ipoglicemie, seppure raramente. Di recente, invece, sono stati studiati i presunti effetti negativi a carico del cuore.

La crisi di governance e il nodo della rimborsabilità AIFA
Il nodo cruciale che alimenta l’uso improprio è la disparità di accesso e rimborso in Italia. Cicero ha precisato che questi farmaci sono rimborsati da AIFA solo in seconda linea per i pazienti affetti da diabete, lasciando per ora scoperti i pazienti con obesità ma non diabetici che devono acquistarli a proprie spese.

Questa politica crea delle distorsioni per cui alcuni pazienti con obesità cercano di accelerare la perdita di peso puntando subito al dosaggio più alto anche per ragioni squisitamente economiche.

Occorre altresì ricordare che «l’uso sconsiderato di questi farmaci ha determinato un problema di carenza di scorte e quindi una indisponibilità per pazienti che realmente ne necessitavano. Questa è stata una importante criticità, in buona parte rientrata. Per il momento il prezzo rappresenta ancora un deterrente anche se i benefici percepiti dal paziente che assume questi medicinali in maniera corretta sono tali per cui spesso in maniera inattesa il reddito non rappresenta la variabile determinante nella scelta di assunzione».

In ogni caso, il ruolo educativo e di filtro dello specialista è essenziale per garantire che l’accesso sia prioritario per chi ha una reale indicazione clinica, distinguendo la terapia cronica da una soluzione estetica temporanea.

Le nuove frontiere della ricerca e le sfumature di genere
In un recente commento pubblicato sul NEJM di cui il professor Cicero è coautore, è stata evidenziata una curiosa disparità di genere negli studi su questi farmaci per cui le donne risultano sovra-rappresentate nei trial sull’obesità, mentre gli uomini in quelli sul diabete.

Trattandosi di farmaci molto studiati con un numero elevatissimo di trial, questa disparità non sembra inficiare sulla sicurezza complessiva per gli eventi avversi comuni: «in un’ottica di valutazione globale degli effetti anche su macro-sottogruppi si fa più fatica a settorializzare, anche rispetto ad analisi su fasce d’età, mentre sugli eventi rari potrebbe esserci un gap dovuto allo sbilanciamento anche se lo stesso da un punto di vista fisiopatologico non dovrebbe determinare grandi differenze.

In un setting controllato, ha aggiunto Cicero, «gli eventi avversi sono bassissimi, quelli che vediamo sul territorio sono in genere imputabili a malagestione. È più interessante capire il meccanismo alla base della differenza di arruolamento in assenza di una ragione reale. Potrebbe trattarsi di un problema di natura culturale o determinato da un maggiore timore negli uomini legato al diabete e quindi una maggior facilità per gli stessi nel farsi arruolare su studi sperimentali di settore mentre per le donne il fattore estetico potrebbe portare ad un loro più facile coinvolgimento in studi sull’obesità».

Infine, la ricerca sta attualmente studiando tante indicazioni diverse per questi farmaci con risultati promettenti a partire dalla perdita di peso – miglioramento delle patologie respiratorie croniche, piuttosto che della funzionalità renale. L’unica “nota dolente” sinora rilevata è il mancato impatto positivo sul declino cognitivo, probabilmente imputabile al fatto che gli studi finora condotti hanno arruolato soggetti in una fase già conclamata e non reversibile di patologia.

Problemi ai capelli: il consiglio della farmacia

Problemi ai capelli: il consiglio della farmacia

fonte: www.farmacianews.it

Tra soluzioni anti-caduta, forfora e capelli devitalizzati: qual è il ruolo del farmacista?

Gabriella Daporto dicembre 2025

Per molti, i capelli hanno un’importanza pari a quella della pelle e ne rispecchiano anche il carattere. Per questo, occorre individuare le varie anomalie che li colpiscono e trovare soluzioni adeguate al trattamento.

Spesso la capigliatura è stressata da shampoo troppo aggressivi, da lavaggi frequenti, dallo styling e dal colore, ma anche il cuoio capelluto può presentare problematiche fastidiose come la forfora, la seborrea e le dermatiti. Infine, si manifestano drammatici diradamenti quando le radici vanno incontro a variazioni dell’hair cycle clock, causando la caduta prematura.

È importante che il farmacista, quando si trova a dover consigliare un trattamento tricologico al proprio cliente, innanzitutto sappia effettuare un approfondito check up.

Una volta individuato il problema e le relative cause, occorre consigliare un trattamento nutri-cosmetico completo ed efficace.

Caduta
In caso di caduta, si parte innanzitutto con prodotti in fiale, lozione o mousse che agiscono inibendo la 5 alfa reduttasi (responsabile della sintesi del diidrotestosterone) o la lisilidrossilasi (responsabile della fibrosi della guaina connettivale che riveste la radice). Si riduce così l’azione degli ormoni androgeni sul follicolo, si previene l’atrofia del bulbo e si contrasta l’infiammazione.

In pratica, la fase di anagen si allunga frenando la caduta e facilitando la ricrescita. I principi attivi sono molecole o complessi brevettati, nati dalla ricerca scientifica dell’industria della cosmesi (ad esempio Aminexil e Biogenina), ma anche Serenoa Repens, Ajuga Reptans e altri ingredienti botanici. Fondamentale importanza hanno le vitamine, i sali minerali (ferro, zinco, rame e selenio) e gli aminoacidi, in particolare la cistina che presenta una elevata concentrazione di zolfo ed è la struttura portante della cheratina.

In casi severi, l’approccio farmacologico alla cura dell’alopecia androgenica è legato al Minoxidil, alla concentrazione del 2 – 5% in soluzione alcoolica.

La vendita complementare è sicuramente lo shampoo + il balsamo che non possono arrestare la caduta, ma, in caso di alopecia, il fusto viene compromesso dalla miniaturizzazione. Occorre quindi utilizzare uno shampoo delicato e specifico e un balsamo per favorire la pettinabilità.

Se c’è forfora
In caso di forfora, seborrea, cuoio capelluto irritato si consiglia uno shampoo per capelli grassi, antiforfora e uno shampoo d’alternanza lenitivo + il balsamo. Lo shampoo seboregolatore risponde all’esigenza di riequilibrare la produzione di sebo senza seccare eccessivamente il cuoio capelluto; quello anti-forfora contrasta la proliferazione della Malassezia ed elimina la forfora presente sul cuoio capelluto grazie ad agenti esfolianti, astringenti e regolarizzanti quali l’acido salicilico, Ortica, Rosmarino, Salvia, Menta, argilla e alghe marine.

Se invece il problema del cliente è legato solo al fusto e i capelli si presentano devitalizzati, spenti, secchi, senza volume si consiglia uno shampoo rinforzante + un balsamo e maschera ristrutturanti che contengano attivi in grado di penetrare in profondità. La maschera ha una funzione curativa, dona ai capelli forza e luminosità e non bisogna applicarla insieme al balsamo, infatti, quest’ultimo, aiutando a chiudere le cuticole, impedirebbe alla maschera di penetrare bene nel capello.

Durante la posa della maschera si consiglia di avvolgere i capelli in una pellicola trasparente, per fare in modo che il calore faciliti la penetrazione dei principi attivi. La posa deve essere di almeno 10 minuti; non usare la maschera quotidianamente perché potrebbe appesantire i capelli.

L’integrazione
Nel protocollo tricologico non deve mai mancare un integratore alimentare. Si consiglia quando i capelli cadono o risultano deboli e fragili a causa di cambiamenti fisiologici o squilibri ormonali. Molteplici sono i componenti dei prodotti presenti sul mercato: antiossidanti (licopene, thè verde, semi d’uva, resveratrolo, flavonoidi, Goji, cardo mariano), vitamine (B, E, C, biotina), minerali (zinco, rame, ferro, silicio, selenio), aminoacidi solforati (cisteina, metionina, cistina, arginina, taurina), aminoacidi essenziali (omega 3, 6, 9, olio di pesce, olio di semi di Ribes nero, di lino, di Enotera, ornitina), collagene, ac. ialuronico, Reishi, Serenoa Repens, Ajuga Reptans, Galeopsis.

Gli integratori anticaduta da consigliare alla donna in menopausa sono formulati a base di isoflavoni e fitosteroli da Soia fermentata che inibiscono l’attività del DHT occupandone il recettore e svolgendo attività estrogenica.

Per combattere la forfora si consigliano i probiotici. Come per tutti gli integratori, è necessaria l’assunzione almeno per 3 mesi. Importante è quindi, per il farmacista, rivalutare il comparto tricologico impegnandosi nel check up, nel consiglio e nella vendita abbinata per assicurare i migliori risultati al cliente/paziente e favorire lo scontrino lungo.

Si possono presentare i seguenti sei casi problematici:

alopecia androgenetica uomo
alopecia androgenetica donna in menopausa
telogen effluvium lieve(stagionale), acuto e cronico
forfora, seborrea, irritazioni del cuoio capelluto
capelli devitalizzati, spenti, secchi
pediculosi

Regali di Natale in farmacia: abbiamo chiesto consiglio a tre pharmainfluencer

Regali di Natale in farmacia: abbiamo chiesto consiglio a tre pharmainfluencer

fonte: www.pharmaretail.it

Regali di Natale in farmacia: abbiamo chiesto consiglio a tre pharmainfluencer
È appena passato il Black Friday, appuntamento di scontistica prenatalizia importato dagli Usa e ormai entrato anche nelle abitudini del nostro Paese. L’impatto sul mercato della farmacia quest’anno è stato relativo, anche se ha portato un po’ di boost all’area commerciale.

Adesso il prossimo appuntamento è quello di Natale. Se fino a qualche tempo fa la farmacia non era considerata il luogo più adatto in cui trovare idee regalo, da qualche anno grazie alle proposte delle aziende e la tendenza a fare regali ‘utili’, il Natale può essere l’occasione per proporre a chi entra in farmacia soluzioni con prezzi contenuti e di valore. PharmaRetail ha chiesto a tre Pharmainfluencer come sfruttare questa occasione di vendita.

Farmacia luogo dei regali per prendersi cura
Leyla Bicer, su instagram la_bicer (140mila follower), ha recentemente pubblicato un Reel con dieci idee regalo che si possono trovare in farmacia: dalla crema mani, alla saponetta profumata, dal mascara al cofanetto con creme viso. La scelta parte da pochi euro fino a 15 euro, e chiude affermando “liberi di fare regali dove volete, ma non dite che in farmacia ci sono solo cose brutte”. È vero che «spesso la farmacia viene vista solo come il posto dove vai quando stai male. In realtà, soprattutto a Natale, può diventare il luogo dei “regali che si prendono cura”, diversi dai soliti oggetti comprati di corsa all’ultimo minuto» ha spiegato Vincenza Angelucci, alias lafarmacistamamma (52800 follower) a PharmaRetail. «Per sfruttare bene questo periodo, secondo me servono due cose: far vedere e far capire. Far vedere, cioè creare angoli ben riconoscibili con cofanetti e idee regalo, magari suddivisi per fasce di prezzo (“idee regalo sotto i 20 €”) e per persona» continua Angelucci. Qualche esempio: «regalo per la mamma stanca che ha bisogno di un momento spa a casa; regalo per la neo-mamma con prodotti delicati per pelle e capelli nel post parto; regalo per la mamma pratica che ama cose utili ma belle (creme mani, stick labbra, trattamenti viso semplici ma efficaci)». Invece, «far capire significa raccontare in modo semplice che non stai vendendo solo una crema, ma un gesto di cura: un kit per la skincare che aiuta una mamma a ritagliarsi 10 minuti per sé la sera, un cofanetto corpo che diventa la sua “spa in bagno” dopo che i bambini dormono. Se colleghi il prodotto alla vita reale delle persone, la farmacia smette di essere un posto “triste” e diventa un alleato di benessere».

Natale, occasione ideale per valorizzare il reparto cosmetico
Il Natale, ci spiega Jonathan Granatieri, (@farmacista di TikTok su TikTok con 119mila follower e Instagram dove conta 120mila follower e @Farmacista di Fiducia Facebook, con 98.600 follower) «è un momento strategico anche per le farmacie, anche se spesso non vengono percepite come un luogo dove acquistare regali. In realtà, negli ultimi anni i clienti cercano sempre di più prodotti utili, di qualità, facilmente reperibili e la farmacia è uno dei posti più affidabili per questo. Il periodo natalizio è l’occasione ideale per valorizzare il reparto cosmetico e dermocosmetico, proponendo idee regalo che uniscano cura della persona e sicurezza del consiglio professionale». Per quanto riguarda «le tante proposte delle aziende, la scelta dovrebbe partire dall’identità della singola farmacia: conoscere il proprio pubblico e capire quali brand sono già riconosciuti e apprezzati dai clienti aiuta a creare coerenza» sottolinea Granatieri. «È importante puntare su linee che garantiscano efficacia, tollerabilità e un buon rapporto qualità-prezzo, ma anche packaging curati e kit già pronti che facilitano la scelta last-minute».

La cura e la salute sempre al centro
La farmacia può diventare luogo di acquisti natalizi, ma «a mio parere deve restare centrata su quello che è il suo essere comunque un consulente di salute, pur senza rinnegare l’aspetto commerciale» spiega a PharmaRetail Giacomo Pisano, @il_socialmente_farmacista (334mila follower). «Per cui anche a Natale, secondo me, bisogna mettere al centro contenuti che siano comunque facilmente identificabili dalle persone per la risoluzione di un problema. Quindi fare proposte commerciali di idea regalo che sia però in grado di risolvere un problema legato alla salute o al benessere» spiega Pisano. Per esempio «nella cosmesi, prendiamo il problema della pelle secca: si possono fare proposte con brand che offrono prodotti specifici che lo risolvano con proposte anche esteticamente attraenti». Certamente, «a Natale si vogliono regalare cosmetici che abbiano sensorialità e che siano anche belli: allora si possono proporre detergenti corpo profumati, ma che rispettino la pelle, quindi uniscano la piacevolezza cosmetica alla salute della pelle». L’errore che non deve fare il farmacista, secondo Pisano, è quello di far prevalere «l’aspetto scontistico, su cui puntano molto sia la grande distribuzione, sia le grandi catene, ma l’aspetto di cura e di salute deve essere sempre al centro».

Il ruolo chiave della prevenzione e del farmacista nella lotta all’osteoporosi

Il ruolo chiave della prevenzione e del farmacista nella lotta all’osteoporosi

Fonte: www.farmacianews.it

In occasione della Giornata Mondiale dedicata al tema, grande attenzione è stata data alla necessità di diagnosi precoce, trattamenti efficaci e prevenzione, fronte quest’ultimo su cui il farmacista può fare la differenza.

L’osteoporosi, una malattia caratterizzata dalla progressiva riduzione della massa ossea e dal conseguente aumento del rischio di fratture da fragilità, in particolare a vertebre, femore e polso, è una condizione che decorre spesso asintomatica, con una diagnosi che arriva sovente soltanto a seguito di un evento traumatico.

I numeri della fragilità: impatto globale e nazionale
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte richiamato l’attenzione su una patologia dai costi sanitari e sociali molto elevati.

A livello globale, si stima che oltre 500 milioni di persone siano affette da osteoporosi, in prevalenza donne over50, e che ogni anno si verifichino fino a 37 milioni di fratture da fragilità, pari a circa 70 al minuto.


A ciò si aggiunge che fino all’80% delle persone con fratture osteoporotiche non ha ricevuto diagnosi né trattamento specifico prima dell’evento.

La situazione italiana conferma la gravità del fenomeno: nel nostro Paese l’osteoporosi colpisce circa 5 milioni di persone – il 7,7% della popolazione italiana secondo i dati ISTAT 2023 –, di cui l’80% sono donne in post-menopausa.

La prevalenza aumenta drasticamente con l’età: oltre i 74 anni, l’osteoporosi colpisce il 30,7% degli italiani, con il picco allarmante del 45,4% delle donne in questa fascia anagrafica.

La campagna 2025: l’inaccettabile negligenza
Il tema della Giornata Mondiale 2025, che si celebra ogni anno il 20 ottobre, “It’s Unacceptable – Stop the neglect of bone health!” (“È inaccettabile – Basta trascurare la salute delle ossa!”), si è concentrato su un duplice obiettivo: rilanciare l’importanza di proteggere le ossa fin dall’infanzia, promuovendo in particolare l’attività fisica, invitando al contempo professionisti sanitari e decisori politici a dare priorità alla salute ossea, dalla diagnosi precoce all’attivazione di servizi di assistenza post-frattura, valorizzando le tecnologie e un’ampia gamma di trattamenti efficaci.

Il valore della prevenzione: dall’infanzia alla menopausa
La prevenzione primaria dell’osteoporosi è difatti fondamentale e deve iniziare precocemente. Il picco di massa ossea raggiunto intorno ai 20-25 anni influenza direttamente la probabilità di sviluppare la patologia in età avanzata. Dopo tale picco, il riassorbimento osseo tende a prevalere, in particolare con l’insorgenza della menopausa nelle donne.

Per quanto l’eziopatogenesi sia multifattoriale, molti fattori sono modificabili attraverso lo stile di vita.

Sensibilizzazione e prevenzione iniziano in farmacia
Da sempre il farmacista rappresenta per i cittadini la prima figura di riferimento cui chiedere consigli di salute. Proprio per questo è importante che questa figura, insieme al medico di medicina generale, informi e sensibilizzi i cittadini su alcuni aspetti essenziali di prevenzione primaria:

adottare e mantenere uno stile di vita attivo;
fare attenzione all’alimentazione, con particolare riguardo all’assunzione di adeguate quantità di calcio e Vitamina D – sottolineando anche l’importanza dell’esposizione solare – e riducendo l’eccessivo consumo di sale;
non fumare e limitare o evitare il consumo di alcol, che riducono l’attività delle cellule che “costruiscono l’osso”.
Ancora, è importante sottolineare l’importanza di mantenere nel corso della vita un peso ottimale perché sia l’eccessiva magrezza sia sovrappeso e obesità rappresentano un fattore di rischio.

Il valore della diagnosi precoce
Altresì, con l’insorgenza della menopausa nelle donne o dopo i 70 anni negli uomini, è essenziale che il farmacista solleciti il paziente a rivolgersi al proprio medico per una valutazione delle condizioni delle ossa.

L’identificazione precoce dell’osteoporosi, infatti, consente l’attuazione di misure finalizzate al rallentamento o all’arresto della malattia e alla prevenzione delle fratture da fragilità.

La moderna farmacia dei servizi svolge infine anche un ruolo chiave nel monitoraggio dell’aderenza alle terapie, avendo modo di identificare i pazienti più a rischio che assumono farmaci o sono affetti da patologie che possono favorire l’insorgenza dell’osteoporosi.

Antibiotico resistenza: un’emergenza crescente in cui i farmacisti possono fare la differenza

Antibiotico resistenza: un’emergenza crescente in cui i farmacisti possono fare la differenza

fonte: www.farmacianews.it

Secondo i dati più recenti, un’infezione batterica su sei non risponde ai trattamenti disponibili e qui il professionista del banco può raccomandare al paziente di sensibilizzazione e adeguata aderenza alle terapie.

I dati relativi all’antibiotico resistenza non possono che allarmare: secondo le statistiche disponibili un’infezione batterica su sei non risponde ai trattamenti disponibili. Nel contesto europeo, ogni anno più di 670mila infezioni da batteri resistenti causano oltre 35mila decessi, di cui circa 12mila in Italia.

«La prescrizione corretta delle terapie antibiotiche – ha sottolineato con forza durante il Congresso Nazionale AAIITO – Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri Donatella Bignardi, allergologa AAIITO e responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Allergologia dell’IRCCS Policlinico San Martino di Genova – è di sostanziale importanza per limitare l’emergenza della resistenza antimicrobica. Basti pensare che nel 2019 si sono verificate nel mondo quasi 5 milioni di morti associate alla resistenza agli antibiotici (di cui 1,27 milioni direttamente attribuibili) e le proiezioni, in assenza di misure di prevenzione, indicano un possibile raddoppio entro il 2050».

L’allergia agli antibiotici, e in particolare alle penicilline, ha spiegato ancora la Bignardi, «è un problema sottovalutato di sanità pubblica. Fino al 20% dei pazienti nel mondo si dichiara allergico, ma nel 90% dei casi la diagnosi non viene confermata da test specifici. Questo porta spesso all’uso di antibiotici di seconda linea, meno efficaci e più tossici, con conseguenze sulla salute del singolo e sull’intera collettività».


È proprio in quest’ambito che si gioca una parte della battaglia: ridurre le etichette ingiustificate di allergia significa preservare opzioni terapeutiche migliori e limitare l’uso di sostituti inadeguati, causa potenziale di resistenza. «Molti pazienti vengono etichettati come allergici sulla base di sintomi poco specifici o reazioni passate non più verificabili. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, al termine dell’iter diagnostico l’allergia non è riscontrabile. Senza una rivalutazione allergologica accurata, questi pazienti vengono esclusi dai trattamenti più efficaci e costretti a ricorrere ad antibiotici alternativi, favorendo così l’insorgenza di resistenze batteriche».

La pratica del delabeling (rimozione dell’etichetta di “allergico” a seguito di test negativi) è già diffusa in altri Paesi, ma in Italia è frenata da una carenza di centri specialistici e risorse adeguate. Una survey AAIITO (in via di pubblicazione) ha evidenziato una carenza rilevante, sia numerica che in termini di organico, dei centri italiani che si occupano di allergie ai betalattamici: una debolezza strutturale che ostacola l’adozione generale delle pratiche di delabeling, necessarie al contenimento delle resistenze.

«Una valutazione allergologica ben condotta tutela il paziente – prosegue Bignardi – e, al tempo stesso, la collettività. Serve dunque una rete di centri dedicati e il riconoscimento strategico dell’Allergologia nei percorsi multidisciplinari di stewardship antibiotica. Solo così si può affrontare efficacemente questa emergenza globale».

In questo contesto anche il farmacista può rivestire un ruolo importante nel raccomandare al paziente l’importanza di verificare con un allergologo in sede opportuna l’effettiva presenza di un allergia alle penicilline.

Sempre di recente durante l’evento “Antibiotico-resistenze in urologia’, promossa dalla Società italiana di urologia (Siu) è stata illustrata l’iniziativa Maga one – Make Antibiotics Great Again che intende riportare al centro il corretto impiego degli antibiotici nella gestione delle infezioni urinarie.

L’iniziativa si propone di sviluppare linee di indirizzo clinico-terapeutiche a rapida consultazione per i professionisti sanitari; creare un osservatorio nazionale multidisciplinare sull’uso dell’antibioticoterapia e dell’antibioticoprofilassi in urologia; avviare la certificazione di centri di riferimento per la gestione delle infezioni urinarie e la prevenzione delle recidive; promuovere campagne di informazione al pubblico per scoraggiare l’autoprescrizione e sensibilizzare sull’importanza dell’uso corretto degli antibiotici.

In parallelo, la Siu ha annunciato l’attivazione di una Fad (formazione a distanza) nazionale sul tema delle antibiotico-resistenze in urologia, rivolta a medici di tutte le specialità, farmacisti, infermieri e ostetriche. Durante lo stesso evento Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) ha ribadito l’importanza di affrontare con urgenza il tema dell’antibioticoresistenza e di quanto questo problema non riguardi soltanto i medici, ma anche il mondo veterinario e alimentare, dove gli antibiotici vengono impiegati negli allevamenti.

È di fondamentale importanza, infine, sensibilizzare la popolazione a utilizzare gli antibiotici solo dietro prescrizione medica e responsabilizzare medici, farmacisti e pazienti verso un loro uso corretto e consapevole.

Come sta cambiando la comunicazione della salute? Sette trend dalla ricerca IULM

Come sta cambiando la comunicazione della salute? Sette trend dalla ricerca IULM

fonte: www.pharmaretail.it

La comunicazione della salute sta cambiando volto, spinta dall’innovazione tecnologica dell’intelligenza artificiale che sta contribuendo a ridefinire il modo in cui la salute viene raccontata, percepita e condivisa e le trasformazioni culturali e i nuovi bisogni sociali. Ad analizzare i cambiamenti della comunicazione, mappare le traiettorie emergenti e individuare le differenze generazionali, una ricerca condotta dal CECOMS – Università IULM.

Un ecosistema di fiducia e partecipazione
L’indagine della IULM, basata su piattaforme di analisi predittiva e modelli linguistici generativi, tra cui Nextatlas, Glimpse ed Exploding Topics, ha esplorato migliaia di conversazioni digitali, rapporti internazionali e studi accademici individuando i sette trend che stanno ridefinendo la comunicazione della salute. «La comunicazione della salute sta diventando un ecosistema di fiducia e partecipazione, dove l’intelligenza artificiale può contribuire a rendere la cura più empatica, spiegabile e condivisa» ha spiegato Stefania Romenti, Professoressa Ordinaria di Comunicazione Strategica e Direttrice CECOMS, Università IULM, in occasione della presentazione della ricerca nella giornata di confronto “Comunicare la salute. Bisogni informativi e direzioni future della comunicazione medicale”. E ha proseguito: «Nella nostra ricerca abbiamo visto emergere nuovi linguaggi: la prevenzione come infrastruttura sociale, la salute emotiva come bene collettivo e la trasparenza tecnologica come forma di etica. È un cambiamento che restituisce centralità alle persone e alla relazione come fondamento della cura e in cui l’innovazione trova il suo volto più umano». Sono trend che la farmacia può sfruttare e valorizzare nei confronti dei suoi pazienti.

I principali trend individuati dalla ricerca

La prevenzione emerge come primo asse di trasformazione: cresce dell’86% l’interesse verso pratiche preventive, e oltre la metà dei cittadini europei (52,8%) si dichiara disponibile a condividere i propri dati di salute con operatori sanitari.
La salute emotiva entra al centro del discorso pubblico come responsabilità collettiva, superando lo stigma della fragilità. Le narrazioni di “vulnerable moment” crescono del 150%, e nella GenZ, oltre il 52% dichiara sintomi di burnout.
La fiducia torna a essere il principale capitale simbolico della sanità, fondata su trasparenza, spiegabilità e accountability. In Europa, l’82% dei cittadini dichiara che maggiore trasparenza sui limiti dell’AI aumenterebbe la fiducia. Per le nuove generazioni, la fiducia passa dalla trasparenza delle fonti: il 72% della GenZ non considera affidabile un’informazione sanitaria online senza indicazione delle fonti.
L’intelligenza artificiale si afferma come strumento empatico e spiegabile, capace di restituire calore alle interazioni digitali. Gli ospedali che investono nella comunicazione interna e nello storytelling relazionale ottengono maggiore adesione dei pazienti e reputazione esterna.
L’innovazione radicale: la comunicazione dell’innovazione deve spiegare ciò che è sperimentale e ciò che è applicabile, per non erodere fiducia. La Gen Z e i Millennials, più esposti ai contenuti divulgativi online, chiedono linguaggi semplici, storytelling accessibile e fonti verificabili.
La transizione demografica riscrive la longevità come risorsa sociale. L’invecchiamento non è più una fragilità, ma una risorsa sociale: il 63% degli over 70 partecipa ad attività di volontariato o supporto familiare. Comunicare la salute, in questa prospettiva, significa raccontare la longevity positiva, una longevità che genera valore.
L’ibridazione culturale tra Oriente e Occidente ridefinisce la salute come esperienza culturale e comunitaria. In Europa il 28% degli over 60 ha utilizzato terapie complementari negli ultimi 12 mesi. La salute diventa un linguaggio culturale fluido, in cui spiritualità e scienza, performance e autenticità convivono.