Facoltà di Farmacia: 3 studenti su 4 sono donne, iscrizioni in calo

Facoltà di Farmacia: 3 studenti su 4 sono donne, iscrizioni in calo

fonte: www.farma7.it

Il 75% degli iscritti alla facoltà è donna, ma le iscrizioni sono in calo dal 2018. Sono tra i risultati emersi dalla XXVI Indagine sulla Condizione occupazionale dei laureati, che AlmaLaurea realizza con cadenza annuale dal 1998, monitorando l’inserimento lavorativo nei primi cinque anni successivi al conseguimento del titolo.

La XXVI Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati di AlmaLaurea conferma il calo delle iscrizioni a Farmacia e una flessione del numero di laureati. Alto il tasso di occupazione: 84 su 100 trovano lavoro entro un anno dalla laurea, 91 su 100 entro 5 anni.
L’Indagine, realizzata a uno, tre e cinque anni dal titolo, restituisce un’ampia fotografia dell’inserimento nel mercato del lavoro dei laureati, delle caratteristiche dell’impiego trovato, tra cui la professione e la retribuzione, dell’utilizzo nel lavoro delle competenze acquisite all’università.

I dati della facoltà di Farmacia

Analizzando nello specifico la fotografia sul corso di laurea in farmacia, Il 75% degli iscritti a Farmacia è donna, ma il percorso per arrivare alla laurea non è semplice: oltre il 60% si laurea fuori corso, con un’età media di 26,8 anni. Nel 2023 i laureati in farmacia e in farmacia industriale sono stati poco più di 4.030, in progressivo calo dal 2018 (quando erano 5080). Il 47,7% sceglie di proseguire nella formazione post-laurea.

La flessione del numero dei laureati si riflette sul mercato del lavoro, dove i farmacisti trovano facilmente occupazione: 84 su 100 ci riescono entro un anno dalla laurea, percentuale che sale a 91 su 100 a cinque anni dal conseguimento del titolo. La tipologia dei contratti vede la netta prevalenza di quelli a tempo indeterminato (70,8%), mentre i contratti a tempo determinato sono il 9,1%. Solo il 5,6% avvia un’attività in proprio.

Sul fronte delle retribuzioni, il Rapporto registra uno stipendio mensile netto per i farmacisti pari a 1.478 euro a un anno dalla laurea e pari a 1.709 euro per gli occupati a cinque anni dal titolo.

Delle difficoltà di reperire personale in farmacia e della soddisfazione dei lavoratori si è occupato Pharmacy Scanner con una survey

Ondate di calore: i consigli al banco per anziani e fragili

Ondate di calore: i consigli al banco per anziani e fragili

fonte: www.farma7.it

Arrivano dalla Fimmg, la Federazione italiana dei medici di famiglia, e da Sima, la Società italiana di medicina ambientale, i consigli per affrontare le sempre più frequenti ondate di calore. Il farmacista, in particolare, potrà far presente ai propri pazienti più anziani e vulnerabili quali precauzioni adottare nelle ore di caldo più intenso.

La Federazione italiana dei medici di famiglia raccomanda ai pazienti anziani e fragili di mettersi al riparo dal caldo, curando in particolare l’alimentazione, che deve essere leggera, e l’idratazione, anche se non si avverte lo stimolo della sete.
I consigli della Fimmg per queste giornate di caldo intenso, pubblicate anche su Quotidiano Sanità, sono da suggerire sia ai pazienti più anziani, sia a quelli fragili o con patologie croniche, ma sono sempre validi per tutti e per tutta l’estate.

  • Rimanere idratati: bere almeno 1,5/2 litri di acqua al giorno, anche se non si avverte la sete. Evitare bevande alcoliche, zuccherate o gassate.
    • Evitare le ore più calde: non uscire e non svolgere attività fisica nelle ore più calde della giornata, solitamente tra le 11 e le 17.
    • Indossare abiti leggeri: utilizzare abiti di colore chiaro e in tessuti naturali come cotone e lino, che permettono una migliore traspirazione della pelle.
    • Prediligere ambienti freschi: trascorrere il più tempo possibile in ambienti freschi e ventilati. Se necessario, utilizzare ventilatori o condizionatori, assicurandosi di non esagerare con la differenza di temperatura rispetto all’esterno.
    • Alimentazione leggera: consumare pasti leggeri, ricchi di frutta e verdura, evitando cibi pesanti e molto conditi che aumentano la sensazione di calore.
    • Rinfrescarsi regolarmente: fare docce o bagni freschi per abbassare la temperatura corporea. In alternativa, utilizzare panni umidi su polsi, fronte e collo.
    • Monitorare la salute: prestare attenzione ai segni di disidratazione o colpo di calore, come mal di testa, vertigini, debolezza, nausea o crampi muscolari. In caso di sintomi sospetti, contattare immediatamente un medico.
    • Evitare l’esposizione diretta al sole: utilizzare cappelli a tesa larga, occhiali da sole e creme solari con alto fattore di protezione quando si deve uscire.
    • Pianificare le attività: organizzare le attività giornaliere in modo da evitare le ore più calde e privilegiare le prime ore del mattino o la sera.
    • Assistere i più fragili: verificare regolarmente le condizioni di salute di familiari, amici o vicini anziani o fragili che vivono soli.

Attenzione ai più fragili
Sima precisa che i soggetti più a rischio sono bambini, anziani, cardiopatici e chi soffre di malattie respiratorie, a partire dall’asma. Preoccupa, in particolare, il forte aumento della frequenza e dell’intensità delle di calore e di polvere sahariana, un fenomeno che impatta in modo diretto sull’ambiente e sulla salute pubblica.

Questi fenomeni sono responsabili di disturbi lievi, come crampi, svenimenti, edemi, ma anche gravi, dalla congestione alla disidratazione, pericolosi per la salute di persone con patologie croniche preesistenti.

Diffusione digitale Vs realtà territoriale

Diffusione digitale Vs realtà territoriale

fonte: www.farmacianews.it

L’uso del web e dei social media ha raggiunto livelli senza precedenti, permeando ogni aspetto della vita quotidiana. Dal modo in cui comunichiamo e interagiamo con gli altri all’accesso alle informazioni e, persino, alla nostra percezione del mondo, questa diffusione sta lasciando un’impronta indelebile sulla società moderna

Emanuela Belloni25 giugno 2024
Piattaforme come Facebook, Twitter, Instagram e TikTok sono diventate i nuovi centri sociali virtuali, dove miliardi di persone si incontrano, condividono idee, esperienze e creano connessioni. La diffusione globale di queste piattaforme ha reso il mondo più interconnesso che mai, abbattendo le barriere geografiche e culturali e creando comunità online di ogni genere.

Da una parte, il digitale ha rivoluzionato il modo in cui ci esprimiamo e socializziamo, dall’altra, i social media hanno reso la comunicazione istantanea e accessibile a tutti, permettendo alle persone di condividere pensieri, immagini e video in tempo reale. Questo cambiamento ha avuto un impatto significativo sul giornalismo, sulla politica, sulle dinamiche di acquisto e, persino, sulle relazioni interpersonali, influenzando la narrazione pubblica, le scelte individuali e il flusso delle informazioni, come chiaramente visibile ogni giorno, anche in farmacia.


Gli ultimi dati del Digital 2024 Global overview report, pubblicati a fine febbraio da We are social, rivelano come oggi le persone attive sui social media nel mondo abbiano superato i 5 miliardi (266 milioni in più nell’ultimo anno). Il tempo di connessione alle piattaforme social ha raggiunto 2 ore e 23 minuti al giorno, con una distribuzione anagrafica sempre più ampia.

L’Italia non fa eccezione e, a parte alcune peculiarità, i comportamenti degli italiani sono in linea con le tendenze mondiali. Infatti, a fronte di una popolazione di poco più di 58 milioni e mezzo di unità, sono quasi 43 milioni gli utilizzatori dei social media e ben 51,7 milioni gli user individuali di Internet, una cifra che rappresenta l’88% dell’intera popolazione.

Il tempo di utilizzo, poi, è senza dubbio rilevante, si tratta di 5 ore e 47 minuti reali di connessione Internet giornaliera (va tenuto in considerazione che in questo dato si sommano la tv, la radio e la musica in streaming, i social media, il gaming, i podcast e i giornali online). In particolare, la fruizione temporale dei social continua a crescere anche nell’ultimo anno, portando il tempo di utilizzo giornaliero a 1 ora e 48 minuti (un minuto in più rispetto al report 2023), anche se la quota di utilizzatori segna per la prima volta un decremento (circa 2% in meno rispetto al dato dello scorso anno).

Internet e social: perché così diffusi
Le motivazioni che ci spingono a cercare l’accesso al mondo online restano sostanzialmente costanti rispetto ai trend passati. Cercare informazioni, sia in senso generale sia per rimanere aggiornati sull’attualità sono sui gradini più alti del podio, mentre al terzo posto troviamo i cosiddetti how-to-do, ovvero contenuti sul “come fare”.

Quest’ultima categoria ha avuto negli anni sempre più successo, espandendosi dal mondo della cucina e del bricolage al beauty e all’healthcare. Le prime due motivazioni restano invariate anche nell’analisi dell’uso dei social, mentre il restare in contatto con amici e familiari è la terza ragione più citata, facendo emergere uno degli elementi identitari dei social network: essere reti di relazioni e socialità.

A questo dato, che pone sempre più l’accento su informazione e intrattenimento, va poi affiancato quello riguardante il numero di persone che dichiarano di guardare video (addirittura il 91%) con una sempre maggiore fruizione di contenuti appartenenti alla categoria “comedy, meme e video virali”, che è seconda solo ai video musicali. È anche molto interessante notare come i prodotti educational continuino ad avanzare in classifica, evidenziando una tendenza ormai consolidata nell’ultimo triennio: i social non sono solo intrattenimento, ma anche crescita e formazione.

In questo senso, va letto anche il successo degli how-to-do già citati, in cui la spiegazione attraverso il video diviene consiglio, supporto e verifica delle proprie competenze, ma anche fonte di ispirazione e di conoscenza. Secondo l’analisi di quest’anno, è proprio TikTok, App che si basa sulla produzione e diffusione di brevi video, il social media su cui le persone trascorrono più tempo, con 32 ore e 12 minuti al mese. Un numero che si discosta molto dal resto delle App, YouTube in seconda posizione segna 18 ore circa mensili e, a seguire, Facebook con 16 ore e mezzo.

Menzione speciale per WhatsApp che domina la classifica delle piattaforme social più utilizzate dall’alto del suo 90,3% di persone, tra i 16 e i 64 anni, che dichiarano di utilizzare l’App (dato in crescita rispetto all’anno scorso). Seguono poi Facebook e Instagram e, più in basso, ma con un’inarrestabile crescita, troviamo TikTok, che in soli 4 anni raggiunge il 41% di utilizzatori. Oltre che la più usata, WhatsApp è anche la piattaforma social preferita dagli italiani, seguita da Instagram che, per la prima volta, supera Facebook, che si assesta al terzo posto nella ricerca relativa alle social App più amate dagli utenti.

I motori di ricerca continuano a essere la fonte principale per quanto riguarda la scoperta di nuovi brand, prodotti o servizi. La pubblicità in tv si posiziona al secondo posto, mentre mantengono saldamente la terza posizione il passaparola e le raccomandazioni di amici e parenti. Va sicuramente evidenziato come, nella dinamica di scelta e acquisto dei consumatori, il cosiddetto customer journey abbia sempre più rilevanza la pubblicità sui social, che diventa una fonte di scoperta di nuovi marchi e prodotti per oltre il 25% degli utenti italiani. Anche per questo motivo si è assistito, negli ultimi 12 mesi, a una spesa in pubblicità digitale senza precedenti, con un aumento generale di tutte le forme di promozione social tra le quali spicca il ruolo dell’influencer advertising, con un totale di 340 milioni di dollari di investimenti solo in Italia.

A proposito di acquisti, è possibile affermare, studiando i trend di spesa e le scelte di canale dell’ultimo quadriennio, che alcuni comportamenti appresi durante la pandemia si sono ormai consolidati nella routine quotidiana del nostro Paese. Infatti, il numero delle persone che fa acquisti online ogni settimana si è stabilizzato al 47,1%, come l’anno scorso, con categorie che aumentano notevolmente la propria quota (per esempio, la moda e i beni di lusso crescono in valore di oltre il 20%) e altre che vedono diminuire il canale e-commerce, come nel caso del settore alimentare.

Gli acquisti online di prodotti appartenenti alle categorie della cura della persona e del beauty anche quest’anno sono in crescita, stesso trend per i farmaci Otc che segnano un + 8,6% rispetto al report 2023. I numeri fin qui rappresentati ci restituiscono la fotografia di un Paese sempre più digitale, connesso, informato e omnicanale, dove i percorsi di acquisto tradizionali si sovrappongono a quelli virtuali, talvolta in modo sinergico o complementare. Numeri che ci raccontano di una popolazione sempre più identificata con il proprio smartphone che scrive messaggi e si esprime attraverso meme ed emoticon, guarda video di ogni genere, tiene relazioni social, utilizza quotidianamente le videochiamate ed è sempre più a suo agio con la tecnologia. Di contro, la realtà strutturale e organizzativa del nostro sistema Paese non sempre riesce a interpretare i cambiamenti in tempo e a proporsi come attuale.

Scegliere il linguaggio corretto per le diverse piattaforme social, trovare la formula in cui bilanciare lo store fisico con quello virtuale, orientarsi in questi stravolgimenti, tanto rivoluzionari quanto repentini, non è stato e non è facile. In questo contesto, anche la farmacia italiana, seppur con grande impegno, sta faticando ad abbracciare il cambiamento e molti dei dati sulla diffusione della tecnologia e della presenza digitale delle farmacie sono impietosi, se confrontati con i dati di utilizzo e connessione del cittadino. Durante l’ultimo Netcomm Digital Forum H&P 2023, sono stati presentati i dati della ricerca Digital Pharmacy Monitor condotta da Tecniche Nuove su oltre 18.000 farmacie italiane.

L’indagine desk ha mostrato come la presenza digitale, intesa nella ricerca come sito Internet, account social o e-commerce riconducibili alla farmacia, sia riscontrabile in solo il 54% del totale del settore, mentre è soltanto il 4,4% delle farmacie a presidiare tutti e tre i canali digitali. Un dato che solo in parte viene compensato dall’utilizzo di account o telefoni privati dei farmacisti e che comunque rivela come la comunicazione digitale non sia ancora considerata strategica per moltissime realtà che operano sul nostro territorio.

Il peso per la farmacia
In un contesto economico-sociale in continua evoluzione, le farmacie svolgono e svolgeranno sempre più un ruolo cruciale nel sistema sanitario italiano, fornendo servizi essenziali alla comunità locale. Una comunicazione efficace è fondamentale per garantire che i pazienti possano beneficiare pienamente di questa offerta: conoscere le opportunità, prenotare i servizi, monitorare la propria salute, fare prevenzione e, soprattutto, essere messi nella condizione di conoscere una cosa tanto banale quanto basilare: “sapere chi fa che cosa e dove”.

La comunicazione digitale, in questo senso, offre numerosi vantaggi alle farmacie italiane. Attraverso i social media, i siti web e le App mobili, le farmacie possono raggiungere un pubblico più vasto, ben oltre il proprio territorio di prossimità, e farlo in modo rapido ed efficiente. Infatti, la comunicazione bidirezionale consente ai pazienti-clienti di porre domande, prenotare appuntamenti e ricevere consulenza in modo attivo e personalizzato.

Inoltre, una comunicazione digitale organizzata e presidiata è la leva più importante per diffondere, in modo chiaro e sempre aggiornato, i servizi offerti, gli orari e le proprie aree di specializzazione, oltre che per promuovere le giornate tematiche e di prevenzione non soltanto a chi già frequenta la farmacia, ma a potenziali nuovi clienti. Per massimizzare l’efficacia dei nuovi media, le farmacie devono adottare, però, strategie mirate, seguendo le tendenze e investendo su ciò che è realmente attuale e non già “passato”.

Consumo di antibiotici in crescita. Il 90% erogato in convenzionata: i dati dal report Aifa

Consumo di antibiotici in crescita. Il 90% erogato in convenzionata: i dati dal report Aifa

fonte: www.farmacista33.it

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia”, che monitora l’andamento dei consumi e della spesa degli antibiotici per uso umano in Italia. Ecco i risultati

Consumo di antibiotici in crescita. Il 90% erogato in convenzionata: i dati dal report Aifa
Sia nel 2022 che nel primo semestre del 2023 c’è stato un incremento del 25% dei consumi di antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata, cioè dalle farmacie pubbliche e private, canale in cui si concentra il 90% dei consumi a carico Ssn. Nel 2022 oltre 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta con l’età, raggiungendo il 60% negli over 85. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2022”, a cura dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA, pubblicato sul portale dell’Agenzia.

I dati principali del report
Il report analizza, nell’ambito dei consumi in regime di assistenza convenzionata, le prescrizioni nella popolazione pediatrica e negli anziani e le prescrizioni di fluorochinoloni in sottogruppi specifici di popolazione. Inoltre, include anche gli acquisti privati di antibiotici di fascia A, il consumo di antibiotici non sistemici, e l’uso degli antibiotici in ambito veterinario.
Secondo i dati Aifa, nel 2022 più di 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 60% negli over 85. Dopo la riduzione del 2020-2021, legata alle misure di contenimento anti-Covid, c’è stata una risalita costante dei consumi: nel 2022 si registra “un importante incremento” del 25% dei consumi rispetto al 2021 che prosegue anche nel primo semestre del 2023.
I maggiori livelli d’uso si riscontrano per gli uomini nelle fasce più estreme, per le donne nella fascia tra i 20 e i 69 anni. Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 1 bambino su 2 riceve almeno una prescrizione di antibiotici.

Canali di distribuzione
Quasi il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN viene erogato in regime di assistenza convenzionata, dispensato dalle farmacie territoriali pubbliche e private e rimborsate dal SSN. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). A fronte di un consumo complessivo a livello nazionale di 21,2 DDD/1000 abitanti die, anche nel 2022 si confermano le differenze tra regioni e aree geografiche già osservate negli anni precedenti, con livelli di consumo superiori al Sud rispetto al Nord (24,4 vs 18,7 DDD/1000 abitanti die). Al Sud si rileva una spesa doppia rispetto alle regioni del Nord (19,1 vs 13,3 euro pro capite) determinata da un maggior consumo di antibiotici e da un ricorso a farmaci più costosi. Nell’ambito dell’assistenza convenzionata il costo medio per DDD al Sud è pari a 1,90 euro, superiore a quello del Nord (1,58 euro) e alla media nazionale (1,75 euro). Analogamente ai consumi, la prevalenza d’uso del Sud (43,3%) è nettamente superiore a quella del Nord (28,9%).

Gli antibiotici più utilizzati
I maggiori consumi nel 2022, con 5,2 DDD/1000 abitanti die, riguardano le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi, e i macrolidi e lincosamidi con 3,7 DDD/1000 abitanti die. Queste due categorie, assieme alle cefalosporine di terza generazione registrano gli aumenti più rilevanti rispetto al 2021 (+25%, +39% e +33% rispettivamente), aumenti che si rilevano anche per tutte le altre categorie con valori compresi tra il +7% e il +25%.

Nel 2022 si conferma il trend in peggioramento del rapporto tra il consumo di antibiotici ad ampio spettro rispetto al consumo di antibiotici a spettro ristretto che passa dall’11,0 del 2019 al 13,6 del 2022. Tale indicatore mostra come l’Italia abbia un importante ricorso a molecole ad ampio spettro, che hanno un maggior impatto sulle resistenze antibiotiche, anche più elevato rispetto agli altri Paesi Europei (13 vs 4). La quota di antibiotici Access considerati di prima scelta (46% dei consumi a carico del SSN) rimane al di sotto del target (60%) raccomandato dall’OMS. Anche in ambito ospedaliero si registra un aumento della proporzione del consumo di antibiotici ad ampio spettro e/o di ultima linea sul totale del consumo ospedaliero, collocando l’Italia ben al di sopra della media europea (53,9% vs 37,6%).

Antibiotici in uso veterinario: in calo consumo per animali da compagnia
Nel settore degli animali da compagnia il monitoraggio delle vendite degli antibiotici tiene conto soltanto dei mg di principi attivi. In linea generale, e seppure con le limitazioni già descritte, per il 2022 i volumi delle vendite di medicinali veterinari contenenti agenti antibatterici risultano in lieve decremento rispetto all’anno precedente (-3%). È confermata la distribuzione percentuale delle vendite totali di antibiotici tra le specie animali da compagnia. La popolazione canina, con il 59%, è quella più rappresentata. A seguire, troviamo gli equidi con status “non destinato alla produzione di alimenti per il consumo umano” (NDPA), con il 29% e la popolazione felina, che rappresenta il 10% delle vendite totali di antibiotici. Soltanto il 2% è destinato alla voce Altro, che ricomprende furetti, rettili, conigli, uccelli, anfibi, ecc.

Formazione del farmacista: nuovi requisiti europei

Formazione del farmacista: nuovi requisiti europei

Fonte: www.farma7.it

È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale Ue la Direttiva delegata 2024/782, che apporta modifiche alla precedente direttiva (2005/36/CE, consultabile qui) per quanto riguarda i requisiti minimi di formazione per le professioni di infermiere responsabile dell’assistenza generale, dentista e farmacista. L’obiettivo è aggiornare questi requisiti di formazione al fine di adeguarli all’attuale progresso scientifico e tecnico.

Nell’ottobre 2020, la Commissione incaricò la società Spark Legal Network (Sln) di condurre uno studio per mappare e valutare gli sviluppi della professione, per assisterla nel determinare se aggiornare o meno i requisiti minimi di formazione per i farmacisti.

Tecnologia biofarmaceutica e biotecnologia, genetica e farmacogenomica, immunologia, farmacia clinica, assistenza farmaceutica, epidemiologia e farmacoepidemiologia tra gli argomenti individuati, di cui finora non si era tenuto conto nei programmi di formazione.
Il Pgeu, l’organizzazione che riunisce i farmacisti di tutta Europa, ha fornito il proprio contributo a questo studio rispondendo al questionario con l’obiettivo di individuare eventuali sviluppi che incidessero sui curricula e sul programma di formazione della professione di farmacista. Il Pgeu ha anche contribuito, con la dichiarazione congiunta pubblicata nel gennaio 2021 insieme all’Associazione europea degli studenti di farmacia (Epsa), al Gruppo europeo dei farmacisti industriali (Eipg), alle Facoltà di Farmacia (Eafp) e all’Associazione europea dei farmacisti ospedalieri (Eahp), a suggerire potenziali modifiche ai curricula di farmacia e ai requisiti di formazione.

I risultati dello studio Sln
Lo studio di Sln è stato pubblicato nell’aprile 2022 e include la maggior parte dei suggerimenti del Pgeu. Per quanto riguarda la professione del farmacista, lo studio ha individuato i seguenti argomenti di cui finora non si è tenuto conto nei programmi di formazione: tecnologia biofarmaceutica e biotecnologia, genetica e farmacogenomica, immunologia, farmacia clinica, assistenza farmaceutica, farmacia sociale, epidemiologia e farmacoepidemiologia, pratica farmaceutica, collaborazione inter e multidisciplinare, patologia e patofisiologia, economia sanitaria e farmacoeconomia, tecnologia dell’informazione e tecnologia digitale.

Sulla base delle raccomandazioni dello studio, a marzo la Commissione europea ha adottato la Direttiva sull’aggiornamento dei requisiti minimi di formazione per i farmacisti. La Commissione, in particolare, ha ritenuto necessario modificare la Direttiva 2005/36 inserendo nella formazione del farmacista -prevista all’art. 44, paragrafo 3- nuove conoscenze e competenze:

a) un’adeguata conoscenza dei medicinali e delle sostanze utilizzate per la loro fabbricazione;
b) un’adeguata conoscenza della tecnologia farmaceutica e del controllo fisico, chimico, biologico e microbiologico dei medicinali;
c) un’adeguata conoscenza del metabolismo e degli effetti dei medicinali, nonché dell’azione delle sostanze tossiche e dell’utilizzo dei medicinali stessi;
d) un’adeguata conoscenza che consenta di valutare i dati scientifici concernenti i medicinal,i in modo da potere su tale base fornire le informazioni appropriate;
e) un’adeguata conoscenza dei requisiti legali e di altro tipo in materia di esercizio delle attività farmaceutiche;
f) un’adeguata conoscenza della farmacia clinica e dell’assistenza farmaceutica, nonché le competenze relative all’applicazione pratica;
g) conoscenze e abilità adeguate relative alla sanità pubblica e alle sue ripercussioni sulla promozione della salute e sulla gestione delle malattie;
h) conoscenze e abilità adeguate in materia di collaborazione interdisciplinare, pratica interprofessionale e comunicazione;
i) conoscenza adeguata delle tecnologie dell’informazione e della tecnologia digitale e competenze relative all’applicazione pratica.
Inoltre, risultano nuove alcune materie inserite nel programma di studi:

Programma di studi per i farmacisti
– Biologia vegetale e animale
– Fisica
– Chimica generale e inorganica
– Chimica organica
– Analisi chimiche
– Chimica farmaceutica, compresa l’analisi dei medicinali
– Biochimica generale e applicata (medica)
– Anatomia, fisiologia, patologia e patofisiologia; Terminologia medica
– Microbiologia
– Farmacologia e farmacoterapia
– Tecnologia farmaceutica
– Tecnologia biofarmaceutica
– Tossicologia
– Farmacognosia
– Legislazione e, se del caso, deontologia
– Genetica e farmacogenomica
– Immunologia
– Farmacia clinica
– Assistenza farmaceutica
– Farmacia sociale
– Sanità pubblica, compresa l’epidemiologia
– Pratica farmaceutica
– Farmacoeconomia.

Obiettivo è aggiornare la formazione
L’inserimento nel nuovo piano di studi della facoltà di Farmacia di materie quali: Genetica e Farmacogenomica, Immunologia, Farmacia clinica, Analisi chimiche, Patologia e fisiopatologia renderanno il futuro laureato in grado di operare per le finalità della sanità pubblica, anche attraverso l’accompagnamento personalizzato dei pazienti, inclusi quelli cronici, per l’aderenza alle terapie farmacologiche e consulenza alla persona sana ai fini della prevenzione delle malattie, ma anche come supporto al paziente per l’interpretazione dei dati clinici.

Le restanti materie inserite nel corso di laurea (Farmacoeconomia, Sanità pubblica ed epidemiologia, Farmacia sociale, Assistenza farmaceutica e Pratica farmaceutica) formeranno il professionista che sarà in grado di dialogare efficacemente con esperti di specifici settori applicativi, operare in gruppi interdisciplinari, sviluppare sinergie con le altre professioni sanitarie, mantenersi aggiornati sugli sviluppi delle scienze e tecnologie del mondo del farmaco, comunicare efficacemente i risultati delle analisi condotte, in forma scritta e orale, possedere autonomia di giudizio e acquisire contenuti minimi necessari di valenza tecnico-scientifica e pratico-operativa dell’attività di farmacista.

Gli Stati membri avranno tempo fino al 4 marzo 2026, per recepire la Direttiva nei rispettivi Ordinamenti nazionali.

La cura basata sul valore

La cura basata sul valore

fonte: www.farmacianews.it

Per migliorare i risultati sulla salute e ridurre le spese sanitarie non necessarie, la value-based care incoraggia chi fornisce servizi a concentrarsi sulla prevenzione, sul coordinamento delle terapie e sul coinvolgimento dei pazienti. Le farmacie sono ottime candidate a offrire un contributo

La cura basata sul valore (value-based care, Vbc) rappresenta un cambiamento fondamentale nell’approccio alla salute, orientato a ottenere risultati positivi per i pazienti. Nel contesto attuale della sanità, dove l’efficienza, l’efficacia e l’accesso equo ai servizi sono diventati imperativi, l’assistenza basata sul valore emerge come un principio guida fondamentale riducendo i costi.

Questa filosofia sposta l’attenzione dalla semplice erogazione di servizi alla consegna di risultati misurabili e significativi per i pazienti. In questo contesto dinamico, le farmacie emergono come attori chiave, in grado di rivoluzionare il panorama dell’assistenza sanitaria e contribuire al successo delle iniziative di cura basata sul valore. Questo implica, però, un cambiamento di prospettiva: non si tratta solo di fornire trattamenti, ma di trattamenti che portino a miglioramenti misurabili nella salute del paziente.


Questo approccio richiede la valutazione costante dell’efficacia di tali trattamenti, sia in termini di guarigione delle malattie sia anche di miglioramento della qualità della vita e di riduzione delle complicazioni.

Il ruolo chiave del presidio
La farmacia svolge un ruolo polifunzionale nell’ambito dell’assistenza basata sul valore che spazia dalla gestione dei farmaci (viene regolato l’accesso) alla loro distribuzione, fino all’adeguata somministrazione. Ciò include la promozione dell’uso appropriato, il monitoraggio degli effetti collaterali e l’educazione del paziente ad assicurare la conformità terapeutica. In tal senso, la farmacia può fornire informazioni cruciali, inclusi dosaggi, modalità di somministrazione e potenziali interazioni.

Una simile educazione, oltre a migliorare l’aderenza terapeutica, riduce il rischio di errori nella gestione dei farmaci stessi. Attraverso programmi di monitoraggio e di intervento precoce, i farmacisti possono anche contribuire a prevenire complicazioni legate ai farmaci o alla salute.

Questo non solo migliora le condizioni del paziente, ma riduce anche i costi associati a trattamenti aggiuntivi o a ricoveri ospedalieri. Infine, le farmacie possono essere punti di accesso per servizi di screening, vaccinazioni e promozione della salute. Queste iniziative contribuiscono alla prevenzione delle malattie e alla promozione di stili di vita sani, riducendo la necessità di costosi interventi medici. Anche la gestione delle malattie croniche è una componente critica della cura basata sul valore.

I farmacisti possono offrire educazione, consulenza e supporto continuo ai pazienti affetti da patologie come diabete, ipertensione e asma. Aiutandoli a conoscere meglio i loro farmaci, a sviluppare abitudini salutari e a monitorare la loro salute, i farmacisti gli permettono di imparare a controllare le proprie condizioni e a prevenire complicazioni. Le farmacie che abbracciano questo cambiamento non solo possono migliorare la salute delle comunità che servono, ma hanno anche l’opportunità di creare nuove fonti di reddito e di differenziarsi in un mercato sempre più competitivo.

L’importanza dei dati
I dati giocano un ruolo fondamentale nell’assistenza basata sul valore. Le farmacie possono sfruttare le loro analisi per monitorare gli esiti dei pazienti, i modelli di utilizzo dei farmaci e le percentuali di aderenza. Raccogliendo ed elaborando queste informazioni, le farmacie contribuiscono al miglioramento della qualità, identificano opportunità per interventi e migliorano l’assistenza ai pazienti. Così facendo, dimostrano il loro impegno verso l’assistenza basata sul valore.

La raccolta, l’analisi e l’utilizzo dei dati consentono ai farmacisti di prendere decisioni informate e di ottimizzare la cura dei pazienti in diversi modi:

personalizzazione della terapia – i dati sui pazienti, come anamnesi, risultati di test di laboratorio e informazioni sull’aderenza alla terapia, consentono di personalizzare la cura farmacologica, migliorando l’efficacia del trattamento;
controllo degli effetti collaterali – l’analisi dei dati sui pazienti permette di identificare tempestivamente gli effetti collaterali dei farmaci e di intervenire prontamente per prevenirli o gestirli in modo appropriato, riducendo così il rischio di complicazioni e migliorando la sicurezza del paziente;
monitoraggio dei risultati clinici – i dati clinici e di outcome offrono l’opportunità di valutare l’efficacia della terapia farmacologica e di apportare eventuali aggiustamenti per migliorare i risultati clinici, per esempio regolando il dosaggio dei farmaci o modificando la terapia in base alla risposta del paziente;
gestione delle risorse – l’analisi dei dati sui costi dei farmaci e sull’utilizzo delle risorse consente di identificare opportunità per ottimizzare l’efficienza del sistema sanitario, per esempio prescrivendo farmaci generici equivalenti o promuovendo pratiche di prescrizione basate sull’evidenza.
Ottimizzare il profitto e la customer retention
L’adozione di iniziative di cura basate sul valore non solo migliora i risultati sanitari dei pazienti, ma può anche portare benefici economici alle farmacie. Un approccio centrato sul valore consente di differenziarsi dalla concorrenza, migliorare la fedeltà dei clienti e generare ulteriori entrate.

Tra i modi per ottimizzare il profitto e la customer retention ci sono i servizi aggiuntivi, che può offrire la farmacia, come test di laboratorio, consulenza sulla salute mentale, screening genetici e monitoraggio delle terapie. Questi non solo generano entrate supplementari, ma migliorano anche l’esperienza del paziente e la percezione della farmacia come un punto di riferimento per la cura della salute. Importanti possono essere anche i programmi di fidelizzazione che incentivano i clienti a tornare alla stessa farmacia per le loro necessità sanitarie.

Offrire sconti, promozioni e premi ai clienti fedeli non solo aumenta le vendite, ma crea anche un legame emotivo con la farmacia, aumentando la probabilità di raccomandazioni e referenze positive. Infine, a incrementare le entrate possono contribuire anche le collaborazioni interprofessionali con altri fornitori di assistenza sanitaria, come medici, infermieri e servizi sociali, per offrire un approccio integrato alla cura del paziente. Queste collaborazioni migliorano la qualità della cura e possono generare nuove opportunità di business attraverso partnership.