Fonte: www.federfarma.it

In Italia, le contraffazioni di medicinali e principi attivi causano ogni anno una perdita di quasi 1,6 milioni di euro al mercato legale del farmaco, che diventano più di 1,8 se si considerano anche le ricadute indirette. A patire i danni maggiori è ovviamente l’industria, ma dato che l’effetto principale delle falsificazioni è quello di sottrarre domanda e vendite ai canali regolari anche la farmacia patisce la sua quota di danni. Assieme all’intero sistema-paese, perché la contraffazione “ruba” allo Stivale circa quattromila posti di lavoro nel solo comparto farmaceutico e altri diecimila nell’indotto.

Numeri e stime arrivano dall’ultimo Report dell’Euipo, l’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale, sul costo economico delle falsificazioni nel settore farmaceutico. La fotografia che ne emerge ritrae fedelmente il livello della minaccia rappresentata dal fenomeno: a causa della contraffazione, ogni anno viene perso in tutta Europa il 4,4% delle vendite, per un valore globale di 10,2 miliardi di euro. Poi ci sono le ricadute sui settori connessi (altri sette miliardi) e quindi la mancata occupazione: quasi 91mila posti di lavoro persi ogni anno. Per finire, ammontano a 1,7 miliardi di euro le entrate fiscali e tributarie che annualmente gli Stati Ue non riescono a riscuotere.

Poi ci sono gli effetti collaterali: nei Paesi del Vecchio continente, dove la farmacia rimane il canale di vendita più utilizzato, i contraffattori sono alla continua ricerca di brecce dalle quali immettere nella filiera i loro falsi. E il parallel trade può trasformarsi in una di queste brecce, come dimostra una delle due “case histories” riportate dallo studio dell’Euipo. Il palcoscenico è la Germania (punto di convergenza delle esportazioni parallele di mezza Europa, in virtù di una legge che incentiva la dispensazione in regime di rimborso di farmaci importati per ridurre la spesa pubblica) e l’anno è il 2014: in seguito alla segnalazione di una farmacia di Amburgo, il Bundesinstitut für Arzneimittel und Medizinprodukte (l’equivalente tedesco dell’Aifa) diffonde un avviso in cui invita i farmacisti a controllare con attenzione le giacenze di Sutent, un antitumorale della Pfizer importato da Orifarm, il principale “parallel trader” tedesco. Le verifiche portano al sequestro di una settantina di confezioni, provenienti da un fornitore romeno che viene subito inserito nella black list. Gli accertamenti, in particolare, rivelano che le confezioni romene contengono pillole di colore diverso dalle originali, prive del marchio Pfizer, e gli stessi flaconi hanno forma differente. Ulteriori indagini, poi, svelano che un anno prima pure un altro importatore tedesco, CCpharma, aveva acquistato Sutent dalla Romania e aveva poi sospeso gli ordini, come già aveva fatto con altri fornitori bulgari, ungheresi e polacchi. Ed è proprio per episodi di questo genere che dalla primavera scorsa l’Abda, l’associazione delle farmacie e dei farmacisti tedeschi, preme sul governo perché venga ridimensionata la legge sulle importazioni parallele. (AS)