fonte: www.farmacista33.it

Dalla FIP il report sull’importanza del farmacista di comunità nell’educazione delle buone pratiche igieniche nell’ambito della promozione della self-care
L’educazione del paziente alle buone pratiche igieniche, come parte integrante della self-care, passa anche dai farmacisti al banco, ma mancano un’adeguata formazione specifica e linee guida standard. Questo è stato sottolineato dal recente report “What community pharmacy teams need to support good hygiene as part of people’s self-care” pubblicato dalla FIP (Federazione Farmaceutica Internazionale) sulla base dei dati relativi al ruolo dei farmacisti raccolti sia dalla letteratura scientifica, sia con una survey on-line che ha coinvolto in particolare i professionisti provenienti dal Sud Est Asiatico, Medio Oriente e Sud Africa.

Come è cambiato il consiglio a banco pre e post pandemia
La self-care non è solo stare bene evitando le malattie, ma riguarda lo stile di vita, i fattori ambientali, quelli socioeconomici, fino l’automedicazione e l’igiene. In particolare, è stato visto un cambiamento nel consiglio sull’igiene personale e ambientale da parte dei farmacisti in pre e post pandemia. Se prima i pazienti erano interessati per lo più a suggerimenti riguardo l’igiene orale, con l’avvento di Covid-19 i farmacisti hanno assunto un ruolo di primo piano nell’educazione sanitaria più in generale. Per esempio, le indicazioni erano focalizzate su come praticare correttamente il lavaggio delle mani e su come usare senza errori i disinfettanti sulle superfici e sulla pelle. Su questo aspetto la survey ha evidenziato come la competenza dei farmacisti si sia basata sullo studio delle etichette e dei fogli esplicativi dei prodotti utilizzati. Inoltre, le informazioni, anche da parte di canali ufficiali, non sempre coerenti le une con le altre, hanno generato una sensazione di incertezza nei pazienti e negli operatori sanitari. Lo sforzo nel chiarire i dubbi dei pazienti su disinfezione e self-care, ha contribuito significativamente nel contenimento di Covid-19, proteggendo soprattutto i gruppi più fragili come bambini, anziani e persone che già stavano affrontando una malattia. Superata la fase pandemica, i farmacisti intervistati hanno sottolineato come il loro aiuto al banco si è focalizzato maggiormente sull’uso appropriato degli antibiotici, sulle buone pratiche igieniche e sull’utilizzo corretto dei prodotti da pulizia personali e per la casa, fino alla prevenzione delle infezioni respiratorie e gastrointestinali. Contribuiscono anche a rendere i pazienti più consapevoli riguardo la propria salute in viaggio e fanno corretta informazione nella prevenzione nella sfera sessuale.

Mancano competenze specifiche
Nonostante tutto, segnalano la mancanza di un’adeguata preparazione con una formazione dedicata a questi temi. Il contributo essenziale sull’igiene svolto dal farmacista di comunità è, infatti, ormai indubbio, ma il problema della scarsa formazione rimane. Il report evidenzia proprio un vuoto in termini di linee guida e raccomandazioni standardizzate, oltre che una limitata offerta di programmi e corsi ad hoc. Non solo, infatti la mancanza di personale, l’estensione dell’orario di apertura, la scarsa conoscenza o l’inesperienza e, certamente, l’assenza di tempo a banco rimangono gli ostacoli principali nell’assistenza e consiglio ai pazienti. Accedere ad una formazione adeguata è il punto cardine, come sottolineato dai farmacisti intervistati, per poter svolgere al meglio la professione.